Il “lavoratore ha diritto al riposo settimanale e alle ferie annuali retribuite e non può rinunciarvi”, articolo 36 della Costituzione.
A stabilire le ferie è il dipendente, così come sostiene l’articolo 2019 del Codice Civile, tenuto conto, da un lato, delle esigenze produttive ed organizzative dell’azienda e, dall’altro, di quelle personali, che verranno indicate in un piano ferie, poi approvato dal proprio responsabile.
E il numero minimo di ferie in “un periodo annuale di ferie retribuite non inferiore a quattro settimane” viene stabilito dal Decreto Legislativo 66 del 2003.
Di cui due da fruire nell’anno e anche in modo consecutivo, mentre le altre due settimane possono essere utilizzate entro 18 mesi dalla scadenza dell’anno di maturazione ed anche in modo frazionato.
Facciamo un esempio: un lavoratore che nel 2023 matura quattro settimane di ferie ne deve consumare due entro dicembre 2023 e due non oltre il 30 giugno del 2025.
Ci sono, poi, Contratti collettivi di lavoro che possono prevedere condizioni di miglior favore per il lavoratore rispetto a quelle indicate, riconoscendo ad esempio più giorni di ferie.
Quindi non solo c’è un periodo di tempo annuale in cui non si deve andare a lavorare per riposarsi ma le ferie dovranno essere pagate dal datore di lavoro, garantendo una busta paga a fine mese.
Ma quanto vengono pagate le ferie? - Perché la busta paga di settembre se vado in vacanza ad agosto è così bassa?... o quella di agosto se vado in ferie a luglio?
Ogni giorno di ferie prevede una retribuzione come un giorno lavorativo. I lavoratori retribuiti ad ore ricevono un compenso per i periodi di ferie, ottenuto moltiplicando la paga oraria per le ore di ferie fruite.
Ad esempio: In un mese, il lavoratore ha usufruito di 120 ore di ferie e ne ha lavorate 40; la paga oraria è di 10 euro. Il calcolo si effettuerà in questo modo. Ore lavorate: 40 × 10 = 400 euro. Ferie fruite: 120 x 10 = 1200 euro. Totale stipendio lordo: 1.600 euro.
Sull’indennità di ferie, come per uno stipendio, il datore di lavoro dovrà versare al dipendente i contributi previdenziali e dovrà pagare i contributi e le tasse.
In ogni busta paga riferita al periodo di ferie, quindi sono compresi sempre contributi e quota di Tfr, visto che anche durante le ferie la retribuzione percepita è imponibile ai fini previdenziali, e ha tutti gli elementi tipici della paga:
- minimi tabellari
- indennità di contingenza
- superminimi individuali e collettivi
- scatti di anzianità
E sono inclusi anche eventuali bonus:
- che compensano un disagio collegato all’esecuzione delle mansioni
- collegate allo status personale o professionale del lavoratore
Invece non sono compresi: gli straordinari e tutte le indennità accessorie o destinate a coprire spese occasionali, che non vengono riconosciute se non si svolge attività lavorativa. Quindi maggiore è la loro incidenza in busta paga, più ampia sarà la differenza tra lo stipendio percepito nel mese in cui si è goduto delle ferie e quelli riconosciuti nei mesi pienamente lavorati.
Il datore di lavoro però, non abbiate paura, non può agire liberamente, poiché deve rispettare quanto stabilito dal CCNL, oltre a garantire comunque una retribuzione idonea a salvaguardare l’effettivo godimento delle ferie, su questo si è espressa anche la normativa comunitaria con la direttiva 2003/88/CE, sottolineando che il dipendente per tutta la durata delle ferie ha diritto a mantenere la “retribuzione ordinaria”, in quanto un trattamento diverso può avere un effetto dissuasivo nella fruizione delle ferie da parte del lavoratore.
Limite alla busta paga percepita in ferie - Sulla differenza che c’è tra lo stipendio percepito durante le ferie e la normale retribuzione si è espressa la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13425 del 17 maggio 2019. Qui la Suprema Corte ha affermato che qualora il giudice sia chiamato a verificare l’adeguatezza della retribuzione erogata durante le ferie, dovrà valutare i vari elementi che compongono solitamente lo stipendio, nonché le mansioni affidate al dipendente. Con la sentenza n. 20216/2022 del 23 giugno, ha inoltre affermato che i contratti collettivi non possono contenere clausole che prevedono per i giorni di ferie obbligatori una retribuzione inferiore a quella delle giornate lavorative.
Facciamo un esempio: tutti i lavoratori che fanno turni avvicendati con maggiorazioni notturni hanno diritto, in caso di ferie, ad avere riconosciuta questa maggiorazione.
