8 maggio 2024

I limiti del Decreto flussi: 112mila domande di colf e badanti per 9.500 ingressi

Secondo l’associazione Domina un numero irrisorio che non tiene conto dell’invecchiamento della popolazione e il bisogno di cura e assistenza

Autore: Germano Longo
Periodicamente, il Consiglio dei Ministri emana il “Decreto Flussi”, in pratica le quote numeriche di lavoratori stranieri ammessi regolarmente in Italia nel corso dell’anno per motivi di lavoro, subordinato, stagionale o autonomo, destinati a diversi settori come autotrasporto, edilizia, turistico-alberghiero, meccanica, telecomunicazioni, alimentare, cantieristica navale, trasporto passeggeri con autobus, pesca, acconciatori, elettricisti, idraulici e assistenza socio-sanitaria.

Per il triennio 2023-2025, il Decreto Flussi prevede per la prima volta una quota specifica fissata in 9.500 immigrati non comunitari per ognuno dei tre anni destinati all’assistenza familiare – colf e badanti - ma le richieste pervenute superano già quota 112mila, malgrado il termine per presentare le domande scada il 31 dicembre prossimo.

È quanto afferma “Domina”, l’Associazione Nazionale Famiglie Datori di Lavoro Domestico, aggiungendo che se alle richieste per l’assistenza socio-sanitaria si aggiungono quelle di altri settori, le domande pervenute superano quota 690mila.
Decisamente poche, a fronte di 151mila ingressi autorizzati.

Al momento, i 9.500 nuovi lavoratori sono già stati distribuiti, con Lombardia e Lazio in cima per numero di quote (rispettivamente 14,9 e 14,4%), seguite dalla Campania (10,2%).

In coda restano Valle d’Aosta, Friuli Venezia-Giulia e Molise, a cui spettano meno di 100 lavoratori per regione.

Una ripartizione che evidenzia un sottodimensionamento della Lombardia, che rappresenta quasi un quinto dei lavoratori domestici presenti in Italia, mentre è sovraesposta la Campania, che pur ospitando il 5,6% dei lavoratori domestici ottiene un 10,2% delle quote.

“L’ingresso di lavoratori immigrati nel settore domestico - specifica Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina - rappresenta una necessità improrogabile visto l'invecchiamento della popolazione e i cambiamenti sociali e culturali in corso che hanno portato ad un forte aumento dei bisogni di cura e assistenza. Già nel 2020, subito dopo il lockdown, le parti sociali del settore del lavoro domestico avevano inserito questo punto nella piattaforma programmatica per il settore. L'introduzione di una quota specifica per l'assistenza, avvenuta per la prima volta nel Decreto Flussi 2023-2025, è un primo passo. I numeri dimostrano però che la quota di 9.500 lavoratori è irrisoria, dato che in pochi giorni le domande presentate sono state più di dieci volte di più”.

Creato con la legge Bossi-Fini del 2002, lo strumento ha dimostrato fin dall’inizio una certa pesantezza burocratica. L’idea di far incontrare la domanda di lavoro interna con l’offerta estera, si è trasformata per lo più in un’occasione di regolarizzazione per lavoratori già presenti nel nostro Paese. Questo senza contare la nascita del “mercato nero dei permessi di soggiorno”, nuova fonte di guadagno per gente senza scrupoli che non manca mai.

Un fenomeno documentato dalla campagna “Ero Straniero”, creata per monitorare e verificare l’efficacia del sistema dei decreti flussi per l’ingresso di lavoratori e lavoratrici dall’estero, unica opzione per aziende e famiglie che vogliano assumere personale straniero. Nel 2022, su 55.013 nulla osta rilasciati, solo 17.951 sono diventati reali contratti di lavoro. Numeri perfino peggiori nel 2023, con 65.662 nulla osta rilasciati fra gennaio e agosto, a fronte di 4.149 diventati richieste di permessi di soggiorno.

La campagna Ero Straniero si è spinta a suggerire a Governo e Parlamento percorsi di ingresso diversificati e flessibili, con possibilità di assunzioni extra-quote, l’introduzione di un permesso di soggiorno per ricerca lavoro attraverso “sponsor”, un permesso di soggiorno per ricerca lavoro con richiesta di visto presentata da lavoratore/lavoratrice a fronte di garanzie economiche e per finire la possibilità di due meccanismi di regolarizzazione individuale: la prima per contratto di lavoro, la seconda per consolidato radicamento sociale.
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