Quando, a novembre dello scorso anno, mentre era in diretta all’uscita dello stadio per raccogliere commenti sull’incontro Empoli-Fiorentina appena disputato, la giovane giornalista di Toscana Tv Greta Beccaglia ricevette una pacca sul sedere da un tifoso di passaggio (cfr. “
Iperboli” su Fiscal Focus del 4 dicembre 2021), la notizia ebbe un rimbalzo gigantesco.
I tribunali social si scatenarono, arringando a difesa della poveretta, riconvertita immediatamente in vittima non tanto di un comportamento sessista ma di un vero e proprio atto di violenza sessuale.
L’autore del gesto, prontamente messo alla gogna da quegli stessi tribunali, finì così per beccarsi un Daspo di tre anni ed una denuncia che contemplava la prospettiva d’una non trascurabile permanenza in carcere.
Come se non bastasse, Giorgio Micheletti – giornalista di datata esperienza, che dallo studio conduceva la trasmissione cui era finalizzato il collegamento - per aver cercato di rassicurare la collega con goffo “dai non te la prendere”, mirante perlopiù a stemperare l’imbarazzante momento, fu subito altrettanto mediaticamente condannato come complice del molestatore e sospeso dall’emittente tv, con tanto di provvedimento disciplinare dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana.
L’episodio mi torna alla mente per via dell’inevitabile confronto che si impone con la recente vicenda di cui si è resa protagonista la giovane conduttrice (anche stavolta) di un programma calcistico.
Lei è Sara Pinna e ci tiene a precisare di non essere una giornalista, sebbene da diverso tempo sia alla guida del programma “Diretta Biancorossa” trasmesso dell’emittente veneta TvA.
Proprio da lì, nel corso della puntata del 20 maggio scorso, la gentil donzella in sottanina minimalista (secondo l’ormai noto protocollo che, senza più porre distinzioni tra rubriche di opinione e passerelle d’avanspettacolo, tende a gratificare l’occhio prima che la mente), ha apostrofato in maniera pungente un tifoso cosentino che - al microfono dell’inviato che si trovava fuori dallo stadio dove impazzavano i festeggiamenti per la salvezza in B, confermata dalla sconfitta inflitta al Vicenza - aveva esultato con un “
Lupi si nasce”.
Forse ferita nell’orgoglio per la sconfitta della squadra vicentina o piccata da cotanto campanilismo, l’affilata e pronta replica della conduttrice era stata: “
E gatti si diventa. Non ti preoccupare che venite anche voi in Pianura a cercare qualche lavoro”.
Come se già di per sé non bastasse la cattiveria insita in quest’affermazione che, senz’ombra di fraintendimento, denota il persistere - anche nell’immaginario di generazioni a noi più prossime - di luoghi comuni legati a veri e propri pregiudizi e discriminazioni, ciò che è ancor più grave è che il tifoso rimbrottato non era che un soldo di cacio di sei o sette anni che, tenuto in braccio dal papà, aveva ripetuto in maniera incerta un suggerimento che questi gli aveva sussurrato all’orecchio.
In più, anche l’inviato che aveva raccolto le parole del bimbo ha rinforzato la replica della conduttrice con le proprie personali lusinghe, commentando con un caustico “Non male Sara”.
Non da tifosa, ma senz’altro da calabrese e cosentina quale resto, nonostante la mia “naturalizzazione romana”, mi sento offesa; ma, più ancora, mi irrito di fronte all’ennesima dimostrazione di stupidità di quanti, nel rendere un servizio informativo che, per sua natura deve essere quanto più veritiero e neutrale possibile, si concedono inopportune licenze, caricati dalla convinzione di apparire sagaci e brillanti.
E mi sdegna pure che, di fronte all’ennesima dimostrazione del fallimento culturale d’una società che, ostentando modernità e progresso, resta poi evidentemente ancorata in maniera coriacea ad antiquati stereotipi e pregiudizi, persista un criterio di “doppia misura” nel giudicare.
Prova ne sia che né la conduttrice (la quale, probabilmente dietro suggerimento dei vertici dell’emittente, qualche giorno dopo l’episodio ha provveduto a scusarsi per le sue inopportune parole, nel tentativo di placare le polemiche) né tanto meno il corrispondente (che, poveretto, la sottanina minimalista della collega doveva aver inebetito) sono stati raggiunti da alcun formale richiamo o sottoposti a provvedimenti disciplinari.
Fortunatamente ci ha pensato il papà di Domenico - il piccolo tifoso rossoblu - a dare una lezione di rispetto e correttezza alla Sara-paladina-della-Pianura, indirizzandole il suo fermo “j’accuse” in una lettera diretta ed incisiva:
“Lei, con la sua qualifica di giornalista, dovrebbe ben sapere e dimostrare a coloro ai quali si rivolge cosa sono etica e morale. Due qualità a lei sconosciute a quanto pare. In ogni caso, qualora nella propria terra mancasse lavoro, non ci sarebbe comunque da vergognarsi a cercarlo altrove.”
E, con uno stile pungente tanto quanto la stilettata della conduttrice, “il papà di Domenico” – come si è firmato – ha chiosato:
“Nascere lupi vuol dire amare i colori della propria squadra e supportarla in tutto e per tutto. Nessuno invece nasce ignorante, alcuni ahimè decidono di diventarlo. Vorrei ricredermi e sperare che non sia il suo caso”.
Touché.