Con la pietra tombale sul redditometro, almeno per adesso, si chiude anche l’epoca del Fisco che picchia sodo verso chi trasgredisce alle regole.
Riassunto in breve, è uno dei pilastri del Dlgs che revisiona il sistema sanzionatorio tributario italiano, uno dei più alti d’Europa, che mette un tetto del 120% - contro il 240 di prima – per chi non presenta la dichiarazione dei redditi, dell’Irap o del sostituto d’imposta, mentre la dichiarazione infedele scende dalla forbice 90-180% al 70%. La novità riguarda anche i commercianti, con un tetto di 1000 euro per la tardiva, omessa o non completa trasmissione dei corrispettivi giornalieri, mentre l’omessa, incompleta o infedele comunicazione delle minusvalenze avrà come tetto massimo 30mila euro, al posto dei 50mila precedenti. E ancora l’omessa dichiarazione di successione (tra 150 e 500 euro), l’infedele dichiarazione di successione (250-1000 euro), l’omessa registrazione di atti (tra 45 e 120%) e per finire l’omessa presentazione di atti nel corso di un’ispezione, con sanzione compresa fra 250 e 2000 euro.
Da mettere in conto l’effetto negativo sui 2,27 miliardi che il Fisco incassa ogni anno per via di multe e sanzioni – ridotte complessivamente del 10% - ma che la relazione tecnica allegata al decreto spiega da una parte confidando in un maggior spirito di adesione all’accertamento, oltre all’esigenza di snellire le procedure e garantire una maggiore trasparenza nei rapporti fra Fisco e contribuenti. E questo senza contare che molte somme delle cartelle esattoriali sono risultate impossibili da recuperare proprio per via della sproporzionalità delle somme richieste.
Per tutte le sanzioni valgono comunque due principi: il primo, l’impossibilità del contribuente a far fronte al pagamento per cause di forza maggiore, con possibilità per il Fisco di aggredire i beni del contribuente “Salvo che sussista il concreto pericolo di dispersione della garanzia patrimoniale, desumibile dalle condizioni reddituali, patrimoniali o finanziarie del reo, tenuto altresì conto della gravità del reato”. Il secondo riguarda invece il peso specifico della valutazione della rilevanza del fatto in sede amministrativa o giudiziale. Ma attenzione, perché se la violazione commessa rientra nell’elenco delle più gravi e si è recidivi nei tre anni successivi ad una violazione già accertata, il rischio è di pagare anche il doppio rispetto alla multa attualmente prevista.
In questo modo, secondo il viceministro Leo, le sanzioni dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione si “avvicineranno ai parametri europei, con un principio di maggiore proporzionalità” rispetto agli illeciti commessi. La media UE delle sanzioni si aggira intorno al 60% di quanto dovuto al Fisco, di gran lunga meno di quanto previsto in Italia, che tuttavia è il Paese UE in cui la somma evasa ogni anno è maggiore: per essere precisi 192 miliardi di economia non osservata nel 2021, di cui 84 tra tasse e contributi non versati.
“Per le sanzioni penali – aggiunge il viceministro Leo - verranno adeguate le norme relative alla non punibilità agli indirizzi emersi dalla giurisprudenza, aiutando chi non può pagare per cause di forza maggiore, chi decide comunque di mettersi in regola, anche attraverso la rateizzazione, pagando l’intera imposta, le sanzioni (ridotte) e gli interessi. Verranno invece colpiti i comportamenti fraudolenti, simulatori ed omissivi a danno del fisco: lo Stato deve venire incontro ai contribuenti onesti, ma non può e non deve abbassare la guardia nei confronti di coloro che fanno i furbi”.
“Per chi negli anni non ha avuto a che fare con Equitalia potrà sembrare roba da poco, ma a chi invece le gambe sono tremate nell’aprire le buste verdi e vedere il proprio debito quadruplicare, posso garantire che è un giorno da festeggiare”, ha commentato Lino Ricchiuti, vice responsabile nazionale del Dipartimento Imprese e Mondi produttivi di Fratelli d’Italia.
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