Secondo uno studio realizzato da “Sap” e “Qualtrics”, due società, la prima europea, impegnata nella produzione di software gestionali e la seconda americana, specializzata nella gestione dell’esperienza, gli italiani sono uno dei popoli che nutre un interesse crescente verso le buone pratiche ambientali. È l’espressione del desiderio di vivere su un pianeta che punti spedito verso la sostenibilità ambientale, l’agognato e complicato punto di equilibrio tra economia, uguaglianza e ambiente, considerato uno dei passaggi necessari per scongiurare un futuro in cui la natura finirà per ribellarsi e chiedere il conto di decenni di scelte scellerate.
La ricerca ha preso come esame 5 macro aree (food, moda, automotive, utilities e trasporto pubblico), attraverso un’analisi di diversi punti, compresa la disponibilità a pagare di più per acquistare prodotti rispettosi dell’ambiente e la propensione a far parte di una community.
Soprattutto nel food, uno dei settori più sensibili, il 48% degli intervistati ha ammesso di scegliere marchi di prodotti alimentari dalla sostenibilità riconosciuta, a fronte di un 45% che ritiene fondamentale nella percezione di un brand conoscere in dettaglio anche le forme di approvvigionamento. La percentuale più alta, il 56%, gradirebbe poter monitorare l’impronta di carbonio dei marchi alimentari, contro un 24% che afferma di farlo regolarmente.
Scelte che si riflettono anche nel mondo della moda, dove il 47% degli intervistati considera fondamentali le pratiche di sostenibilità dei brand che ama di più, e addirittura con l’83% che reputa materiali, packacing, imballaggi e processi industriali dettagli fondamentali nella scelta d’acquisto, per fare la propria parte nel ridurre l’impatto ambientale. Una larga parte degli intervistati, il 79%, ammette anche di controllare spesso l’origine delle materie prime dei prodotti che sceglie di acquistare.
Per il 39% dei casi, gli acquisti di abbigliamento sono influenzati da prodotti realizzati e immessi sul mercato con imballi riciclabili e dall’impatto che la produzione ha sull’ambiente. Cresce del 72% anche il mercato dei capi usati e del pay-per-use, anche se un misero 57% degli intervistati è a conoscenza di aziende hanno attivato politiche di riciclo per i propri capi e il 22% di chi lo ignora sarebbe felice di poterne approfittarne.
La percentuale si abbassa di molto (il 21%), se il discorso si concentra sulla scarsa comunicazione di iniziative sostenibili dei fornitori di servizi come gas, elettricità e acqua.
Per il 49%, la sostenibilità è anche una voce essenziale nell’acquisto di un’auto: il 51% basa la propria scelta sulle emissioni dichiarate dal produttore, ma con uno occhio di attenzione anche all’origine sostenibile dei materiali (46%) e al riciclaggio dei componenti alla fine della vita del veicolo (45%). Nel complesso aleggia però un po’ di sfiducia: secondo il 70% degli intervistati, le case automobilistiche potrebbero fare molto di più per raggiungere l’obiettivo di abbattere le emissioni di carbonio e i consumi energetici.
Nel settore dei trasporti, il 58% sarebbe disposto al sacrificio di optare per un viaggio in treno della durata di 5 ore, ma con emissioni 4 volte minori, rispetto a un viaggio in aereo di un’ora. E il 50% sarebbe anche disposto ad aumentare il tempo di viaggio pur di ridurre la propria impronta di carbonio, per cui sarebbe disposto anche ad aumento dei costi, purché non superiore al 10% del costo.
Dati che dimostrano quanto il mercato italiano sia maturo a sufficienza per considerare un vantaggio per l’immagine stessa del brand l’etichettatura che mostri la provenienza sostenibile di alimenti e capi di abbigliamento, una forma di trasparenza sempre più fondamentale per fidelizzare la clientela.
Ad emergere dallo studio è l’importanza del prezzo, che varia a seconda del settore: nel food, il 68% è disposto a pagare di più per i prodotti green, purché la differenza di prezzo sia contenuta, contro un 18% che al contrario sceglie di affidarsi esclusivamente al prezzo migliore disponibile. Ma riguardo all’acquisto di un’auto, se il 70% tiene conto dell’impatto ambientale dei servizi e della manutenzione, il 60% sarebbe disposto ad acquistare l’opzione più green per rispettare le normative vigenti. Ma in proposito resta determinante il livello di reddito: il 14% dei consumatori con livelli più bassi sono più restii a pagare di più per le opzioni sostenibili rispetto al 20% di coloro che possono contare su un reddito più elevato.