Di dritto, di rovescio o di sponda, difficile passi troppo tempo senza che da qualche parte riemerga il famigerato “Superbonus” diventato per mesi una delle più aspre battaglie politiche-economiche degli ultimi anni.
Ma anche se il campo di battaglia sembra meno agitato, sotto sotto restano conti da regolare, perché come sempre capita c’è chi ha agito rispettando le regole ed i tempi, ma molti altri hanno provato ad approfittarsene. E qualcuno, a quanto risulta, ci è pure riuscito.
Tutto questo per dire che dopo l’atto di indirizzo per il raggiungimento degli obiettivi di politica fiscale voluto dal Mef, il Fisco è ai posti di combattimento per far partire una campagna di verifiche che non riguarda solo le abitazioni riqualificate con il Superbonus, ma anche quelle che dal 2019 hanno usufruito di ecobonus e sismabonus.
La caccia si concentra verso gli immobili fantasma, ma anche e soprattutto sull’aggiornamento delle rendite catastali che i proprietari di abitazioni a cui erano stati concessi i vari bonus di riqualificazione erano obbligati a fare, essendo cambiato in meglio il valore dell’immobile. Un passaggio quest’ultimo obbligatorio da mettere in atto entro 30 giorni dalla fine dei lavori, che riguarda tutti gli interventi destinati ad aumentare del 15% il valore di mercato dell’immobile, come capita appunto a fronte di una riqualificazione energetica e dell’installazione di nuovi impianti.
Va da sé che chi non l’avesse fatto rischia sanzioni, oltre all’aggiornamento catastale eseguito d’ufficio dall’Agenzia delle Entrate con il conseguente aumento dell’Imu per le seconde case, a tutto vantaggio delle casse del Fisco e di quelle dei Comuni.
Riguardo ai criteri, nelle scorse ore la sottosegretaria al Mef Lucia Albano, rispondendo ad un quesito nel corso del question time in Commissione finanze alla Camera, ha chiarito che almeno per il primo periodo l’invio non sarà generalizzato ma seguirà alcuni criteri attraverso l’analisi incrociata dei dati, che permetteranno di elaborare liste selettive di casi su cui sono emerse anomalie significative.
Secondo alcune stime si tratterebbe all’incirca di 500mila immobili riqualificati che grazie al Superbonus hanno potuto contare su sconto in fattura o cessione del credito ma di cui ancora manca il “Docfa”, il documento con cui si comunica all’amministrazione l’avvenuta variazione dello stato degli immobili, grazie al quale la rendita catastale può essere aggiornata, destinatarie del nuovo invio di lettere di compliance che per iniziare invitano all’adempimento spontaneo, possibile anche usufruendo del ravvedimento operoso che consente di risparmiare sulle sanzioni. In realtà, non esiste un termine preciso per mettersi in regola, ma comunicando che ha effettuato i controlli, l’Agenzia avvisa che se l’irregolarità continuerà a sussistere, scatterà un avviso di accertamento.
Per essere ancora più precisi, visto che l’atto di contestazione deve essere notificato, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui è avvenuta la violazione catastale, entro la fine del 2025 potranno scattare accertamenti per lavori realizzati nel 2019.
Chi riceve la lettera di compliance dall’Agenzia delle Entrate, è tenuto a verificare – meglio ancora se con l’ausilio di un tecnico – se sia effettivamente necessario effettuare l’aggiornamento catastale e se i lavori effettuati abbiano determinato una variazione della rendita. In caso positivo spetta al contribuente correggere l’omissione presentando il Docfa. Ma anche se il comportamento del contribuente è stato corretto è comunque necessario fornire chiarimenti e precisazioni all’Agenzia delle Entrate attraverso il canale Civis. È infatti fondamentale rispondere in ogni caso alle eventuali lettere, perché di fronte all’inerzia e al silenzio l’Agenzia può notificare un avviso di accertamento con cui viene attribuita d’ufficio una nuova rendita catastale, richiedendo di conseguenza il pagamento delle imposte arretrate e delle sanzioni.
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