5 miliardi da cui partire e l’indicazione di tutelare, anzitutto, i lavoratori con il reddito più basso. Nonostante alla stesura della Legge di bilancio manchino ancora più di tre mesi, le trattative tra le parti e i bilanci sono già aperti: priorità è evitare la crisi di governo, per mano dei 5 stelle, con i quali l’esecutivo conta di allentare le tensioni con l’aumento delle buste paga, tramite taglio della tassazione. Le altre tensioni da appianare sono poi tra la destra e il Pd, con Letta da un lato che fa appello per un’azione “shock” a favore dei lavoratori e Lega e Forza Italia che puntano a sgravare anche le imprese. Tutte misure, comunque, da rimandare all’autunno e da inserire in agenda per la legge di bilancio.
Cuneo, Italia da record - A chiedere un taglio del cuneo immediato sono invece sindacati e imprese: proprio da quest’esigenza era nato il tavolo di lavoro tra le parti sociali di questi giorni. Il peso del fisco sul lavoro, in Italia è effettivamente tra i più alti dell’Ocse: dietro solo a Belgio, Germania e Francia per i contributi a carico del datore di lavoro, mentre superiamo Francia e Germania per l’imposta sul reddito e di nuovo la Francia con i contributi a carico del lavoratore.
Far incontrare le richieste - Da far combaciare sono poi le richieste di tutte le parti e le prime stime del Mef, specialmente per quanto riguarda la platea: l’ambizione è quella di includere le fasce medio-basse, dunque tutti i redditi sotto i 35 mila euro. Se non ci fosse spazio di manovra sufficientemente ampio, si considereranno invece solo quelli al di sotto dei 20 mila. Stime, ad oggi, fatte senza considerare peraltro tutti quei possibili fattori esogeni, dalla guerra al caro energia, senza dimenticare possibili retrocessioni in Eurozona o tassi d’interesse. Tra le molte varianti, richieste e pretese, però, la priorità dell’esecutivo di proteggere il potere d’acquisto delle famiglie, sembrerebbe solida e invariata.
Le proposte - Per raggiungere l’obiettivo le vie sono tante: per esempio, da Confindustria la proposta di intervenire sui contributi con 16 miliardi, dal Governo invece un altro passo in direzione della riduzione delle aliquote Irpef. Tutte misure strettamente collegate tra loro, comunque, e che porteranno inevitabilmente a discutere nuovamente anche di salario minimo. Dall’esecutivo anche una spinta alla contrattazione di secondo livello per aumentare le retribuzioni nette. In generale, la linea più condivisa, con punti d’incontro anche con sindacati e associazioni imprenditoriali, sembrerebbe essere quella del ministro Orlando, con un intervento sui vari settori collegato ai vari parametri dei contratti.
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