Quando devono essere pagate le ferie? - La maggior parte dei contratti collettivi obbliga il datore di lavoro a pagare le ferie in corrispondenza della busta paga riferita al periodo nel corso del quale le ferie sono state fruite.
Come maturano le ferie? - Le ferie maturano in ragione di 1/12 per ogni mese interamente lavorato: salvo diversa previsione del contratto collettivo, si considera integralmente la mensilità nella quale almeno 15 giornate risultano lavorate. Contribuiscono alla maturazione delle ferie:
- Periodo di maternità obbligatoria
- Periodi di congedo parentale
- Congedo matrimoniale
- Assenza per infortunio sul lavoro o per malattia
- Permessi retribuiti
- Assenza per lo svolgimento di funzioni presso un seggio elettorale
Sono escluse dal computo ferie le assenze per svolgere attività sindacali, per malattia dei figli e i permessi non retribuiti.
In generale, la maggior parte delle persone con un contratto full-time matura tra i 22 e i 26 giorni di ferie in un anno, a seconda dei giorni lavorativi effettivi e dei contratti collettivi di riferimento. Per esempio, il CCNL Commercio e il CCNL Turismo prevedono 26 giorni di ferie retribuite l’anno, partendo da una settimana lavorativa di 6 giorni. Il CCNL Metalmeccanici prevede quattro settimane di ferie l’anno, che arrivano a cinque settimane per chi ha raggiunto almeno 18 anni di anzianità.
Si possono calcolare le ferie giunte a maturazione in un mese partendo dal numero di giorni di ferie annuali previsti dal CCNL di riferimento, quinidi, e non solo dalla normativa vigente. Tale numero va poi diviso per il numero dei mesi lavorati.
Vediamo l’esempio minimo di ferie: l’azienda prevede 26 giorni annuali di ferie, chi lavorerà per 12 mesi accumulerà 2,16 giorni al mese (26/12=2,16). Chi invece dovesse iniziare a lavorare il 20 gennaio, maturerà ferie a partire dal 1° febbraio, poiché i giorni lavorati a gennaio non raggiungerebbero il minimo mensile sopracitato di 15 giorni.
Cosa accade se ci si ammala durante le ferie? - A volte la fortuna non è dalla nostra parte, abbiamo deciso dopo molti calcoli di prenderci le meritate ferie anche se non ci conviene economicamente ma di certo conviene alla nostra salute, e poi succede che ci ammaliamo. Non preoccupatevi neanche per un istante, non avete perso nulla.
Infatti la Corte Costituzionale con la sentenza n.616 del 30 dicembre 1987, ha stabilito che la malattia interrompe le ferie perché appunto intacca il riposo e la rigenerazione delle energie psicofisiche del lavoratore, motivazione delle ferie stesse garantite costituzionalmente.
Ovviamente il datore di lavoro potrà inviarci una visita fiscale dall’INPS per accertarsi dell’effettivo impedimento alla fruizione delle ferie e… in tal caso, è meglio per noi se il medico ci trovi davvero a casa malati.
Cosa succede se non si usufruisce delle ferie? - Le ferie maturate rimarranno sempre a disposizione del dipendente che, per esigenze aziendali, potrà decidere di rimandarle in una sorta di salvadanaio delle vacanze, da usare nel momento più opportuno. Fermo restando il numero minimo di giorni di ferie che dovrà necessariamente prendersi durante l’anno.
Non è possibile “monetizzare” le ferie minime garantite. Il datore di lavoro è obbligato a pagare le ferie non utilizzate solo quando diventa impossibile consentirne l’utilizzo, quindi esclusivamente alla cessazione del rapporto di lavoro (dimissioni, licenziamento, risoluzione o scadenza del contratto), e senza che vi sia un accordo tra datore di lavoro e lavoratore. In tal caso i giorni non usufruiti si trasformeranno in retribuzione, quindi saranno remunerati insieme agli altri compensi, sotto forma di indennità sostitutiva.
Com’è pagata l’indennità per le ferie non godute? - Nei casi in cui può essere corrisposta l’indennità di ferie, il pagamento viene calcolato come se fossero state godute e deve essere esposta separatamente in busta paga.
Un calcolo errato di ferie costa caro all’azienda - Come precedentemente descritto, per un dipendente la fruizione delle ferie deve avvenire entro determinate date. Se il datore di lavoro non rispetta questo obbligo, il dipendente può denunciarlo e l’articolo 7 della Legge 183/2010 stabilisce delle sanzioni per le aziende:
- da 100 a 600 euro per ogni lavoratore
- da 400 a 1500 euro con violazioni per oltre 5 lavoratori o 2 annualità
- da 800 a 4.500 euro con violazioni per oltre 10 lavoratori o durate almeno 4 anni
Quindi nel caso vi trovaste in quest’ultima situazione, sappiate che potete far rispettare il vostro diritto inalienabile garantito dalla Costituzione.