I tassisti per protestare contro le norme sulle licenze contenute nel decreto Asset, approvato giovedì scorso dal Parlamento, hanno indetto per oggi
martedì 10 ottobre uno
sciopero di 24 ore. A farne le spese di questa giornata nera saranno soprattutto i lavoratori nelle metropoli e i turisti nelle città turistiche più gettonate, considerata già la grave carenza di taxi che le affligge dove, infatti, risultano attive poco più di 22mila licenze per auto bianche, troppo poche per far fronte all'incremento della domanda di questi mesi.
In passato gli scioperi dei taxi hanno paralizzato il traffico delle grandi città creando gravi problemi a cascata, vedremo oggi cosa accadrà.
Cerchiamo però di capire insieme le ragioni di questo sciopero, e partiamo dal descrivervi le nuove norme contenute nel decreto Asset.
Cosa prevede il decreto asset: le novità sulle licenze taxi - Il decreto Asset prevede che, attraverso un concorso straordinario, i Comuni delle città metropolitane e di quelle che ospitano almeno un aeroporto o un porto (sono circa 60 città) potranno:
-
aumentare del 20% il numero di licenze dei tassisti. Ma le nuove licenze potranno essere concesse solo ad autisti dotati di mezzi non inquinanti, cioè auto elettriche, ibride o a basse emissioni di CO2 (ovvero 61-135 grammi di anidride carbonica per chilometro). I singoli Comuni interessati dovranno presentare un bando che deve essere prima approvato dall’Autorità di regolazione dei trasporti (Art) entro quindici giorni (invece degli attuali sessanta), solo dopo questa approvazione sarà aperto il concorso per assegnare le nuove licenze.
-
Concedere l’autorizzazione alla doppia guida, cioè due autisti potranno guidare lo stesso taxi dividendosi in turni di lavoro. Per questa richiesta è sufficiente che un autista invii una comunicazione all’amministrazione locale. Sarà poi possibile affidare questa licenza, anche a titolo oneroso, a un terzo conducente, a patto che quest’ultimo sia dotato di tutti i documenti necessari per esercitare il servizio pubblico non di linea.
-
Concedere autorizzazione di licenza temporanea, con procedura semplificata, ma solo a chi è già titolare di licenza taxi o Ncc. La licenza temporanea avrà validità di 2 anni al massimo, e sarà concessa in caso di grandi eventi o che generano un aumento delle richieste del servizio taxi superiori alla media. Questa misura è stata presa in vista del Giubileo del 2025 a Roma e delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina del 2026.
Su queste nuove norme del decreto Asset c’è uno scontro “a tre”: da una parte ci sono gli operatori del settore e gli enti locali che ritengono inadeguato il decreto per ragioni opposte: troppe nuove licenze e troppo poche. Dall'altra il Governo che difende il decreto.
Cosa vogliono i tassisti - Non appena si è diffusa la notizia dell'approvazione del decreto Asset, è arrivata la reazione immediata del sindacato Usb che lo definisce “inopportuno” spiegando in una nota: “ce ne renderemo conto quando con il più classico scarica-barile enti locali e governo si rimpalleranno le responsabilità dell'incremento delle licenze senza nessun dato concreto”.
La motivazione principale di questo sciopero è che l’aumento del numero di licenze fino al 20%, abrogando ogni norma che prevede una programmazione territoriale, potrebbe significare un aumento della concorrenza e una riduzione del valore dei tassisti, in linea con ciò per cui i sindacati combattono da anni, ovvero: una regolamentazione più stringente per servizi di noleggio con conducente o di quelli offerti dalle piattaforme digitali di guida con autista come Uber. Secondo l’Usb, il reddito dei tassisti si determina attraverso la tariffa che a sua volta si compone nell’equilibrio tra domanda, offerta e costi di gestione. Aumentare il numero dei taxi portandoli a lavorare in “modalità antieconomica” diventa un processo di “sfruttamento indiretto” che mira a dare trasporti a prezzi che a breve diventeranno sempre più insostenibili.
A questo, va aggiunta l’azione delle multinazionali, che in un settore con interessi economici tendenzialmente in crescita proprio per i tagli in atto, guardano con estremo interesse la possibilità d’intervenire: senza costi d’impresa, con ricavi a provvigione e soprattutto esentasse basta pensare che “le provvigioni per queste società (come Uber o Freenow) arrivano circa del 25% rispetto ad una corsa media, e che inchieste internazionali (taciute in Italia) dimostrano che equivalgono circa al 10% della spesa sanitaria italiana”.
Forti critiche arrivano anche per la scelta di una scadenza biennale della licenza stagionale che mette in difficoltà i nuovi tassisti che per ottenerla sono costretti ad acquistare un veicolo ecologico, elettrico, che costa 40-50mila euro per farlo uscire tre o quattro mesi all'anno con una certezza di massimo due anni di attività.
In tutto a scioperare saranno tre sigle su ventiquattro: Usb, Orsa e Fast Cofsal.
