7 febbraio 2025

Addio alla Rottamazione Quinquies

La Commissione Affari Costituzionali ha bocciato l’emendamento dell’onorevole Gusmeroli, definito inammissibile per estraneità della materia. Le ultime speranze per mettersi in regola col Fisco sono legate ad un’eventuale riapertura della Quater

Autore: Germano Longo
Nello "slang" politico, il decreto Milleproroghe è da sempre un contenitore dove finiscono disposizioni e proroghe urgenti di misure ormai prossime alla scadenza. Una formula utilizzata per la prima volta nel 2005 e durata per 10 anni esatti, per poi scomparire fino al 2018, quando è stata riproposta.

Il più recente Milleproroghe racchiude 1.266 emendamenti, compresa la sugar tax, l’obbligo per le imprese di assicurarsi contro le catastrofi, l’estensione della cassa integrazione al settore della moda e, dulcis in fundo, la cosiddetta Rottamazione quinquies, ennesima riedizione della possibilità di estinguere i debiti col fisco, questa volta estesa fino al 31 dicembre 2023, per di più diluita in 120 rate e con decadenza che sarebbe scattata solo dopo 8 rate non saldate, e non più dopo la prima, com’era invece per la quater. Annunciata come misura del Collegato Fiscale e rimandata alla legge di Bilancio 2025, la Rottamazione quinquies era finita all’ultima spiaggia del Milleproroghe.

Un’occasione per chiudere i debiti con il fisco senza incorrere in multe, interessi e more che agli italiani piace molto: secondo la relazione finale dell'ex direttore dell'Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, nei primi 11 mesi dello scorso anno la Rottamazione quater ha permesso di incassare 4,6 miliardi, parte dei 31,6 entrati nelle casse del fisco negli ultimi 8 anni.
Insomma, un’altra ghiotta possibilità che, stando alle ultime notizie, la Commissione Affari Costituzionali del Senato avrebbe respinto bollando la proposta – diventata una bandiera della Lega – come “inammissibile” per estraneità della materia. In pratica, l’emendamento proposto dall’onorevole Gusmeroli non sarebbe pertinente al resto del contenuto del Milleproroghe, con l’aggravante di non entrare neanche nel merito, indicando l’eventuale copertura finanziaria necessaria per compensare le minori entrate.

Un segnale sul destino della Rottamazione quinquies si era intuito con le parole di Maurizio Leo, viceministro all’Economia, nel corso del recente appuntamento di Telefisco del Sole 24 Ore, quando aveva ricordato che “Il vero problema sono i 1.275 miliardi di magazzino della riscossione destinati ad aumentare.

Dobbiamo fare un'operazione verità e per questo abbiamo incaricato una commissione, anche con l'Agenzia delle Entrate, per capire esattamente quanti carichi possono essere abbandonati, quanti gestiti in modo differente e quanti possono dare corso a rottamazioni”. In più, il numero due del Mef non ha mai nascosto la propria perplessità sulla misura, perché “Riproporre le rottamazioni ogni 3 o 4 anni rischia di non dare una visione organica della materia”.

A livello teorico, almeno al momento, per chi ha debiti nei confronti del fisco non esistono alternative, visto che i termini per aderire alla Rottamazione quater, la più recente, sono scaduti da oltre un anno. Sarà il Senato a decidere l’eventuale riapertura dei termini per chi è decaduto, ovvero chi aveva aderito alla sanatoria senza riuscire a pagare le rate prima delle scadenze. Se dovesse arrivare un ok e la norma venisse inserita all’interno del Milleproroghe, questi ultimi potranno tornare ad avere accesso alla definizione agevolata, anche se a determinate condizioni.

Oltre alla Rottamazione quinquies, per estraneità della materia non hanno superato l’esame della Commissione Bilancio anche la proposta della stretta sui compensi percepiti dai politici all’estero, con un tetto massimo di 50 mila euro. Stessa sorte per l’emendamento che prevedeva di estendere la sospensione della notifica di atti dell’Agenzia delle Entrate anche al mese di luglio (oltre ad agosto) e per la misura che proponeva la “proroga fino al 31 dicembre 2025 della sospensione dei procedimenti sanzionatori relativi agli obblighi di vaccinazione contro il Covid-19”. Per finire con la bocciatura dell’ipotesi di proroga al 2027 del contratto per lo svolgimento del servizio di trasmissione delle sedute parlamentari tra il ministero dello Sviluppo economico e la Centro di Produzione S.p.A., la società che gestisce Radio Radicale, autorizzando una spesa di 8 milioni di euro per il 2025, 2026 e 2027.
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