Dal bonus Befana al bonus Babbo Natale il passo è breve, e c’è già chi ironizza, immaginando un anticipo ancora più deciso per l’anno prossimo, magari inaugurando il bonus Immacolata, giusto in tempo per il ponte dell’8 dicembre.
Ironie a parte, il viceministro al Mef Maurizio Leo, in un incontro con la stampa specializzata, ha chiarito l’anticipo della norma, di cui i dettagli sono ancora in via definizione: “L’ex bonus Befana diventerà bonus Natale nel mese di dicembre e per dare questi 100 euro netti, senza effetti sulla tassazione entrando in vigore il primo gennaio 2025. Per il 2024 avevamo un problema di individuazione delle risorse, visto che le entrate stanno andando bene potremo anticiparli a quest'anno senza intervenire sulla tassazione”.
Il riferimento è ai 19,2 miliardi di euro in più rispetto all’anno passato che secondo il Tesoro lo Stato avrebbe incassato nei primi sette mesi di quest’anno, un piccolo “tesoretto” che permette di non far ricadere il peso del bonus Natale sulla manovra 2025, per cui il Governo è ancora a caccia di risorse.
Il bonus Natale, ex Befana, è una misura una tantum pari a 100 euro lordi prevista nell’ambito della revisione della tassazione delle tredicesime, come lo scorso anno previsto per i dipendenti monoreddito con figli a carico con redditi annuali compresi fra 8.500 e 28mila euro, per un costo totale pari a 100 milioni di euro. Dal Dlgs Ires/Irpef in cui era inserito inizialmente - destinato ad entrare in vigore il 1° gennaio prossimo – il bonus Natale dovrebbe trasformarsi in un emendamento al DL Omnibus, tutt’ora all’esame delle Commissioni finanze di Camera e Senato.
La buona notizia è che gli 80 euro precedenti, al netto delle tasse, dovrebbero diventare 100 tondi nella busta per un milione circa di destinatari calcolati. Di fatto poche decine di euro in più, ma meglio di niente.
Tuttavia, per riuscire ad erogare il bonus a dicembre sarà necessario semplificare le procedure, visto che nella versione iniziale il bonus avrebbe dovuto essere richiesto dai lavoratori. Ma questo significa anche allungare i tempi creando un iter per le domande e passare successivamente all’analisi di tutte le richieste, facendo traslocare il bonus previsto per Natale in tempo utile per la Pasqua.
Nel corso dell’incontro, il vice ministro Leo ha anche accennato alla riduzione della pressione fiscale: ““Siamo consapevoli che la classe media ha un livello di tassazione troppo alto perché chi guadagna fino a 50.000 euro l’anno non può certo considerarsi ricco. Abbassare le tasse al ceto medio è necessario ma lo si deve fare con risorse da individuare. Abbiamo già ridotto da quattro a tre gli scaglioni Irpef. Sicuramente questa è un’ipotesi percorribile e da valutare”, assicura Leo accennando ad una possibile riduzione del secondo scaglione Irpef dal 35 al 33% per i redditi fino a 60.000 euro, ma ben sapendo “è sempre necessario accompagnare queste misure con altre politiche che rafforzino il potere d’acquisto, migliorino l’accesso ai servizi e incentivino l’occupazione. Però meglio usare la prudenza del caso, perché è tutto da vedere sulla base delle risorse che si riusciranno a reperire”.
Un accenno anche all’assegno unico universale per i figli, ‘un’eredità’ che allo Stato costa una ventina di miliardi l’anno ma che malgrado le voci che si erano rincorse qualche settimana fa non è stato abolito: “Il governo vuole favorire la natalità e in questo senso ci sono diverse strade possibili: o potenziare l'assegno unico o introdurre detrazioni specifiche per i figli. L'obiettivo è venire incontro alla famiglia. Questo è un tema prioritario”.
Infine, quasi impossibile non accennare alla spinosa questione del concordato preventivo: “Nell’ipotesi che i soggetti non aderiscano, ma noi confidiamo una massiccia adesione, la normativa stabilisce che chi non aderisce sarà inserito nelle liste selettive, anche se questo non avrà nessun effetto negativo sui controlli, se dove non si fanno correttamente le dichiarazioni”.
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