“Colui che aspetta molto può aspettarsi poco”. Nel 1985, quando scrisse questa frase racchiusa nel libro “L’amore ai tempi del colera”, Gabriel García Márquez non pensava all’Italia, il Paese che ancor più del diritto al lavoro, è fondato sull’obbligo delle liste d’attesa.
Una piaga e una iattura insieme a cui il Governo sta tentando di mettere una o più pezze, con l’idea di imporre una dieta ferrea alla burocrazia dilagante. Insomma, per quanto accolto da una salva di polemiche, il Consiglio dei Ministri ha approvato un DL e un DDL definiti dal ministro della Salute Schillaci “frutto di un lavoro che ci ha visti confrontare con Regioni, ordini professionali e associazioni dei cittadini”. Proprio le Regioni, secondo Raffaele Donini, coordinatore della Commissione Salute per la Conferenza delle Regioni, sarebbero state coinvolte allo scadere, dettaglio che lo porta a bocciare il decreto: “Le Regioni hanno avuto il testo del decreto a poche ore dal CDM, quindi significa che il nostro parere non si è ritenuto utile acquisirlo preventivamente. Ci si risparmi almeno l’imbarazzo di dover smentire ogni riferimento alla concertazione con le regioni. Ci riuniremo nei prossimi giorni e faremo pervenire le nostre proposte di modifica del decreto concordate in modo unanime”.
All’art. 1, il Decreto Legge prevede l’istituzione presso la “Agenas” (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari) di una piattaforma nazionale che sia in grado di monitorare i tempi delle prestazioni su tutto il territorio italiano. La piattaforma dovrà anche riuscire in un’impresa oggi al limite dell’impossibile: riuscire a dialogare con tutte quelle regionali, mentre riscontrando inefficienze, la Agenas avrà l’obbligo di attivare l’audit verso le aziende sanitarie. All’art 3, viene definito “l’obbligo di un Cup unico regionale o infraregionale con tutte le prestazioni disponibili del pubblico e del privato convenzionato” che preveda “la nullità del contratto con il privato accreditato che non provveda a inserire le prestazioni nei Cup pubblici”.
Il Cup dovrà anche garantire un servizio di “recall” per ricordare la visita o l’esame, e scongiurare così il fenomeno del 20% delle prenotazioni a cui attualmente non si presenta nessuno: chi non effettua la visita sarà chiamato a pagare ugualmente il ticket. Nel caso poi le prestazioni sanitarie non siano erogate “nei tempi previsti dalle vigenti classi di priorità, le aziende garantiscono al cittadino la prestazione in intramoenia o attraverso il privato accreditato”. Le aziende sanitarie e ospedaliere non potranno in alcun caso sospendere o chiudere le prenotazioni.
Il DL prosegue dedicando l’art. 4 all’estensione di visite ed esami diagnostici anche nei giorni di sabato e domenica, con fascia oraria prolungata, ma “Per evitare abusi dell’attività in intramoenia a scapito dell’attività istituzionale finalizzata alla riduzione delle liste d’attesa, si prevede in ogni azienda ospedaliera le ore di attività libero professionale non deve eccedere quella ordinaria”. Riguardo al tetto di spesa per il personale tutto è ancora legato alle verifiche con il Mef, anche se l’idea è di incrementare del 15% il Fondo sanitario rispetto all’anno precedente. Un meccanismo che dal prossimo anno sarà sostituito da un altro “non vincolante ma legato alla programmazione delle aziende sulla base di un fabbisogno standard di personale sanitario”.
Le verifiche del Mef pendono anche sull’art. 6, che riguarda l’acquisto di prestazioni da privato convenzionato: “Aumenta per gli anni 2025 e 2026 la quota del fondo sanitario nazionale che le Regioni possono usare per l’acquisto di prestazioni da privato convenzionato rispetto a quanto già previsto dalla legge di bilancio 2024”. Per finire con l’art. 7, che istituisce “un’infrastruttura nazionale di intelligenza artificiale per la telemedicina”.
Il DDL che accompagna il DL sulle liste d’attesa punta a introdurre le misure che richiedono un maggior impegno economico, visto che la garanzia sui tempi delle prestazioni sanitarie tocca aspetti diversi come gli incentivi al personale, i meccanismi di premialità e le eventuali sanzioni per chi non raggiunge gli obiettivi prefissati. Fra le novità, la creazione sul portale del Ministero della Salute di un registro nazionale aperto alle segnalazioni di disservizi da parte dei cittadini e la possibilità di effettuare esami di primo livello presso i medici di famiglia e le farmacie.
Quanto al sistema nazionale delle liste d’attesa, l’obiettivo è di creare meccanismi più efficaci, con una cabina di regia affidata al Ministro, a cui spetta il compito di elaborare un piano nazionale e di garantirne il pieno rispetto. Una parte dei compiti spetterà anche alle Regioni, che dovranno fare la propria parte per garantire l’effettiva erogazione delle prestazioni e il rispetto dei tempi attraverso il monitoraggio e l’applicazione di misure.
Un successivo decreto affronterà il rafforzamento dei dipartimenti regionali di salute, la qualificazione dei percorsi per la presa in carico e reinserimento di pazienti psichici autori di reati e di quanti soffrono di disturbi dell’alimentazione, oltre ai disturbi dell’adulto, dell’infanzia e dell’adolescenza.
© FISCAL FOCUS Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata