Il Sistema Sanitario Nazionale è a corto di figure di corsia.
Per prendere un appuntamento per una radiografia, una risonanza magnetica o qualunque esame specialistico con il SSN si devono aspettare mesi quando va bene, altrimenti anni.
Le file in pronto soccorso sono infinite.
C’è l’esigenza urgente di ben 65mila infermieri, a comunicare la stima è la Federazione degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (Fnopi).
La conferma è della Corte dei Conti che, oltre a segnalare 65mila posti vacanti e necessari calcola che, in base agli obiettivi enunciati nel PNRR, occorrerebbero almeno altri 20mila professionisti per rispondere alle esigenze di infermieri di famiglia e di comunità. Si prevede inoltre che i 10mila pensionamenti annui raddoppieranno dal 2029, e che perdiamo circa 3mila professionisti all’anno, che si trasferiscono all’estero o nel privato.
Nel nostro SSN operano 1,42 infermieri per medico contro i 2.7 della Germania, 2,8 del Regno Unito, 3,3 della Francia. Siamo drammaticamente lontani dagli altri paesi in termini di rapporto infermieri per medico.
Ma non solo. Quello che accade non fa ben sperare.
Le professioni sanitarie di colpo sembrano non attrarre più i nostri giovani che si affacciano alla vita universitaria e lavorativa.
In questa settimana c’è stato il test di ingresso per l’ammissione ai corsi di laurea delle professioni sanitarie. Prendendo in esame i dati sugli iscritti alle prove d’accesso universitarie per l’anno accademico 2023-2024, si osserva che in alcuni atenei i Corsi di laurea non raggiungono nemmeno il numero di posti a bando. La riduzione media è del 10% rispetto allo scorso anno accademico, così distribuita per aree geografiche: -12,6% al Nord, -15% al Centro e -5,7% al Sud.
Vediamo nel dettaglio i corsi con maggior perdita di futuri professionisti sanitari elaborati da Angelo Mastrillo, Segretario aggiunto della Conferenza Nazionale Corsi di Laurea Professioni Sanitarie e Docente dell'Università di Bologna in Organizzazione delle professioni sanitarie:
- ostetricia vede un crollo del 20% degli iscritti. Si passa dalle 6.354 candidature del 2022 alle 5.059 attuali (-20,4%).
- Infermieristica, registra il -10,5% di domande rispetto allo scorso anno (da 25.539 a 22.870).
- Fisioterapia vede un calo delle iscrizioni del -7,2%, dalle 20.013 dello scorso anno alle 18.572 attuali.
- Non da meno i tecnici di laboratorio: in calo del -10,2%. Quelli della prevenzione, del -9,3% rispetto al 2022. Calano anche le iscrizioni a corsi di igienisti dentali -3,8% e educatori professionali -8,7%.
L’Italia è il paese più anziano d’Europa e il secondo paese più anziano del mondo, gli ultra 65 sono il doppio degli under 15, ovvero il 25% della popolazione, quindi prevalgono e prevarranno sempre di più patologie croniche e fragilità, che richiedono poche e puntuali prestazioni cliniche e lunghe stagioni assistenziali, che necessitano più infermieri e operatori socio-sanitari e meno medici. Mancando questi ultimi o non riconoscendone il ruolo, cerchiamo disperatamente e impropriamente i medici.
L’Italia ha aumentato le borse di studio nelle scuole di specializzazione medica da 7.500 posti annui nel 2008 a 14.000 nel 2023. E guardando gli scritti al test di medicina di questo 2023 che sono 72.450 per un totale di 16.904 posti, a confronto dello scorso anno, nel 2022, che erano 65.378 iscritti a fronte di 15.895 posti, capiamo che stiamo andando in una direzione opposta alle nostre esigenze. Quindi, tra pochi anni, torneremo ad avere un aumento esagerato del numero dei medici presenti, mentre i posti universitari per infermieri verranno piano piano abbandonati. Certo, è facile spiegare lo scenario con un “è perché mancano le vocazioni?”. Ma sarebbe opportuno verificare se c’è qualcosa che non va nei modelli organizzativi e di servizio, e nelle politiche di reclutamento.
Rifondare l’immagine delle professioni sanitarie tra i giovani con una sana campagna informativa, modificare i modelli di servizio e organizzativi e le regole di “equipe di personale” che deve essere impiegato durante le procedure, limitando l’impiego di medici a quando è davvero necessario superando antichi retaggi burocratici di presenza e firma formale.
Le professioni sanitarie, esclusi i medici, sono 26, altamente qualificate, con sicurezze occupazionali assolute e ruoli professionali di grande interesse, e ci teniamo ad elencarvele:
- Infermiere;
- Infermiere Pediatrico;
- Ostetrica/o;
- Tecnico Sanitario di Radiologia Medica;
- Tecnico Audiometrista;
- Tecnico Sanitario di Laboratorio Biomedico;
- Tecnico di Neurofisiopatologia;
- Tecnico Ortopedico;
- Tecnico Audioprotesista;
- Tecnico della Fisiopatologia Cardiocircolatoria e Perfusione Cardiovascolare;
- Igienista dentale;
- Dietista;
- Podologo;
- Fisioterapista;
- Logopedista;
- Ortottista - Assistente di Oftalmologia;
- Terapista della Neuro e Psicomotricità dell'Età Evolutiva;
- Tecnico Riabilitazione Psichiatrica;
- Terapista Occupazionale;
- Educatore Professionale;
- Odontoiatra;
- Veterinario;
- Biologo;
- Fisico;
- Chimico;
- Psicologo.
Riprogrammare i numeri universitari, visto che rischiamo di generare un eccesso di medici, mentre mancano gli infermieri e personale tecnico sanitario, forse aiuterebbe molto nel far rinascere “vocazioni” soppresse.