L’unica certezza è che sarà un’estate di grande sport, ma al tempo stesso accompagnata da una grandissima incertezza: chiudere i conti senza troppe perdite. Da “UEFA Euro 2024”, gli europei di calcio ospitati in Germania, alla 101esima edizione del “Tour de France”, dal torneo sull’erba sacra di “Wimbledon” a Olimpiadi e Paralimpiadi di Parigi, proseguendo senza sosta con la “Supercoppa Europea” di calcio, la “America’s Cup” di vela, i Mondiali di Ciclismo su strada, le finali ATP di tennis e la Coppa Davis.
Mesi e mesi di eventi sportivi d’alto lignaggio che oltre all’immagine del campione che alza la coppa al cielo commosso al suono dell’inno nazionale, per i Paesi ospitanti significano investimenti “monster” che hanno come fine ultimo un ritorno di immagine, di posizionamento, di rilancio turistico, ma anche mostrare al mondo il proprio know-how di efficienza, trasformando il tutto in una straordinaria occasione per rafforzare la propria capacità diplomatica sul piano internazionale. Ma soprattutto, qualsiasi evento, dal primo all’ultimo, ha un conto economico che non sempre viene rispettato.
In Germania, dove gli europei di calcio tornano per la terza volta in 17 edizioni, il sentimento che circola con più insistenza è lo scetticismo. Difficile, secondo gli analisti del “German Economic Forum”, aspettarsi la replica dell’impennata di economica lasciata dai Mondiali 2006 malgrado il Paese abbia contenuto le spese grazie ad una rete autostradale e di infrastrutture di prim’ordine, e i 10 stadi ospitanti siano autentici gioielli di efficienza e sostenibilità. E se l’associazione tedesca dei produttori di birra incrocia le dita sperando nell’aumento del 5% di consumi registrata 18 anni fa con il Mondiali (fra l’altro vinti dall’Italia), l’Istituto economico tedesco gela le speranze: “Per l’economia, i grandi eventi sportivi non sono più dei fuochi artificiali”. C’è, almeno per il mercato interno, il miraggio che i risultati sportivi della squadra spingano sull’entusiasmo dei consumatori tedeschi. Ma questo lo deciderà il campo e non una riunione.
La UEFA, dal canto suo, ha stimato incassi per circa 2,5 miliardi di euro fra diritti televisivi, sponsor e vendite di biglietti e gadget, mentre solo per trasformare il torneo nel più sostenibile di ogni tempo sono stati stanziati 32 milioni di euro, a cui aggiungere otto miliardi per adeguamenti e risistemazioni della rete autostradale (270 km di autostrade e 60 di superstrade), ma nulla che venga costruito espressamente per gli Europei. Altri sette miliardi sono serviti per migliorie alla mobilità cittadina nelle 10 sedi degli stadi che ospitano gli incontri, città che potrebbero ricevere una “modesta” spinta economica, ma ben lontani dal credere che Euro 2024 si trasformi in una spinta al Pil tedesco, che nel 2023 si è ridotto dello 0,3%, trasformando quella che un tempo era la “locomotiva dell’Europa” in una grande e debolissima economia occidentale.
E non va meglio neanche spostandosi in Francia, dove dopo le turbolenze delle elezioni europee tutto è pronto per le Olimpiadi di Parigi 2024. Ospitare la macchina olimpica, secondo un’analisi di “Bloomberg”, equivale più o meno ad aprire “un pozzo di cui non si vede il fondo”, tanto che aumentano sempre più i Paesi che si chiedono quanto valga la pena organizzare i Giochi per bruciare camionate di denaro sulla fiamma olimpica.
Sulla questione, il Comitato organizzatore di Parigi 2024 ha chiesto il supporto del “CDES” (Centre de Droit et d’Économie du Sport) dell’Università di Limoges, che dopo aver fatto i compiti a casa ha stimato un ritorno economico compreso tra 6,7 e 11,1 miliardi di euro, ma con ritorno significativo sul turismo grazie alla presenza di circa 3 milioni di visitatori che lasceranno sul suolo francese altri 2,6 miliardi di euro. Cifre che potrebbero sembrare confortanti, se non fosse per altre stime che parlano di una spesa ormai impazzita che supera i 9 miliardi, ben oltre i 3,2 ipotizzati all’inizio.
Non è un segreto: l’Università di Oxford ha calcolato che le ultime tre edizioni delle Olimpiadi moderne siano costate 51 miliardi, con il conto delle spese salito fino al +185% rispetto ai budget e alle speranze di risparmiare un po’.