20 dicembre 2024

Il settore tessile tra i più inquinanti. Arriva la direttiva europea per la revisione

Autore: Angela Taverna
L’industria tessile è responsabile di circa il 10% delle emissioni globali di carbonio, superando quelle del settore aeronautico e marittimo messi insieme, e contribuisce al 20% dell’inquinamento globale delle acque, principalmente a causa delle sostanze chimiche sversate dalle aziende di moda.

Il sovraconsumo, alimentato dalla cultura dell’acquisto compulsivo, unito alla mancanza di controlli rigorosi sulle grandi catene di abbigliamento, rappresenta un problema grave sia dal punto di vista ecologico che sociale.

L’Unione Europea, consapevole dell’urgenza di affrontare la crisi ambientale generata dal settore tessile, ha progressivamente costruito un percorso ecologico volto a ridurre l’impatto del comparto. Questo percorso ha avuto inizio nel 2008 con l’introduzione dell’obbligo della raccolta differenziata dei prodotti tessili, per poi compiere un passo decisivo con il regolamento 2024/1781. Quest’ultimo stabilisce i requisiti di progettazione ecocompatibile che ogni prodotto deve rispettare per essere immesso sul mercato, prevedendo, tra le altre cose, un “passaporto del prodotto” per garantire tracciabilità e sostenibilità. Inoltre, è stato sancito il divieto di distruzione degli invenduti, una pratica che per anni ha contribuito ad aggravare l’impatto ambientale del settore.

Oggi l’UE compie un ulteriore passo in avanti con una nuova direttiva, attualmente in discussione, che introduce la responsabilità estesa del produttore tessile. Questo implica che i produttori dovranno garantire che i loro prodotti siano riciclabili, smaltibili, durevoli e facilmente riparabili. La direttiva prevede anche il pagamento di tariffe obbligatorie destinate a finanziare la raccolta e il trattamento dei rifiuti tessili. Le tariffe saranno proporzionate sia ai volumi di produzione sia al grado di virtuosità dell’azienda: le catene di fast fashion, principali responsabili delle percentuali di inquinamento citate, saranno gravate da tariffe più elevate. Al contrario, le aziende che adotteranno modelli circolari beneficeranno di costi ridotti.

Si prevede che tali misure comporteranno un aumento dei prezzi dei prodotti finiti, ma questa crescita può essere considerata positiva. Un rialzo dei costi, infatti, potrebbe contribuire a educare i consumatori, promuovendo una cultura di acquisto consapevole: acquistare meno, ma meglio.

Il cammino verso una moda sostenibile è ancora lungo e complesso, ma i passi concreti compiuti dall’Unione Europea rappresentano un cambio di paradigma fondamentale. Il settore tessile è ora chiamato a trasformarsi, abbracciando principi di sostenibilità, circolarità e responsabilità sociale, per contribuire alla costruzione di un futuro più equo ed ecologicamente sostenibile.
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