22 maggio 2015

Rimborso pensioni. Il “BonusPoletti” non basta

Ai pensionati verrà restituita solo una somma variabile dal 10 al 40% di quanto dovuto

Autore: Redazione Fiscal Focus
Nel Consiglio dei Ministri del 18 maggio 2015 il Governo ha approvato il Decreto Legge Pensioni, trovando finalmente una “parziale” soluzione alla delicata questione del blocco delle indicizzazioni delle pensioni decretato nel biennio “2012-2013” dalla Manovra Salva-Italia (art. 24 co. 25 del D.L. n. 201/2011, convertito nella L. n. 214/2011). Ebbene sì, il piano messo a punto dal Governo per porre rimedio all’incostituzionalità della menzionata norma – sancita dalla sentenza n. 70/2015 della Corte Costituzionale – è piuttosto “parziale” in quanto limita il campo di applicazione dei rimborsi esclusivamente ai pensionati che abbiano una pensione inferiore a 3.200 euro, escludendo di fatto circa 650mila pensionati.
Ma non è finita qui. La goccia che ha fatto traboccare il vaso – scatenando le reazioni di tutti i pensionati coinvolti nella vicenda e non – è stata la dichiarazione resa dal Premier, Matteo Renzi, in conferenza stampa al termine del CdM parlando di un “simpatico bonus” (che prende il nome di “BonusPoletti”), il quale sarà erogato una tantum giorno 1 agosto 2015 in base a un particolare “meccanismo a scalare”, che prevede una diminuzione del bonus al crescere del reddito pensionistico.
Più nel dettaglio, il bonus “una tantum” sarà di:
750 euro per i pensionati che hanno un assegno di 1.700 euro lordi;
450 euro per i pensionati che hanno un assegno di 2.200 euro lordi;
• ed infine, di 278 euro per i pensionati che hanno un assegno di 2.700 euro lordi.
È chiaro che i pensionati vittime del blocco dell’indicizzazione avrebbero diritto a un rimborso nettamente superiore rispetto a quello proposto dal Governo. Prendiamo il caso di un pensionato che nel periodo “2012-2015” abbia avuto una pensione fissa di 1.700 euro; in tal caso, secondo uno studio della UIL la perdita totale derivante dal blocco dell’indicizzazione è di 3.074,88 euro, mentre il “BonusPoletti” è di soli 726 euro netti, perdendo complessivamente 2.348,88 euro
Inoltre, a partire dal 1° di settembre 2015 sarà introdotto un meccanismo di indicizzazione rispetto agli anni precedenti così che i principi della norma della Consulta - adeguatezza, gradualità e proporzionalità - siano rispettati. Dal 2016, invece, ci sarà un nuovo meccanismo di rivalutazione, sempre con l’asticella fissata a sei volte il trattamento minimo.

Incostituzionalità -Ricordiamo brevemente che la questione trae origine dall’ormai famosa sentenza n. 70/2015 della Corte Costituzionale che ha giudicato incostituzionale il blocco della perequazione delle pensioni, operato in riferimento al biennio “2012-2013”, dell’art. 24, co. 25 della c.d. Manovra “Salva-Italia” (D.L. n. 201/2011).

Successivamente, la norma appena menzionata aveva disposto la rivalutazione piena - quindi al 100% dell’indice FOI - anche per le pensioni non superiori a 3 volte il trattamento minimo INPS dell’anno precedente di competenza della rivalutazione, che per l’anno 2011 era pari a 1.405,05 euro.
Inoltre era stata prevista la rivalutazione per le pensioni di importo compreso tra 1.405,05 euro e 1.443 euro (3 volte il trattamento minimo rivalutato) fino al valore di 1.443 euro.
Quindi, tutti i trattamenti pensionistici di importo superiore a 1.443 euronon venivano rivalutati all’indice inflattivo di riferimento per la totalità del loro importo.
Tale blocco, però, è stato giudicato in contrasto con gli artt. 36e 38 della Costituzione, e quindi con i principi di “proporzionalità” e “adeguatezza” cui deve necessariamente ispirarsi la legislazione in materia di misura dei trattamenti pensionistici segnatamente riferita agli aspetti legati alla perequazione ovvero alla conservazione del potere di acquisto delle pensioni nel tempo.

Il meccanismo di rimborso – Per porre rimedio alla situazione che si è venuta a creare a seguito della suddetta sentenza, il Governo ha approvato di recente il c.d. “Decreto Legge Pensioni” che trova una via risolutiva parziale che, a conti fatti, scontenta un po’ tutti.
Il “BonusPoletti”, infatti, sarà erogato dal primo di agosto secondo un “meccanismo a scalare”, ossia ci saranno rimborsi contenuti con redditi più elevati.
Sul punto, appare utile precisare che le somme arretrate subiscono il prelievo fiscale a tassazione separata. Questa modalità di tassazione consente di evitare di cumulare i redditi con quanto percepito durante l’anno. In particolare, l’imposizione avviene con un’aliquota media che generalmente è più favorevole per il contribuente. Inoltre non vengono applicare le addizionali regionali e quelle comunali.

Nuovo meccanismo di indicizzazione – Al rimborso, inoltre, si dovranno sommare gli incrementi degli assegni di nuovo rivalutati in base al costo della vita, nel seguente modo:
• 180 euro all'anno per chi prende una pensione di 1.700 euro lordi;
• 99 euro all'anno per chi prende una pensione di 2.200 euro lordi;
• 60 euro all'anno per chi prende una pensione di 2.200 euro lordi;
• nulla spetta per chi guadagno più di 3.200 euro.

Inoltre, dal 2016 e per gli anni futuri il meccanismo perequativo sarà diverso da quello attuale. Resterà lo schema progressivo con calcolo dell’indicizzazione sull’intero importo e non per scaglioni, che per il 2016 e per gli anni seguenti verrà coperto con la Legge di Stabilità, ovvero dopo che il Governo avrà indicato nella Nota di aggiornamento del Def di settembre l’inflazione programmata per il 2016.
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