Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, citando il primo Rapporto sull’Evasione Fiscale Globale (Global Tax Evasion Report 2024), sottolinea uno dei punti principali emersi dal rapporto: l’evasione fiscale è uno sport praticato sempre di più dai super ricchi e dalle grandi multinazionali aggravando le diseguaglianze e minando la democrazia. Per Mattarella la questione “riguarda direttamente l’espressione della sovranità dei cittadini, a cui viene chiesto di concorrere al finanziamento delle attività statuali in quanto titolari di diritti; mentre in contemporanea c’è chi ritiene di potersi sottrarre a quel dovere disconoscendo ruolo e natura dello Stato, talvolta avvalendosi di legislazioni compiacenti di alcuni Paesi”.
Il capo dello Stato ha anche parlato della tassa minima sulle imprese multinazionali, evidenziando le debolezze dell’accordo raggiunto in sede Ocse: “Nel 2021, 140 Stati hanno convenuto di istituire una global minimum tax sulle imprese multinazionali, ma gli Stati Uniti e numerose altre nazioni tra le più ricche non hanno dato adeguata attuazione alla misura”.
Il Presidente della Repubblica è stato sempre particolarmente sensibile al tema dell’evasione fiscale, ma in occasione della cerimonia con le più alte cariche dello Stato per gli auguri di Natale, ha citato proprio le grandi multinazionali e i super ricchi come le principali categorie di evasori riportando i dati dell’ultimo report dell’UE Tax Observatory.
UE tax observatory – L’osservatorio Fiscale dell’UE è un laboratorio di ricerca indipendente presso la Paris School of Economics che conduce ricerche innovative sulla tassazione, contribuisce a un dibattito democratico e inclusivo sul futuro della tassazione e promuove un dialogo tra la comunità scientifica, la società civile e i politici nell’Unione europea e nel mondo.
Sono due le verità chiave sancite dal primo Global Tax Evasion Report, uno degli studi più aggiornati, completi e innovativi sull’evasione fiscale globale, pubblicato dall’UE Tax Observatory e presentato il 13 novembre 2023 a Roma.
La prima mette in evidenza come le disuguaglianze economiche all’interno dei Paesi non sono causate da un’inevitabile legge naturale, ma sono chiara espressione di una volontà politica.
La seconda dimostra come sono le grandi multinazionali e i super ricchi, che detengono ormai gran parte della ricchezza, gli evasori principali e scagiona gli artigiani, piccoli imprenditori e tassisti da sempre visti come degli evasori sistematici che danneggiano il sistema Paese.
Che ruolo giocano multinazionali e miliardari - Secondo lo studio, le multinazionali e i miliardari, avendo la capacità economica, strategica e informativa, riescono a spostare i loro patrimoni in conti offshore o in holding finanziarie, creati spesso nei paradisi fiscali, per poter così eludere le tassazioni attraverso pratiche che si trovano ai limiti della legalità.
Annette Alstadsaeter, coordinatrice del gruppo di ricerca, spiega come la creazione di varie holding permette a questi gruppi finanziari di risultare direttamente proprietari delle azioni al posto dei singoli individui, sostanzialmente schermando e nascondendo i reali proprietari ed i loro patrimoni. Così facendo il profitto generato non è direttamente riconducibile a una persona e quindi non viene tassato.
Su scala globale, lo stock di ricchezza finanziaria offshore è cresciuto in termini nominali e reali negli ultimi vent’anni, raggiungendo nel 2022 una cifra pari a 12.000 miliardi di dollari (il 12% del PIL planetario), ed il 27% di tale ammontare evade oggi la tassazione. Nel 2022 più della metà delle entrate delle imprese statunitensi risultavano contabilizzate nei paradisi fiscali. Cinquanta anni fa, nel 1970, questa percentuale era prossima allo zero.
Paradisi fiscali - Un altro dato rilevante che emerge dalla ricerca è che rimane ancora molto alto l’ammontare di profitto che viene spostato dalle multinazionali nei paradisi fiscali: la stima è di 1.000 miliardi di dollari per il 2022. Si tratta dell’equivalente del 35% di tutti gli utili contabilizzati dalle multinazionali al di fuori del Paese in cui hanno sede. Secondo il rapporto, nonostante negli ultimi anni siano state adottate delle misure per cercare di arginare questo fenomeno, il profit shifting globale è rimasto praticamente invariato. Queste pratiche elusive delle multinazionali privano, su scala globale, gli erari degli Stati di risorse equivalenti al 10% del gettito complessivo dell’imposta sul reddito delle società. Questo fenomeno danneggia particolarmente il continente europeo.
Imposta non progressiva per tutti - Inoltre, gli studiosi dell’UE Tax Observatory, hanno evidenziato come l’imposta sul reddito non è progressiva per tutti. Infatti, per i miliardari è regressiva, ovvero più guadagnano meno tasse pagano, mentre per il resto della popolazione è progressiva, ovvero più si guadagna e più è alta la tassazione. Questa ricerca dimostra che i miliardari globali beneficiano di aliquote fiscali sulla persona molto basse, comprese tra lo 0% e lo 0,5% della loro ricchezza, mentre i redditi delle persone non ricche vengono tassati tra il 20% ed il 50%.
Gabriel Zucman, direttore dell’osservatorio, afferma che “i livelli di disuguaglianza sono alimentati dalle politiche fiscali. Negli ultimi 40 anni, in tutto il mondo, quando i governi hanno ridotto le imposte sulle imprese e sui ricchi per rimanere competitivi, hanno compensato la perdita di gettito aumentando i prelievi sul lavoro e sui consumi. Le tasse sul lavoro e sui consumi, però, ricadono proporzionalmente molto di più sulle classi basse e medie, e questo ha esacerbato la disparità fiscale, la quale mina il corretto funzionamento della nostra democrazia, approfondisce la disuguaglianza, indebolisce la fiducia nelle nostre istituzioni ed erode il contratto sociale”.