L’imperatore del Giappone è preoccupato per le Olimpiadi di Tokyo. Pensare che non è l’unico e neanche l’ultimo non basta, perché per lo stretto protocollo reale nipponico, l’imperatore è chiamato ad esprimere il meno possibile il proprio parere in questioni politiche.
A infrangere in via eccezionale quel che prescrive la Costituzione, raccontando la preoccupazione dell’imperatore Naruhito, salito al trono nel maggio del 2019, è stato Yasuhito Nishimura, grand stewart imperiale, nel corso di un’affollatissima conferenza stampa. “Per quanto riguarda le Olimpiadi, l’imperatore è estremamente preoccupato per lo stato attuale delle infezioni da coronavirus. Suppongo che la preoccupazione sia per il rischio di un aumento dei contagi ai Giochi Olimpici e Paralimpici, per i quali sarà lui stesso patrono onorario”.
Una complicazione in più, a meno di un mese dall’accensione della fiamma olimpiaca, per il premier Yoshihide Suga, che pochi giorni fa insieme al comitato organizzatore ha confermato a denti stretti che le gare si svolgeranno con un massimo di 10mila spettatori, dopo aver allentato lo stato di emergenza.
Ormai neanche più la politica tenta di nascondere un malcontento generale che parte compatto dall’opinione pubblica, per un’edizione dei giochi che probabilmente passerà alla storia come la meno desiderata di sempre. Nessun entusiasmo e nessuna attesa spasmodica accompagna l’arrivo dei circa 10mila atleti da 207 nazioni (Russia a parte, deferita due anni fa dopo lo scandalo doping), malgrado si prepari uno spettacolo dai numeri impressionanti: 50 sport diversi, 33 discipline sportive, 339 eventi, 42 location.
Nell’aria, a cancellare ogni entusiasmo, resta il virus e le quattro ondate che finora hanno colpito il Paese, l’ultima a metà maggio, che rischiano di trasformare i giochi olimpici da una festa dei principi puliti e adamantini dello sport in un’occasione “superspread”, un contagio che partendo da Tokyo può colpire il resto del mondo, con conseguenze inimmaginabili per l’immagine e l’economia nipponica.
Non c’è giapponese che non lo sappia e non lo tema, come raccontano i sondaggi che impazzano sui media da mesi finendo per testimoniare una sfiducia che aumenta in modo proporzionale all’inizio dei giochi: secondo il “Japan Times”, l’86% dei giapponesi teme una ripresa dei contagi proprio per via delle olimpiadi, e di questi almeno il 40% - rassegnato a subire l’appuntamento – auspica che si svolgano a porte chiuse. Per finire con il 30% che non si arrende e chiede di annullare tutto, finché c’è il tempo di farlo. Perfino la comunità medica, ricorda che “Le Olimpiadi di Tokyo del 1049 erano state annullate per via della guerra. Anche questo è un conflitto, come ha ricordato il segretario generale dell’ONU, siamo quindi tutti invitati a esercitare l’umana ragione per sospendere le Olimpiadi”. La replica è stata affidata alle parole di Seiko Hashimoto, ex sportivo e presidente del comitato organizzatore di Tokyo 2020: “Promettiamo a tutti che difenderemo e proteggeremo la loro salute”.
Una macchina immensa e complicata si è messa in moto e niente al mondo può più fermarla, neanche i pensieri preoccupati dell’imperatore.
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