Con le buste paga di luglio, e quindi da agosto, chi ha una retribuzione entro i 35.000 euro registrerà un aumento dovuto all’ulteriore taglio del cuneo fiscale, ma solo fino dicembre.
Ma sappiamo leggerla una busta paga?… Siamo veramente sicuri che gli accordi presi con il datore di lavoro siano totalmente rispettati e quindi presenti in busta paga?… E che tutti gli incentivi statali dal cuneo fiscali ai bonus siano realmente applicati e inseriti nelle buste paga?
Quando vedete qualcuno con in mano una busta paga che inizia a girarla come se non sapesse quale sia la giusta posizione per poterla leggere, dopo che avrete letto questo articolo potrete correre in suo aiuto, non si tratta sicuramente di un cieco, ma certamente fa parte di quel quasi 30% di italiani che non sa leggere il tanto desiderato documento.
In tal caso, prendete in mano la busta paga così vi spiego punto per punto cosa troviamo nello “strano” documento e proviamo ad aprire quella che sembra proprio una “busta chiusa”.
Iniziamo col dare alcune indicazioni generali.
Non tutte le buste paga hanno lo stesso formato ma in generale si somigliano molto e soprattutto chi prima, chi dopo, contengono le stesse voci.
Vediamo, di seguito, quali sono gli elementi che ogni modello di busta deve contenere obbligatoriamente: i dati del lavoratore (nome, cognome, codice fiscale) e quelli relativi al contratto di assunzione; i dati del datore di lavoro e le relative posizioni Inail e Inps e i dati dell’autorizzazione Inail; gli elementi fissi e continuativi della retribuzione (paga base, indennità di contingenza, eventuale superminimo, ecc); le trattenute (Irpef, contributi, addizionali regionali e comunali, ecc.) e le detrazioni fiscali; il netto che verrà corrisposto al lavoratore.
Cos’è una busta paga - La busta paga è un documento obbligatorio (Legge n. 4/1953) e che deve essere, pertanto, obbligatoriamente consegnato dal datore di lavoro al lavoratore dipendente, per certificarne la sua retribuzione e le ritenute fiscali, previdenziali ed assistenziali, che il datore di lavoro trattiene per conto del dipendente.
In pratica, essa esprime in termini monetari i rapporti che il lavoratore intrattiene con Il datore di lavoro per avere la retribuzione, con il fisco per pagare le imposte, e con gli enti previdenziali per le trattenute: Inps e Inail. La busta deve essere firmata dal datore di lavoro o da chi ne fa le veci. In alternativa, può bastare la sigla o un timbro del medesimo datore. La busta paga può essere denominato anche cedolino o prospetto paga.
L’obiettivo della busta paga è quello di riepilogare tutte quelle voci che permettono e concorrono al passaggio dalla retribuzione lorda a quella netta. Quindi, quello che la maggior parte di noi va a guardare come prima e unica cosa appena arriva la busta paga, cioè il netto in busta, non è altro che il risultato di tutte le altre voci che qui di seguito andremo a spiegare nel dettaglio… mettetevi comodi e vediamo di cosa si tratta.
Dividiamo la busta in tre parti per comodità: la testa, il corpo e il piede.
La testa - Nella testa della busta paga troviamo obbligatoriamente le informazioni anagrafiche del datore di lavoro e del lavoratore e quelle relative al contratto. Intestazione dei dati del datore di lavoro: dati anagrafici, la posizione Inps e la posizione Inail; intestazione dei dati del lavoratore, indicazione del rapporto di Lavoro, il mese di retribuzione, la data di assunzione, il contratto di Lavoro, il livello (qualifica), la sede di lavoro, gli elementi del trattamento salariale e le modalità di pagamento della retribuzione.
Il corpo - Nel corpo della busta troviamo tutte le voci relative alla retribuzione, che costituisce il corrispettivo della prestazione fornita dal lavoratore. Normalmente la retribuzione è stabilità dal Contratto Collettivo Nazionale (CCNL) applicato almeno nella quota minima o base. È la retribuzione relativa alla prestazione lavorativa ordinaria (nei limiti dell’orario contrattuale) eseguita nel mese (calcolata in 26/mi se al mese, in ore negli altri casi). Le ore di straordinario, cioè quelle che superano l'orario normale di lavoro, sono pagate a parte, con una maggiorazione, rispetto alla retribuzione ordinaria.
Lo straordinario massimo è di due ore al giorno e 12 alla settimana, ma i contratti possono stabilire dei limiti diversi. Sono previste delle maggiorazioni anche per il lavoro notturno (dalle 24 alle 6) e per il lavoro svolto nei giorni festivi.
Si può anche avere un trattamento salariale integrativo migliore rispetto a quanto stabilito dai Ccnl attraverso la contrattazione di secondo livello (territoriale o aziendale) ed il cosiddetto superminimo individuale con la contrattazione individuale.
