Con la sentenza pubblicata ieri, 7 marzo 2024, la Corte di Giustizie UE mette dei paletti alla pubblicità collegata alle preferenze degli utenti.
Si può fare Digital Marketing ma non è possibile sottrarsi al rispetto della privacy, infatti, la striscia pubblicitaria collegata alle preferenze degli utenti, definita come “Stringa di lettere e caratteri che rileva, in modo strutturato e leggibile meccanicamente, le preferenze di un utente di internet relative al consenso di tale utente quanto al trattamento dei suoi dati personali”, può esser associata a identificativi online prodotti dai dispositivi, dalle applicazioni e dai protocolli utilizzati, quali gli indirizzi IP, a marcatori temporanei (cookies) o a identificativi che possono lasciare tracce, le quali, in particolare se combinate con identificativi univoci e altre informazioni ricevute dai server, possono essere utilizzate per creare profili delle persone fisiche e identificarle.
La striscia, dunque, anche se non collegata direttamente a una persona, può esser considerata un dato personale.
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