13 luglio 2018

L’incertezza normativa blocca le sanzioni

Cassazione Tributaria, sentenza depositata il 12 luglio 2018

Autore: Paola Mauro
Le sanzioni vanno disapplicate quando il contribuente è incorso in errore a causa della norma poco chiara, che neanche i documenti di prassi e la dottrina interpretano in maniera univoca. È quanto emerge dalla Sentenza n. 18405/2018 della Sezione Tributaria della Corte di Cassazione.

Una Società ha ricevuto un avviso di accertamento per maggiori imposte innescato dalla violazione dell’art. 60 (ora 93), comma 2, ult. periodo, del TUIR, in materia di valutazione delle rimanenze finali delle opere, delle forniture e servizi di durata ultra annuale.

La Commissione Tributaria Regionale del Lazio, a conferma della sentenza di primo grado, ha dichiarato legittima sia la ripresa a tassazione sia la sanzione pecuniaria contestualmente irrogata.

Ebbene, all’esito del giudizio in Cassazione la decisione della CTR capitolina è stata annullata senza rinvio, limitatamente alla domanda della contribuente di disapplicazione delle sanzioni, ai sensi degli artt. 8, D.lgs. n. 546/92 e 6, comma 2, D.lgs. n. 472/97, in quanto nella specie la violazione è giustificata da obiettive condizioni di incertezza sulla portata e sull'ambito di applicazione della norma tributaria.

Scrivono gli Ermellini che «nella fattispecie sussistono le obiettive condizioni di incertezza nell’applicazione dell’art. 60 del Tuir idonee ad escludere la funzionalità della condotta. Ciò in quanto da un lato la norma in sé non è chiara poiché non consente di pervenire alla distinzione basata su dati obiettivi dei pagamenti effettuati a seguito di stati di avanzamento e di quelli effettuati a titolo di acconto, dall’altro mette conto considerare che sussisteva incertezza in ordine alla prassi indicata dall’amministrazione finanziaria con circolari e note sia in ordine all’interpretazione dottrinale delle norme, di talché le sanzioni non appaiono dovute».
  • Nella sentenza in esame i Massimi giudici hanno l’occasione per definire l’ambito di non debenza delle sanzioni, in ipotesi di “incertezza normativa oggettiva tributaria”.

Al riguardo, si legge che l'essenza del fenomeno dell'incertezza normativa oggettiva si può rilevare attraverso una serie di “fatti indice”, che spetta al giudice accertare e valutare nel loro valore indicativo, e che sono stati individuati a titolo di esempio e, quindi, non esaustivamente:
  • nella difficoltà d'individuazione delle disposizioni normative, dovuta magari al difetto di esplicite previsioni di legge;
  • nella difficoltà di confezione della formula dichiarativa della norma giuridica;
  • nella difficoltà di determinazione del significato della formula dichiarativa individuata;
  • nella mancanza di informazioni amministrative o nella loro contraddittorietà;
  • nella mancanza di una prassi amministrativa o nell'adozione di prassi amministrative contrastanti;
  • nella mancanza di precedenti giurisprudenziali;
  • nella formazione di orientamenti giurisprudenziali contrastanti, magari accompagnati dalla sollecitazione, da parte dei giudici comuni, di un intervento chiarificatore della Corte costituzionale;
  • nel contrasto tra prassi amministrativa e orientamento giurisprudenziale;
  • nel contrasto tra opinioni dottrinali;
  • nell'adozione di norme di interpretazione autentica o meramente esplicative di norma implicita preesistente.

I Massimi giudici, in definitiva, affermano che «costituisce causa di esenzione del contribuente dalla responsabilità amministrativa tributaria una condizione di inevitabile incertezza sul contenuto, sull’oggetto e sui destinatari della norma tributaria, ossia l’insicurezza ed equivocità del risultato conseguito attraverso la sua interpretazione»
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