La retribuzione - La retribuzione vera e propria si compone a sua volta di tre parti:
- la diretta che è formata da varie voci quali: paga base, contingenza (pregressa o conglobata), scatti di anzianità, terzi elementi ove richiesti, premi aziendali fissi, bonus e incentivi statali;
- la indiretta che sarebbe la retribuzione al verificarsi di determinati eventi e deriva da specifici istituti contrattuali (per esempio, tredicesima mensilità, quattordicesima mensilità, ferie, festività, permessi retribuiti, ecc.);
- la differita di cui fanno parte i compensi che, pur maturando nel tempo, sono erogati in particolari momenti, come il Trattamento di Fine Rapporto (TFR), la Trattenuta per Fondo Pensione o la tredicesima o quattordicesima mensilità.
Il piede - Nel piede troviamo tutte le voci che riguardano le trattenute relative ai vari contributi da versare sia a carico del dipendente che del lavoratore: Inps, Inail, Irpef, detrazioni, conguaglio, assegno familiare e TFR.
Le trattenute previdenziali e assistenziali: INPS e INAIL - Sia il datore di lavoro che il lavoratore sono tenuti a versare i contributi previdenziali (per le pensioni, ecc.) ed assistenziali (per la malattia).
L'ammontare delle trattenute a carico del lavoratore è commisurato al 9,19% della retribuzione nelle aziende industriali fino a 15 dipendenti, commerciali fino a 50 dipendenti, nei pubblici esercizi e negli studi professionali. Nelle aziende commerciali con oltre 50 dipendenti la misura è elevata al 9,49%.
Al datore di lavoro compete, oltre all'obbligo del versamento mensile dei contributi, la presentazione all'INPS o agli Istituti sostitutivi, della denuncia individuale del totale delle retribuzioni corrisposte a ciascun dipendente nell'anno precedente. Questo documento è importante in quanto il lavoratore è in grado di controllare l'esattezza delle retribuzioni denunciate all'INPS dal datore di lavoro.
IRPEF e detrazioni - L'IRPEF rappresenta la trattenuta fiscale sul reddito delle persone fisiche operata sulla retribuzione del lavoratore dipendente da parte del datore di lavoro.
Se il lavoratore possiede altri redditi deve provvedere personalmente al pagamento della maggiore imposta dovuta in relazione al reddito complessivo in sede di dichiarazione dei redditi. Per quanto concerne l'imposta sul reddito di lavoro dipendente è il datore di lavoro che provvede ad effettuarne il versamento allo Stato per conto del lavoratore.
Le detrazioni sono rapportate all’imponibile fiscale. Per carichi di famiglia vanno applicate a condizione che le persone cui si riferiscono, ad eccezione dei minori, non posseggano redditi superiori a € 2.840,51 annue. La detrazione per i figli spetta per intero quando un coniuge è a carico dell'altro oppure quando abbia figli esclusivamente a proprio carico.
L'imposta netta dovuta mensilmente dal lavoratore si ottiene pertanto sottraendo le detrazioni dall'imposta lorda, ad eccezione delle mensilità̀ aggiuntive sulle quali non vanno operate le detrazioni.
Il conguaglio - Alla fine di ogni anno il datore di lavoro calcola l'ammontare dell'imposta complessivamente dovuta dal lavoratore. L'operazione in questione (conguaglio di fine anno) serve a stabilire se è stata assolta per intero l'imposta.
Nel caso le trattenute risultino inferiori a quanto dovuto, viene effettuata un'ulteriore trattenuta pari alla differenza tra quanto dovuto e quanto già versato. Nel caso contrario al lavoratore viene rimborsato il maggior versamento di imposta effettuato.
L’assegno per il nucleo familiare - Il godimento dell'assegno per il nucleo familiare viene riconosciuto ed erogato, in relazione al reddito familiare, a tutti i lavoratori dipendenti o in pensione.
Il nucleo familiare è composto dai coniugi, con esclusione del coniuge legalmente separato, e dai figli di età̀ inferiore ai 18 anni compiuti, ovvero senza limiti di età qualora siano totalmente impossibilitati, a causa di infermità o difetto fisico, a svolgere attività lavorativa. Alle stesse condizioni possono far parte del nucleo familiare anche fratelli, sorelle e nipoti orfani di entrambe i genitori e non titolari di trattamenti pensionistici.
Il trattamento di fine rapporto (TFR) - Il trattamento di fine rapporto (TFR) (o "liquidazione") così come regolato dalla legge, è un istituto di natura prevalentemente retributiva. Spetta al lavoratore alla cessazione del rapporto di lavoro, qualunque ne sia la causa (dimissioni, scadenza contratto a termine, licenziamento per giusta causa o giustificato motivo). In caso di morte il TFR compete ai familiari con l'aggiunta di un importo pari all'indennità di mancato preavviso.
Bisogna conservare la busta paga? - La busta paga oltre che a determinare la retribuzione che spetta al lavoratore può essere utile anche per assolvere molte altre funzioni, come ad esempio: rivendicare differenze sull’applicazione del CCNL e del Contratto rispetto ad accordi individuali; ad intraprendere azioni legali in caso non ci sia stato un giusto trattamento da parte del datore di lavoro; come elemento propedeutico per la richiesta di un mutuo bancario, o di un finanziamento; ai fini pensionistici, qualora ci siano differenze sull’accredito dei contributi Inps.
Per questo è molto importante tenere un archivio delle buste paga consegnateci dal nostro datore di lavoro, che devono essere conservate assieme alla Certificazione Unica, che ogni datore di lavoro è tenuto a consegnare al lavoratore dipendente.