È inutile negarlo: i cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti, almeno quanto i danni che finiscono per tradursi in denaro contante. Così, circondata da Paesi che fanno i calcoli con inondazioni, alluvioni e nubifragi sempre più devastanti, la Commissione UE ha proposto di limitare i regolamenti di coesione per permettere ai Paesi membri di poter accedere ai fondi europei per gli aiuti e la ricostruzione, aumentando anche l’anticipo concesso.
La proposta, annunciata lo scorso settembre da Ursula Von Der Leyen nel corso di un sopralluogo nelle zone dell’Europa centrale duramente colpite dall’uragano Boris, deve ovviamente passare al vaglio dei 27, e l’unico timore è come sempre nel parere negativo dei cosiddetti Paesi “frugali”, quelli da sempre convinti che tirare la cinghia sia la soluzione migliore.
“L’UE – si legge in una relazione diffusa pochi giorni fa dalla Corte dei Conti Europea - ha pubblicato la sua prima strategia di adattamento nel 2013 e la successiva nel 2021, confermando di essere altamente vulnerabile ai cambiamenti climatici. In media, le perdite economiche dovute agli eventi climatici estremi nell’UE sono ammontate nell’ultimo decennio a 26 miliardi di euro l’anno. La strategia fissa l’obiettivo di rendere l’UE resiliente ai cambiamenti climatici entro il 2050, come sancito anche dalla normativa europea sul clima del 2021. Data la natura trasversale delle azioni relative all’adattamento ai cambiamenti climatici, è difficile stimare i finanziamenti dell’UE pertinenti. Tuttavia, per tale adattamento, sono stati iscritti a bilancio almeno 8 miliardi di euro nel periodo 2014-2020 e 26 miliardi di euro nel periodo 2021-2027”.
Nel dettaglio, i tre cardini della nuova proposta prevederebbero un aumento degli anticipi, una più ampia copertura dell’UE nei fondi per la ricostruzione e soprattutto un meccanismo che garantisca l’accesso rapido alle risorse, il tutto rimettendo mano ai fondi UE della Politica di coesione e della Pac. L’idea di Bruxelles, che rientra nel Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e del Fondo sociale europeo Plus (Fse+), è di introdurre un prefinanziamento aggiuntivo del 30% per garantire la liquidità immediata e dare respiro ai bilanci nazionali, già messi a dura prova da guerre e crisi, ma la UE sarebbe anche pronta a coprire fino al 100% delle misure senza ricorrere al cofinanziamento nazionale, come invece prevede l’attuale regolamento.
Un massimo del 10% degli attuali fondi della Coesione destinati ai Paesi membri fino al 2027 potrà essere utilizzato per la ricostruzione, mentre per sostenere l’agricoltura si pensa di modificare il Fondo di sviluppo rurale (Feasr) della Pac per concedere la flessibilità necessaria per sostenere al 100% le imprese colpite da calamità naturali.
Un pacchetto di iniziative a cui Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti, propone di aggiungere un piano di prevenzione: “Bisogna prendere atto che ormai anche il nostro Paese è frequentemente soggetto ad eventi climatici anomali di eccezionale rilevanza e occorre da subito mettere a punto un piano di prevenzione che, va detto chiaramente, richiederà investimenti e disponibilità di risorse, e che non potrà essere fatto dall’oggi al domani. Bisogna anche valutare con estrema attenzione le modalità per istituire un fondo assicurativo di natura mutualistica che possa realisticamente sostenere le imprese colpite da catastrofi ambientali. È una priorità dall’Emilia Romagna alla Liguria, dal Veneto alla Toscana, dalla Lombardia alla Sicilia, dove cittadini ed attività economiche stanno vivendo sulla propria pelle la drammaticità di questa situazione. Sacrifici di anni andati in fumo, la disperazione di chi ha perso tutto”.
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