Mentre procedono a rilento i negoziati sulla Minimum Global Tax, tra l’UE e gli Stati Uniti scoppia il caso diplomatico sulla web tax proposta dalla Commissione europea. Una tassa che, a differenza della Minimum Global Tax non andrebbe a toccare un pugno di grandi corporations sui profitti, ma che andrebbe a ricadere invece sul fatturato.
Un progetto che viene teorizzato nero su bianco il 21 settembre 2017 nella comunicazione della Commissione Europea al Parlamento Europeo ed al Consiglio d’Europa, “A Fair and Efficient Tax System in the European Union for the Digital Single Market”.
Nella comunicazione si stima che la creazione di un mercato unico digitale varrebbe all’economia europea 415 miliardi di euro.
Un gettito che sarebbe la conseguenza di un difficile undertaking dei legislatori competenti in termini di tassazione. Secondo la Commissione Europea, infatti, con l’avvento della digital economy le norme fiscali non solo sarebbero diventate eccessivamente complesse ma anche obsolete.
Un sistema di tassazione progettato per imprese “brick and mortar” (calce e mattone, ndr) non si integrerebbero più con imprese che “fanno molto affidamento su beni immateriali difficili da valutare, dati e automazione, che facilitano il commercio online transnazionale senza bisogno di alcuna presenza fisica”.
Un problema che non tocca solo le imprese digitali, ma che si riversa su tutte le imprese. Proprio perché’ le imprese digitali hanno la possibilità di sfruttare le infrastrutture di uno Stato per vendere beni e servizi (concludendo un contratto all’atto pratico) senza però essere fiscalmente presenti in quello Stato ai fini del prelievo fiscale.
Una situazione che ingenera una disparità ingistificata tra imprese digitali ed imprese che hanno una presenza fisica su un dato territorio e che porta a situazioni in cui proprio le imprese digitali possano avere maggiori opportunità di evasione fiscale e, quindi, “meno entrate per i bilanci pubblici, un impatto sull’equità sociale, anche attraverso l’erosione dei bilanci sociali”, creando disparità tra le imprese e mettendo a rischio la competitività dell’UE.
Uno degli aspetti più rilevanti che vanno tenuti in considerazione secondo la Commissione Europea è che “la digitalizzazione colpisce tutte le imprese, ma in misura diversa”.
Questo rende estremamente complesso identificare “cosa” e “dove” tassare, proprio perché’ “modelli di business abilitati attraverso la tecnologia e lo sfruttamento di grandi quantità di dati” sono tra loro estremamente eterogenei. Una premessa che prevede una preliminare sottocategorizzazione dei vari modelli di business della categoria “business digitali”. Anche e soprattutto in vista degli obiettivi di politica fiscale.
Un lavoro che potrebbe e dovrebbe inevitabilmente condurre ad un sistema fiscale europeo. Un’impresa non di poco conto visto che la politica fiscale europea richiede unanimità di consenso.
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