24 agosto 2016

Premi di risultato: verso una detassazione più pesante

Modifiche all’orizzonte per i premi di risultato: detassazione da 2 a 3-4 mila euro e redditi fino a 70-80 mila euro

Autore: Redazione Fiscal Focus
Dopo il parziale successo dei premi di produttività (alla data del 15 luglio sono stati depositati 13.543 contratti aziendali e territoriali, di cui 10.547 riferiti ai premi di risultato e partecipazione agli utili relativi al 2015), l’Esecutivo sta pensando per la prossima Manovra Finanziaria di incentivare ancora di più la detassazione e il welfare aziendale, favorendo la conciliazione vita-lavoro. Attualmente l’idea sarebbe quella di alzare l’asticella dell’importo massimo agevolabile, da 2.000 euro lordi (che sale a 2.500 euro per le aziende che “coinvolgono pariteticamente i lavoratori nell’organizzazione del lavoro”) a 3 o 4 mila euro. Ma non solo. Anche la platea dei destinatari sarà destinata ad allargarsi drasticamente, in quanto il limite di reddito da lavoro dipendente potrebbe passare dagli attuali 50.000 euro a 70-80 mila euro.

Risulta evidente, dunque, come il Governo punta fortemente a rilanciare non soltanto la produttività delle imprese che abbiano sottoscritto un contratto aziendale o territoriale, ma anche a migliorare competitività e salari. Basti pensare che oltre alla classica agevolazione fiscale del 10% (imposta sostitutiva), il dipendente potrà scegliere di ricevere il suo premio in benefit aziendali. Da qui, emergono una serie di benefici fiscali di non poco conto. Infatti, la novellata disciplina dei benefit contenuta nell’art. 51, co. 2 e 3-bis del TUIR prevede che, laddove gli stessi siano fruiti, per scelta del lavoratore, in sostituzione, in tutto o in parte, dell’imposta sostitutiva, tali somme oltre a non concorrere alla formazione del reddito dipendente, non sconteranno neanche il regime fiscale agevolato del 10%. In altri termini sono state rese assolutamente esentasse una serie di opere e servizi a cui il dipendente può fare riferimento, che talvolta possono consistere anche in somme di denaro a titolo di rimborso di spese già sostenute, come nel caso per esempio dei servizi di educazione ed istruzione fruibili dai familiari del dipendente (art. 51, co. 2, lett. f-bis del TUIR).

Dunque, il lavoratore si trova difronte alla possibilità di poter scegliere non soltanto i premi di risultato, in quanto accanto alla possibilità di avvalersi della tassazione sostitutiva, in luogo di quella ordinaria, gli riconosce anche la possibilità di scegliere se ottenere il premio in denaro o in natura, prevedendo che, in ogni caso, i benefit di cui ai commi 2 e 3 dell’articolo 51 del TUIR non scontino alcuna tassazione, nei limiti previsti dalla legge.

Tale scelta, però, non è lasciata alla libera disposizione delle parti essendo subordinato alla condizione che sia la contrattazione collettiva di secondo livello a contemplare la fungibilità tra la componente monetaria e i beni e servizi. Da ciò è facile capire che in futuro le aziende più strutturate guarderanno sempre più alla contrattazione collettiva aziendale, anziché aziendale, aderendo quindi a un regolamento più consono alle caratteristiche tipiche dell’azienda. Anche perché il datore di lavoro che aderisce ad un contratto di secondo livello che prevede l’erogazione di benefit in caso di raggiungimento di determinati risultati, può dedurre integralmente i relativi costi ai fini IRAP e IRES, purché derivante da un obbligo negoziale, e non solo nel limite del 5 per mille. Diversamente, il limite di deducibilità continua ad operare in relazione alle ipotesi in cui le opere ed i servizi siano offerti volontariamente dal datore di lavoro.

Ipotesi allo studio – Dunque, dopo la battuta d’arresto dello scorso anno, la Legge di Stabilità 2016 ha reintrodotto con meritato successo la normativa sui premi di risultato, tant’è che il Governo vorrebbe nuovamente intervenire sul tema con correttivi ad hoc per rendere ancora più fruibile lo strumento.

Con la prossima legge di bilancio, dunque, si dovrebbe intervenire, salvo modifiche, solo in termini numerici lasciando inalterato criteri e modalità di accesso all’agevolazione.

Ma quanto costa allo Stato un intervento simile? Ebbene, è proprio su tale aspetto che i tecnici di Palazzo Chigi stanno lavorando per cercare di capire e trovare il giusto matching fra risorse finanziarie disponibili e importo detassabile. Infatti, come spiega il consigliere economico di palazzo Chigi, Marco Leonardi, il livello esatto di caduta dell’innalzamento delle soglie dei premi di risultato incentivati “dipenderà dai fondi che avremo a disposizione”.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
Iscriviti alla newsletter
Fiscal Focus Today

Rimani aggiornato!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.

Per favore, inserisci un indirizzo email valido
Per proseguire è necessario accettare la privacy policy