È vero, la città di Culiacán, 760mila abitanti nello stato di Sinaloa, in Messico, a parte qualche ristorante segnalato dalle guide e un paio di punti di interesse artistico come Plazuela Álvaro Obregó e il palazzo del Governo, non è che abbia granché da vantare. La città è ricordata per una battaglia, ma piuttosto recente: quella del 17 ottobre 2019, quando il Cartello di Sinaloa spedì 700 uomini armati di tutto punto per colpire obiettivi civili e militari, dichiarando che si sarebbero fermati solo dietro la liberazione di Ovidio Guzmán López, il figlio di Joaquín Guzmán, altrimenti detto “El Chapo”, il più grande narcotrafficante della storia, secondo “Forbes” al 25esimo posto della classifica degli uomini più ricchi del mondo, con un patrimonio stimato in 14 miliardi di dollari.
Nato e cresciuto a Sinaloa, figlio di poveri braccianti, El Chapo era riuscito perfino ad oscurare l’altra stella sudamericana del narcotraffico, il colombiano Pablo Escobar, che al contrario di lui avevano fermato le pistole della polizia al termine di un inseguimento sui tetti. A El Chapo è andata peggio: estradato negli Stati Uniti, sta scontando l’ergastolo in una cella nell’ADX Florence, un penitenziario considerato l’anticamera dell’inferno sulla Terra.
Vicende che hanno scritto la storia di quelle zone, che posti come Medellin, in Colombia, cerca disperatamente di cancellare combattendo il circuito turistico che si è creato intorno al nome di Escobar. Per Sinaloa, evidentemente, tutto questo non vale: non si spiegherebbe altrimenti l’elenco dei premi del “Gran Sorteo Especial”, la lotteria dello stato, con biglietti popolari venduti a 250 pesos (10 euro circa) e un montepremi dal valore complessivo che supera i 250 milioni di pesos, 10,5 milioni di euro al cambio attuale. In realtà, qui sta l’anomalia, non sarà denaro contante quello che vinceranno i tagliandi estratti il prossimo 15 settembre, ma immobili, per buona parte appartenuti proprio a El Chapo, quindi dotati di valutazione del mercato immobiliare, ma a cui aggiungere un valore storico, per quanto equivoco.
Fra le residenze dello spietato signore del cartello di Sinaloa, una in cui aveva vissuto fino a pochi giorni prima di una delle sue tante catture, avvenuta nel 2014, a cui aggiungere appartamenti, terreni e beni di lusso che facevano parte del suo impero, sequestrati dalla giustizia messicana, che in passato aveva tentato di monetizzare mettendo gli immobili all’asta, ma senza successo. Da lì la decisione di affidare i beni all’Indep (Instituto para Devolver al Pueblo lo Robaldo), l’istituto per la restituzione delle cose rubate al popolo messicano, che ha deciso di trasformarli in premi della lotteria.
Quella del febbraio 2014, è forse una delle più spettacolari fughe El Chapo, che dopo essersi rifugiato con un’amante in una delle sue tante abitazioni a Culiacán, era riuscito a eludere la polizia utilizzando un tunnel segreto che lo collegava ad una decina di altri rifugi. Ma quella volta era andata male: pochi giorni dopo, El Chapo era stato catturato nel celebre appartamento 401 del Miramar, un complesso residenziale a 200 km da Culiacán. Evaso di galera l’anno successivo, il signore del narcotraffico chiude definitivamente la carriera con l’arresto nel 2016, che anticipa di un anno l’estradizione negli Stati Uniti.