Trovare posto negli asili nido, oggi, sembra difficile come vincere un terno al lotto vista la penuria di disponibilità, ma il più delle volte, anche trovando posto, le rette sono impraticabili. Così siamo costretti a ricorrere ai nonni, sempre se si hanno, oppure a lasciare il lavoro, nella maggior parte dei casi non adeguatamente retribuito. Il 63% delle neomamme, infatti, sceglie questa seconda opzione e abbandona l’attività lavorativa.
Quanto costa per una famiglia la retta di un asilo nido – Possiamo affermare che l’asilo nido è un lusso, che naturalmente poche famiglie riescono a permettersi. In soli due anni, le cifre orarie sono cresciute in media dell’8,8%, raggiungendo dei costi insostenibili se confrontati ai redditi medi. Secondo l'indagine condotta da Altroconsumo sulle città di Milano, Roma, Torino, Firenze, Bologna, Genova, Napoli e Palermo, la retta media mensile per un asilo nido pubblico si aggira sui 500 euro per una famiglia con un Isee di 30 mila euro che abita a Milano e Torino, e poco meno a Firenze. In quelli privati, i costi sono ancora più alti e si aggirano intorno ai 640 euro al mese, fino agli 800 euro nella città di Milano.
Per evitare che le donne siano costrette a scegliere tra lavoro e maternità, i due nodi principali da sciogliere sono la carenza di servizi per l'infanzia e i costi insostenibili. Il 63% delle neomamme preferisce lasciare il proprio lavoro non abbastanza retribuito e concentrarsi sull’educazione dei figli, tanto pur lavorando non riuscirebbero a pagare delle rette così alte.
I posti disponibili negli asili sono sufficienti o sono troppo pochi? – Il numero dei posti disponibili negli asili nido è molto bassa e insufficiente a garantire la possibilità di accedere a tutti i bambini, al punto di non arrivare neanche agli standard fissati nel 2002 dall’Unione Europea: l’obiettivo era di un posto disponibile per almeno il 33% dei bambini, ma oggi l’Italia è ancora al 28%.
Attraverso i fondi stanziati nell’ambito del Piano Nazionale Di Ripresa E Resilienza (PNRR) l'Italia si è impegnata a realizzare 150 mila nuovi posti nei nidi, centomila in meno rispetto ai 250 mila inizialmente ipotizzati per ridurre il divario territoriale, aumentando i posti al Sud.
Ma nel frattempo l’Europa si è data nuovi obiettivi, ancora più irraggiungibili per il nostro Paese: arrivare al 45% di bambini frequentanti servizi educativi di qualità entro il 2030. La media europea, al momento, è di quasi quattro posti disponibili ogni dieci bambini, ma alcuni Paesi virtuosi raggiungono coperture molto più alte degli standard richieste: l'Olanda è al 74%, seguita dalla Danimarca con il 69,1% e Francia e Spagna con oltre il 50%.
Cosa chiedono le famiglie – Le famiglie chiedono che i sistemi di welfare siano più vicini alle reali esigenze famigliari. Uno dei problemi maggiori, è relativo agli orari degli asili che non coincidono con le continue esigenze di allungamento della permanenza sul lavoro dei genitori, oltre che alle chiusure per le vacanze, specialmente in luglio e agosto, quando il 93% delle strutture nido chiude ma i genitori sono costretti a continuare a lavorare.
Ma ricordiamo che aumentare la flessibilità, in termini di orario e apertura e aumentare i posti disponibili, restano delle misure insufficienti se non si riducono in qualche modo i costi, elemento escludente principale per gran parte delle famiglie.
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