Nel difficile tentativo di rimettere ordine alla sanità pubblica, tra disservizi, appelli accorati di esperti e l’immancabile burocrazia che stritola ogni nuovo proposito, arriva il “FSE”, acronimo di “Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0, definito “una scommessa” nel tentativo di traghettare una realtà spesso complicata e confusa verso un pianeta nuovo, la sanità digitale, che farà coppia con la telemedicina, entrambi previsti dal Pnrr.
Presentato da Alessio Butti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio per l'Innovazione, “Il fascicolo sanitario elettronico esiste già in diverse regioni: il nostro obiettivo è renderlo sempre più inter-operabile, un soggetto di comunicazione sanitaria omogenea sul territorio. Abbiamo preso per mano le Regioni con qualche difficoltà in più per accompagnarle tutte allo stesso livello”.
In effetti, il FSE esiste dal lontano 2012, ma finora è stato utilizzato in maniera diversificata dalle Regioni e dai medici stessi. In linea di massima nella maggior parte delle Regioni sono già attivi i servizi di base, per essere precisi nell’81% dei casi è possibile effettuare la scelta del medico e presentare richieste o rinnovi per le esenzioni, nel 71% prenotare visite e prestazioni e nel 67% pagare i ticket, ma visto che lo sviluppo “non è omogeneo in tutta Italia”, l’appello è a “superare le resistenze”.
Operativo entro la fine dell’anno, il FSE 2.0 accorperà diversi servizi a cominciare da prenotazioni e prescrizioni mediche per arrivare agli esami specialistici, ma senza scordare il pagamento dei ticket, i certificati di idoneità sportiva, la possibilità di consultare i referti online come di scegliere o cambiare medico di base e la dichiarazione di volontà per donare organi e tessuti, e con l’obiettivo a breve di poter effettuare ricerche attraverso parole chiave per tutte le analisi effettuate da ogni singolo paziente negli anni, “Senza dover aprire ogni singolo referto e confrontarlo uno per volta. Se vorrà, il paziente potrà scegliere di renderlo consultabile solo al proprio medico di base, oscurando a scelta i pregressi clinici”.
Una drastica cura dimagrante della burocrazia che grazie alla digitalizzazione permetterà di fare tutto comodamente da casa: i cittadini potranno accedere tramite Spid o carta di identità elettronica, mentre il personale sanitario con le modalità regionali previste, ma il Ministero precisa che tutte le informazioni caricate saranno protette da protocolli di sicurezza in accordo con il garante della privacy e non divulgate a terzi.
"Il fascicolo Sanitario Elettronico avrà una ricaduta importante sulla vita quotidiana dei cittadini: semplificherà l’accesso ai servizi sanitari e aiuterà a garantire continuità assistenziale ovunque ci si trovi. Il FSE è una delle più grandi sfide portate avanti con il Pnrr Missione Salute e ci aiuterà a creare un sistema efficiente, meno costoso e capace di dare risposte tempestive ai bisogni di salute, grazie all'omogeneità e all'interoperabilità dei dati contenuti, garantita su tutto il territorio nazionale - ha commentato il Ministro della Salute Orazio Schillaci - entro il prossimo anno l'85% dei medici dovrà alimentare il Fascicolo, ma già adesso quasi il 96% lo utilizza almeno per le prescrizioni, ed entro il 2026 tutte le Regioni dovranno usarlo ed entro il 2030 tutti i cittadini dovranno poter accedere ai propri dati”.
È sottinteso che per mandare a regime uno strumento come il FSE sia necessario creare una “cultura” nuova tanto fra i cittadini che nelle file del personale e delle strutture sanitarie. Secondo uno studio dell’Osservatorio Sanità Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, lo strumento del FSE è stato utilizzato lo scorso anno da 35% dei medici specialisti e dal 48 di quelli di famiglia, e tutti concordano su quanto sia utile per accorpare le informazioni di ogni paziente riducendo i tempi, a tutto vantaggio della tempestività degli interventi.
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