Ci siamo sempre chiesti se tra una siesta e l’altra nei paesi molto caldi e soleggiati si lavorasse di meno per fatica o per pigrizia… Oggi che i cambiamenti climatici si stanno portando dietro un riscaldamento generalizzato dell’ambiente in cui noi viviamo e lavoriamo, stiamo sperimentando che lavorare dove le temperature sono molto elevate può generare una diminuzione della produttività oltre che tanti rischi di salute ai danni dei lavoratori. Proprio le alte temperature, infatti, avrebbero contribuito alla morte di due lavoratori in meno di 24 ore, tra la sera del 18 e la mattina del 19 luglio, nel Bresciano, proprio in questi giorni che Brescia è bollino rosso. Uno di loro che lavorava nel cantiere Tav Brescia-Verona è stato trovato in un container-alloggio a Lonato del Garda, l’altro nel suo camion nell’autoparco di Castenedolo vicino al casello di Brescia Est.
In virtù di tutto questo che sta succedendo, sono intervenuti naturalmente i sindacati, cercando di negoziare le necessarie modifiche temporanee all'organizzazione del lavoro, rimodulando turni e orari, chiedendo, laddove necessario, l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale specifici fino ad arrivare, sempre se necessario, all'astensione dalle attività con conseguente richiesta della cassa integrazione.
D’altronde l’ambiente differenzia e sviluppa adattamenti e cambiamenti, l’analisi dell’evoluzione della specie è applicabile soprattutto all’uomo, e noi uomini dobbiamo adeguarci per sopravvivere.
Cosa dice l’Inail - L’Inail ha diramato ai datori di lavoro, alcune indicazioni sull'attività a rischio nelle ore più calde, su come riorganizzare il lavoro, suggerendo di mettere a disposizione dei lavoratori acqua e aree ombreggiate insieme a pasti con frutta e verdura, ma anche la promozione del controllo tra i lavoratori in modo da attivare rapidamente i soccorsi in caso di colpo di calore o malori. Sottolineando che quando le temperature superano i 38 gradi c'è un rischio di incidenti superiore del 10-15%.
Come si stanno comportando le aziende con il caldo - Nel mentre, tra le aziende, nella giornata di martedì 18 luglio, la Stellantis, uno dei principali costruttori automobilistici, ha mandato a casa i lavoratori del reparto Panda nello stabilimento di Pomigliano d'Arco, che già il giorno prima si erano fermati spontaneamente per le temperature che rendevano impossibile lo svolgimento delle attività.
La cassa integrazione per “eventi meteo”: sopra i 35 gradi e sotto lo 0 - Le norme che prevedono la possibilità di chiedere la cassa integrazione ordinaria in caso di temperature superiori a 35 gradi, anche se solo percepite, esistono già da anni.
L ’Inps, a tal proposito, è dal 2017 che prevede con le alte temperature estive e il caldo estremo, ma anche con temperature sotto i zero gradi centigradi, la possibilità di richiedere la cassa integrazione ordinaria.
Inoltre anche temperature inferiori a 35 gradi centigradi possono determinare l’accoglimento della domanda di cassa integrazione ordinaria, qualora entri in considerazione la valutazione della temperatura percepita, che è più elevata di quella reale. E deve essere tenuta in considerazione anche la percentuale di umidità che combinata con la temperatura può causare condizioni di lavoro insostenibili. Le temperature normali e quelle percepite possono essere ricavate sempre dai bollettini meteo, quindi il datore di lavoro non è tenuto a comunicarle. Vanno invece ben specificate nella domanda, le cause riconducibili all’eccessivo calore che hanno portato alla sospensione del lavoro. Per via della sua eccezionalità, negli ultimi anni sono pochissime le aziende che l’hanno richiesta, mentre è molto frequente quella per maltempo durante i mesi autunnali e invernali.
Quando si può richiedere la “CIGO”: mestieri a rischio - L’Inps individua, con alcuni esempi, le tipologie di mestieri e le condizioni a rischio con le temperature elevate per le quali è possibile fare richiesta della cosidetta “CIGO” (cassa integrazione guadagni ordinari) per il caldo: i lavori di stesura del manto stradale, i lavori di rifacimento di facciate e tetti di costruzioni, le lavorazioni all’aperto che richiedono indumenti di protezione e, in generale, tutte le fasi lavorative che avvengono in luoghi non proteggibili dal sole o che comportino l’utilizzo di materiali o macchinari particolarmente sensibili al forte calore. Ma anche le lavorazioni al chiuso allorché non possano beneficiare di sistemi di ventilazione o raffreddamento per circostanze imprevedibili.
Chi può richiedere la cassa integrazione per il caldo - La richiesta per la cassa integrazione con causale “eventi meteo” deve essere effettuata dal datore di lavoro su indicazione del responsabile sicurezza dell'azienda. Nella domanda il datore di lavoro dovrà indicare i giorni in cui l'attività lavorativa è stata sospesa o ridotta a causa delle temperature elevate, che potrebbero comportare rischi per la salute dei lavoratori. Inoltre, dovrà essere specificata la natura delle attività.
Purtroppo, alcune volte, sempre per motivi legati alla produzione, la cassa integrazione non viene attivata dal datore di lavoro perché la priorità resta quella di adempiere in tempo utile alle commesse, che nemmeno il caldo elevato riesce a rallentare. E tornando all’esempio fatto in apertura sull’evoluzione della specie, possiamo solo osservare che non è mai stata, di certo, la venalità a dettarne il passo.