Mai come in questo caso, parlare di “emorragia” calza a pennello per raccontare la fuga all’estero di 40mila medici italiani, esasperati da una burocrazia asfissiante, stipendi che sono fra i più bassi della UE e turni di lavoro massacranti per coprire tagli sempre consistenti alla sanità italiana.
Una fuga che si traduce in fretta in un danno economico per l’economia italiana: per ogni laurea in medicina pesano 40 mila euro di investimento, che diventano 150 per i chirurghi. Ma anche mettendo da parte le questioni economiche, un esodo di massa che si sta trasformando in una preoccupante carenza di medici che finisce per pesare sulle spalle di chi ancora sceglie di restare in Italia.
Fra le mete preferite dai camici bianchi che hanno cambiato indirizzo svettano Arabia Saudita e Qatar, dove la detassazione è da record e gli stipendi anche, ma senza dimenticare Francia e Regno Unito, due Paesi UE che al contrario dell’Italia hanno a cuore il sistema sanitario nazionale. Ma la scelta fra i posti dove gli stipendi possono arrivare a 60mila euro all’anno in più non manca, con picchi da favola come il Lussemburgo (+205mila), Olanda e Islanda (+110mila), Germania, Danimarca e Irlanda (+100mila).
Per tentare di innescare il meccanismo della retromarcia, ovvero convincere i camici bianchi a tornare in Patria, sarebbe allo studio un maxi sconto fiscale ispirato a quello del 2010 della cosiddetta “fuga dei cervelli”, ovvero scienziati, docenti e ricercatori universitari.
La proposta è stata lanciata da Orazio Schillaci, ministro della salute, che ha messo al lavoro i propri tecnici con l’idea di replicare lo sconto fino al 90% sulle tasse: nel periodo del trasferimento di residenza, e nei cinque successivi, gli stipendi percepiti sarebbero tassati del 10%.
Un lavoro partito da numeri che non lasciano molto spazio alle interpretazioni: secondo la “Fnomceo” (Federazione Nazionale degli ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri), sarebbero circa 39mila i medici che hanno lasciato l’Italia fra il 2019 ed il 2023, 11mila concentrati solo sullo scorso anno.
In una congiunta dell’Amsi (Associazione Medici di Origine Straniera in Italia), con le associazioni Uniti per Unire ed Umem, Unione Medici Euromediterranea, non nasconde una certa soddisfazione verso la proposta. Il presidente Amsi Foad Aodi ricorda che l’associazione solo nel 2023 ha contato più 6mila richieste di professionisti stranieri di lasciare la sanità italiana, ma il 70% “sarebbe disposto a tornare sui propri passi se esistessero in Italia le condizioni per non andare via. Allo stesso modo gli incentivi fiscali proposti dal Ministro Schillaci possono riportare nel nostro Paese tanti camici bianchi”.
Critiche al contrario, arrivano da Antonio De Palma, presidente del sindacato degli infermieri “Nursing up”: “Senza nulla togliere al valore che le centinaia di valenti camici bianchi sparsi per il mondo possono apportare al nostro SSN, ancora una volta il Ministro non nomina gli infermieri, eppure da settimane Schillaci sottolinea ai media che il deficit più urgente da risolvere è la carenza infermieristica. Ci fa piacere che, dalla stessa maggioranza, siano arrivati chiarimenti in merito alla proposta finalizzata a riportare le nostre eccellenze a casa, includendo nel discorso il riferimento a tutti gli altri professionisti della sanità, e non soltanto ai medici come invece fa il Ministro. L’estensione degli incentivi fiscali, va secondo noi allargata doverosamente anche agli infermieri ed agli altri professionisti sanitari che hanno deciso di lasciare il nostro Paese: circa 3000-3500 all’anno”.
Al momento, si chiaro, nulla è ancora deciso e certo: la proposta su cui è al lavoro la squadra del Ministro Schillaci dovrà vedersela presto con i colleghi del Mef per cercare le coperture, anche se secondo Annarita Patriarca, che ha lanciato la proposta per prima nel corso di un questione time: “La questione della copertura finanziaria è un problema facilmente risolvibile se non addirittura un falso problema. I medici che eventualmente sarebbero interessati a rientrare in Italia e beneficiare dello sconto Irpef fino al 90% di fatto già non pagano tasse nel nostro Paese e quindi non richiederebbero alcun budget di copertura. Anzi, il loro ritorno rappresenterebbe al contrario un surplus aggiuntivo per le casse dello Stato. È chiaro che la mia proposta, accettata e sposata dal Ministro Schillaci, può essere adottata in un arco temporale limitato, per aiutare il sistema sanitario nazionale a recuperare risorse umane in grado di far fronte alla crisi che sta colpendo gli ospedali italiani”.
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