13 aprile 2016

Dimissioni online: così non va!

In un’indagine svolta dalla Fondazione Studi CdL, viene dimostrato come il 92% dei professionisti ritiene che la nuova procedura complica il processo di dimissioni

Autore: REDAZIONE FISCAL FOCUS
I CdL bocciano le nuove dimissioni online. Infatti, ad un mese dall’entrata in vigore della nuova procedura telematica per le dimissioni e le risoluzioni consensuali dei rapporti di lavoro, sono ancora tante le criticità irrisolte.

A dimostrarlo sono i dati emersi dall’indagine condotta dalla Fondazione Studi CdL che, su un campione di 4mila professionisti, il 92% ritiene che la nuova procedura delle dimissioni online genera due sostanziali criticità: complica il processo di dimissioni del rapporto di lavoro e non è assicurata l’autenticità del lavoratore che intende manifestare la volontà di dimettersi.

Ma quello che più sorprende è che allo stato attuale non esiste alcun riscontro oggettivo ufficiale che possa determinare la dimensione del fenomeno delle dimissioni in bianco. Mentre è certo che il numero delle dimissioni che avvengono ogni anno si attesta a circa 1,4 milioni. Nell’ambito dei CdL, solo una piccola parte, il 16%, è venuto a conoscenza di lettere di dimissioni in bianco. A dimostrazione che probabilmente la “cura” individuata rischia di essere peggiore del male che si intende combattere.

E come se non bastasse a complicare il tutto vi è l’inadeguatezza dei sistema informatici ministeriali poiché in questi primi giorni hanno avuto molteplicità di problemi operativi, determinando anche il blocco per alcuni giorni. Il 97% ha rilevato complicazioni in fase di utilizzo del modello online.

Il problema più significativo incontrato è la ridotta conoscenza informatica dei lavoratori (17%) che aumenta in modo significativo (43%) per coloro che hanno un’età superiore a 55 anni.
Un secondo importante problema (16%) è rappresentato dalla lungaggine dei tempi per ottenere un pin-INPS che risulta incompatibile con i tempi dei lavoratori. Nella stessa percentuale è la mancanza d’ informazioni certe sul periodo di preavviso da lasciare.
Sullo stesso piano (12%) ci sono problemi legati ai soggetti abilitati che non sono ancora pronti a fornire assistenza ai lavoratori, inoltre c’è incertezza su come operare quando l’ultimo giorno di lavoro indicato nel modello non è coerente con la legge.

Altro dato assolutamente grave riguarda i soggetti abilitati a prestare assistenza ai lavoratori che decidono di non procedere direttamente alle dimissioni telematica. Ebbene, nel 44% dei casi i soggetti abilitati non è a conoscenza della normativa; il 30%, invece, dirotta il lavoratore presso la DTL. Solo il 15% è a conoscenza delle norme ed è disponibile a ricevere il lavoratore.

Infine, è stato chiesto ai CdL se le dimissioni telematiche portavano una “data di decorrenza” esatta. Anche in quest’ultimo caso, nel 54% dei casi è stato compilato il modello in modo sbagliato. Ciò significa che statisticamente, su base annuale, questa procedura genererà, ad oltre 700 mila persone, problemi operativi sulla gestione delle dimissioni con rilevanti costi per la collettività.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
Iscriviti alla newsletter
Fiscal Focus Today

Rimani aggiornato!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.

Per favore, inserisci un indirizzo email valido
Per proseguire è necessario accettare la privacy policy