Dall'attività dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro sappiamo che tra gennaio e dicembre 2023, sono stati scoperti 21.170
lavoratori in nero, di cui 10.156 nel terziario (47,8%) e 2.666 nell’edilizia; 328.549 irregolari, 36.511 rapporti fittizi, 3.208 vittime di sfruttamento o caporalato, di cui 2.123 in agricoltura e 897 nel terziario.
Secondo l’Istat, invece, sono quasi
3 milioni (2.990.000 per l’esattezza) i
lavoratori irregolari in Italia (il dato si riferisce al 2021), di cui 2.177.000 occupati dipendenti e gli altri autonomi: significa circa 73mila in più rispetto al 2020 (+33mila dipendenti e +39mila partite Iva).
Come spiega la Cgil, se si fa un confronto con il lavoro regolare, il
tasso di irregolarità è del 12,7%: in pratica, su 100 lavoratori regolari, quasi 13 sono in nero o in grigio. Il settore in cui si fa più nero è quello dei
servizi alla persona (42,6%), seguito da
agricoltura (16,8%),
terziario (13,8%)
costruzioni (13,3%), e poi
commercio,
trasporti,
alloggio e
ristorazione (12,7%).
L’economia sommersa nel nostro Paese vale
160 miliardi di euro, che corrispondono all’
8,7% del Pil: oltre 91 miliardi arriva dalle sottodichiarazioni, pari al 5% del Pil, e circa 68 miliardi dal lavoro irregolare vero e proprio (3,7% del Pil).