In Italia, si registra un tasso di occupazione basso (58,1%) rispetto alla media europea (67,7%). Al momento, l’attenzione è focalizzata sull’abolizione o meno del reddito di cittadinanza, ritenuto da alcuni partiti, uno strumento sbagliato. Tale misura di sostegno è stata realizzata in modo anomalo, infatti, ne beneficia soltanto il 50% delle persone a cui spetterebbe e un gran numero di coloro che non ne dovrebbero beneficiare, lo hanno ricevuto.
In merito è intervenuta l’Ocse, chiarendo che lo strumento, durante la pandemia, ha ridotto il calo del reddito, al contempo però, non è riuscito a creare occupazione. E’ evidente, quindi, che il mercato del lavoro non funzioni come dovrebbe. Tra l’altro, il problema risiede anche nella carenza di aggiornamento e formazione dei beneficiari. Nel dettaglio, su 3,5 milioni, il 70% possiede, al massimo, la terza media e non vanta esperienze lavorative. In tale scenario, di conseguenza, le imprese riscontrano difficoltà nel reclutare personale qualificato, tant’è che il tasso di inattività è pari al 25,9% rispetto al 13,5% della Germania.
Un altro problema è rappresentato da oltre 2 milioni di Neet, ovvero giovani tra i 15 e i 29 anni che non sono impegnati né nello studio, né nel lavoro e né nella formazione, essendo quindi esclusi dal mondo del lavoro.
Da molteplici fonti, ossia uno studio di Unioncamere e Anpal e un altro di Aiso, emerge uno scenario preoccupante: si stimano, entro ottobre, 1,2 milioni di nuove assunzioni (400 mila in più rispetto allo scorso anno) sarà molto difficile, però, trovare dei profili professionali adatti.
Tuttavia, il lavoro cresce più dell’economia, infatti nel secondo semestre dell’anno, il Pil aumenta del 2,7% mentre il lavoro del 3,9%.
Tra l’altro, all’interno del Pnrr, l’Italia ha garantito il miglioramento delle misure a sostegno dell’occupazione, in modo da adeguarsi alla media europea. Al momento, però, le Regioni hanno assunto solo 1.300 persone rispetto alle 11.600 previste per migliorare i centri per l’impiego.
Tuttavia, le risorse a disposizione ci sarebbero, tra la legge di Bilancio 2021 che ha erogato 500 milioni del fondo React Ue per le politiche attive, e gli 8,3 miliardi che dovrebbe stanziare il Recovery, così suddivisi:
- 4,9 per il programma Garanzia occupazionale lavoro (Gol);
- 1,5 per ristrutturare i centri per l’impiego;
- 1,3 per il Piano nazionale per le nuove competenze.
Dunque, in modo che si realizzi l’auspicata ripresa economica, è indispensabile risolvere la condizione di disequilibrio tra domanda e offerta di lavoro.