Controlli a tappeto e caccia alle case fantasma: al ministro del Mef sono bastati pochi accenni nel corso dell’audizione sul Piano strutturale di bilancio per scatenare il panico: “Andremo a verificare se chi ha usufruito dei bonus edilizi ha aggiornato i dati catastali”, salvo poi aggiungere “Non si tratta di fare l'aggiornamento a valori di mercato che la Commissione ci ha chiesto, si tratta semplicemente di andare a cercare le case fantasma e soprattutto a precisare una norma della scorsa legge di bilancio che chi fa ristrutturazioni edilizia è tenuto ad aggiornare i dati catastali. Andremo a verificare e se non li hanno aggiornati vuol dire che ci saranno benefici a favore dei Comuni. Il condono va esattamente in questo senso di regolarizzazione”.
Ma c’è già chi definisce le parole di Giorgetti come una velata forma vendetta personale verso il Superbonus, l’agevolazione che ha tolto il sonno a lui stesso e a decine di funzionari del tesoro, mettendo a rischio i conti pubblici, ma che soprattutto continua a mettere in affanno il Governo, alla ricerca spasmodica di denari con cui tener fede alle promesse dei tagli sul cuneo fiscale e dell’Irpef che dovrebbero entrare nella prossima manovra finanziaria.
In pratica, detto in modo un po’ brutale ma realista: chi ha ottenuto il Superbonus, e di conseguenza incrementato il valore del proprio immobile, potrebbe vedersi aggiornare le rendite catastali, con conseguente aumento delle imposte, partendo dall’Imu ma con effetti che possono arrivare all’Isee e al reddito lordo Irpef se si tratta di prima casa.
Secondo il Testo unico dell’edilizia, entro 30 giorni dalla fine dei lavori di ristrutturazioni, a chiusura della pratica, il direttore dei lavori deve depositare in Comune la prova dell’avvenuta presentazione della variazione catastale, o in mancanza di questa una dichiarazione secondo cui non sia avvenuta nessuna modifica che riveda il classamento.
Ma questo, malgrado la regola, non sempre accade, e per mettere una pezza la manovra dello scorso anno aveva previsto una norma che consentiva all’Agenzia delle Entrate di verificare sugli immobili beneficiari di Superbonus, se la dichiarazione di variazione catastale fosse stata presentata o meno “anche ai fini degli eventuali effetti sulla rendita dell’immobile presente in atti nel catasto dei fabbricati”.
In realtà, e qui scatta il problema, molti dei lavori compresi nel Superbonus non comportano alcun obbligo di effettuare la variazione della rendita, che al contrario è necessaria solo nei casi di aumento del numero di vani o della volumetria. Ma attenzione, perché l’obbligo di aggiornare la rendita vale anche se il valore dell’immobile cresce del 15%, portandosi appresso aumenti delle rendite catastali che secondo il motore di ricerca della Gazzetta Ufficiale sarebbero comprese fra il 16 e il 18% per il passaggio di una classe, superando invece il 30% da due classi in su.
“Abbiamo letto insieme alle smentite, quindi non sappiamo dove stia la verità. In realtà quell’intervento andrebbe ad agire sull’Imu, ma l’Imu va nelle casse comunali e quindi non ha un impatto diretto sulla Manovra, a meno che non diminuiscano i trasferimenti dal governo ai Comuni”, ha commentato Federica Brancaccio, presidente dell’Ance, con un fondo di incertezza che riguarda anche il numero degli edifici interessati e le prime proteste di chi già evoca ricorsi per dubbi di costituzionalità, come Antonio Baldassarre, costituzionalista italiano e presidente emerito della Consulta: “L’eventuale misura di rivedere le rendite catastali per chi ha usufruito del Superbonus pone qualche dubbio di costituzionalità: in quel caso sarebbe violato 'il principio di affidamento', perché verrebbe tradita la garanzia che il cittadino aveva avuto dallo Stato sul beneficio di quel provvedimento edilizio, ancora previsto fino ad un anno fa. Se lo Stato fornisce un incentivo al cittadino, poi non può penalizzarlo, questo farebbe apparire contraddittorio il fronte del legislatore”.
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