18 giugno 2016

Pensionamento anticipato. Allo studio per la nuova Stabilità

Vanno avanti le ipotesi per l’APE, che sarà probabilmente inserita nella prossima Manovra, con benefici, penalizzazioni e (molti) nodi da sciogliere

Autore: redazione fiscal focus
Premessa - La nuova Legge di Stabilità probabilmente vedrà finalmente compiuto il progetto allo studio in questi giorni, riguardante la possibilità per i lavoratori prossimi alla pensione, di anticipare la data di uscita dal luogo di lavoro avendo un trattamento pensionistico.
I benefici a tal proposito sarebbero di diversi tipi. Le aziende ad esempio, le quali vogliano “ringiovanire” le proprie fila, possono incentivare l’uscita dal lavoro anticipato (oltre che affidarsi al part-time agevolato, da poco introdotto). Ma anche per il lavoratore è importante riuscire ad anticipare di qualche anno (al momento si prevede l’uscita anticipata al massimo entro i 3 anni precedenti al raggiungimento dei requisiti).
Requisiti per il pensionamento – Per comprendere meglio le modalità attraverso le quali l’APE avrà completa attuazione, e quindi per cercare di ipotizzare in maniera più concreta le ipotesi allo studio, si fa presente che dal 1° gennaio 2016 si applicano i nuovi requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici adeguati agli incrementi alla speranza di vita, che sono stati riportati nella Circolare INPS n. 63/2015, in attuazione di quanto disposto dall’articolo 12, comma 12 bis, del D.L. n. 78/2010, convertito, in L. n. 122/2010. Nello specifico, la Legge prevede che:
• per il raggiungimento della pensione di vecchiaia a partire dal 2018, sia per i lavoratori che per le lavoratrici sarà necessario il compimento di 66 anni e 7 mesi (da adeguare alla speranza di vita ai sensi dell’art. 12 del Decreto Legge 31 maggio 2010, n. 78/2010);
• per il raggiungimento del requisito contributivo si prevedono soglie diverse per lavoratori e lavoratrici. In particolare tra il 2016 e il 2018 saranno necessari 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne; in seguito, tali requisiti dovranno essere comunque adeguati alla speranza di vita ai sensi dell’art. 12 del Decreto Legge 31 maggio 2010, n. 78/2010.
L’anticipo pensionistico - Detto questo è facile comprendere che è plausibile che un lavoratore voglia anticipare la data di uscita dal mercato del lavoro, ed è più incentivato, tanto più il meccanismo dell’anticipo pensionistico è efficace.
Al momento attuale le ipotesi prevedono un’introduzione sperimentale per il prossimo triennio, e solamente per quei lavoratori che si trovano a 3 anni di distanza dal raggiungimento dei requisiti pensionistici. Ma quali sono le modalità attraverso le quali il lavoratore potrà usufruirne? L’anticipo pensionistico andrà richiesto, in presenza ovviamente delle condizioni necessarie, all’INPS, il quale accetterà la domanda e anticiperà la data di pensione attraverso un finanziamento fornito da un istituto di credito, al quale il pensionato, allo scattare dei requisiti “normali” di pensionamento dovrà restituire quanto anticipatogli direttamente dall’assegno pensionistico, con una trattenuta. L’importo della trattenuta oscillerà molto probabilmente tra il 5 e il 15%, in maniera proporzionale alla durata dell’anticipo e al reddito personale; ma non solo, si prevedono anche delle detrazioni d’imposta per l’anticipo pensionistico, in modo da alleggerire quanto più possibile l’impatto della scelta.
Esempio – In conseguenza di quanto detto, un lavoratore nato tra il 1951 e il 1955 che decidesse di uscire, con l’avvento della nuova misura, dal mercato del lavoro, si ritroverebbe una trattenuta proporzionale all’importo della pensione, ma soprattutto rapportata all’anticipazione stessa: va da sé che chi anticipa di tre anni la pensione, avrà un impatto maggiore della trattenuta rispetto a chi invece decide di anticipare di un solo anno.
I nodi da sciogliere – Come qualsiasi prestito, ci saranno degli interessi da pagare sull’anticipo pensionistico, proprio in funzione del fatto che gli istituti di credito saranno i soggetti che veicoleranno tale rata. Bene, allo stato attuale bisognerà chiarire l’importo degli interessi, soprattutto tenendo conto dell’economia nazionale, che al momento li vede molto bassi ma che nel corso del tempo potrebbero crescere in maniera non indifferente; e bisognerà anche stabilire se a quel punto sarà l’Istituto Previdenziale a farsene carico o il pensionato. Rimane ancora comunque una certezza l’intrasmissibilità agli eredi e la previsione di polizze per il rischio di morte.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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