Ad esempio, Uritaxi è contrario allo sciopero in quanto inutile poiché il decreto è già stato approvato, e altre sigle sebbene contrari al decreto vogliono spostare la protesta sulle singole città. Loreno Bittarelli, il presidente della Cooperativa Radiotaxi 3570, la più grande di Roma, consiglia di “andare per gradi: è da incoscienti ipotizzare 1.500 autorizzazioni tutte insieme, quando cala il lavoro si intoppa tutto e ci ritroviamo le macchine sul groppone, senza piazzole di sosta, adeguate infrastrutture per la sosta né le corsie preferenziali”. Nicola Di Giacobbe, invece, di Unica Filt Cgil, teme che la cessione a terzi a titolo oneroso porti a “lavoratori sfruttati al servizio delle multinazionali”.
Cosa vogliono i Comuni - Oltre ai tassisti, il Decreto Asset ha incassato critiche anche dagli amministratori locali, preoccupati dalla norma che prevede l’aumento delle licenze a carico economico dei Comuni. A bocciare le misure scelte dal Governo per aumentare il numero dei taxi in circolazione in 60 città italiane sono soprattutto i primi cittadini di Roma e Milano. Secondo loro ci vorranno dei mesi per attivare le procedure di assegnazione delle licenze e per le casse dei Comuni c'è anche il rischio di perdere le relative entrate finanziarie: con l'iter standard, infatti, il denaro derivato dall'acquisto delle licenze va all'80% ai tassisti detentori delle licenze preesistenti e al 20% al Comune. Il nuovo decreto, invece, permette sicuramente di risparmiare tempo ma i soldi vanno al 100% ai tassisti, “e in una città come Roma – afferma il sindaco Roberto Gualtieri - parliamo di svariati milioni. Io devo scegliere tra usare la procedura ordinaria o perdere risorse preziose”. Pertanto, Gualtieri preferirebbe avviare il vecchio iter e l'ipotesi, poco gradita alla categoria, è di circa 1.500 licenze in più rispetto alle 7.800 già circolanti in città, e per questa ragione incalza il Governo in modo provocatorio: “facessero un decreto di una riga che ripristina il 20 per cento delle risorse ai Comuni dalle licenze, e io gli farò l’applauso, faremo le nuove licenze un po’ prima”. Sulla stessa linea è il sindaco di Firenze, Dario Nardella, che sottolinea come il decreto "metta un tetto del 20% all'aumento comprimendo l'autonomia dei Comuni che in teoria ne avrebbero potute prevedere anche di più". E di ugual pensiero il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che richiede 1.000 licenze subito, cioè un numero oltre la quota prevista dal provvedimento del governo Meloni.
La posizione degli NCC - Chi ha ragione? Per gli Ncc il problema della carenza di traffico è da cercare in un comportamento sleale dei taxi, che fanno contemporaneamente gli Ncc e i tassisti, e i risultati sono che il servizio taxi ne subisce conseguenze in qualità. “Ciò che hanno fatto o stanno per fare, sarà semplicemente inutile. Ammesso che alla fine arrivino e si superino le tradizionali barricate tassiste, il 20% di licenze in più a Roma (o a Milano o a Firenze) saranno irrilevanti”, spiega a La Stampa Francesco Artusa, presidente di Sistema Trasporti, associazione per il trasporto privato di Ncc e bus turistici, “perché il problema non è quanti sono, bensì dove sono e cosa decidono di fare. Il taxi è un ibrido, un cosiddetto servizio pubblico che di pubblico ha solo le tariffe predeterminate dai comuni e spesso nemmeno quelle. La verità invece è che si tratta di un servizio privato totalmente autogestito da privati che in forma singola o associata decidono non solo se e quando lavorare, ma anche quale utenza servire e quale no”.
Giorgio Dell’Artino, presidente Comitato Air (Autonoleggiatori Italiani Riuniti) specifica che il noleggio con conducente attendeva modifiche alla normativa che però non sono entrate nel decreto legge: “se avessero accolto gli emendamenti presentati da Forza Italia e Terzo polo per il settore Ncc in meno di due mesi avremmo creato oltre 10.000 posti di lavoro a vantaggio di turisti, cittadini e imprese”. A riguardo Artusa spiega: “Semmai è con gli Ncc che possono strutturare l'operatività 24 ore su 24, che un plus di licenze aggiuntive darebbe risultati soddisfacenti. Ma in ambito taxi, per migliorare la situazione solo attraverso l'aumento dell'offerta, bisognerebbe raddoppiare, ma anche triplicare il numero di licenze, ovvero fare in modo che l'offerta superi la domanda. Solo così verrebbero costantemente presidiate le stazioni ferroviarie e gli altri punti di raccolta 'poco redditizi'”. In sintesi conclude Artusa: “se Roma o Milano o Firenze dovessero alla fine solo emettere il 20% di licenze taxi tra un anno la situazione potrà solo peggiorare a meno di un crollo della presenza di turisti, magari per stanchezza. Un qualcosa che spero non si auguri nessuno, anche se non ci scommetterei”.
Tra tutte queste polemiche multifronte siamo noi cittadini, lavoratori, spesso fuori sede, anziani e studenti, che ne paghiamo le conseguenze e non ci resta che restare lunghe ore in fila in attesa di un taxi, soprattutto in determinati momenti del giorno e dell’anno.
Intanto vedremo cosa accadrà con lo sciopero di oggi 10 ottobre, anche se siamo convinti che non si noterà molta differenza rispetto ai giorni normali, perché tanto anche in quei giorni i taxi non si trovano.