Rimborso polizza vita. Stop al redditometro

Nel giudizio di opposizione all’accertamento da “redditometro” il giudice non può trascurare nessuno degli elementi forniti dal contribuente per giustificare l’incongruenza rilevata dall’Ufficio finanziario.

Si ricava dalla lettura dell’ordinanza n. 8165/2018 emessa dalla Sesta Sezione Civile – T della Corte di cassazione.

Il Collegio di legittimità ha accolto il ricorso presentato da una contribuente campana, che ha ricevuto un avviso di accertamento per Irpef 2008, notificato ai sensi dell’articolo 38 del D.P.R. n. 600 del 1973, in relazione a incrementi patrimoniali ritenuti ingiustificati rispetto al reddito dichiarato.

La donna ha documentato che la somma utilizzata per far fronte all’aumento del capitale della società da lei partecipata proveniva dalla liquidazione di una polizza vita. Tale allegazione non ha indotto né i giudici di primo grado né quelli di appello ad annullare la pretesa impositiva, mentre gli Ermellini hanno attribuito a questo dato valore dirimente.

Osservano, infatti, i Massimi giudici che la CTR è incorsa nella violazione dell’art. 360, n. 5. Cod. proc. civ., atteso l’omesso esame e la mancata motivazione «sul contestato diniego di riconoscimento di legittima e già tassata provenienza di somme da parte del contribuente, utilizzate per far fronte all’aumento di capitale della società partecipata. […] La CTR infatti, a fronte della riportata deduzione del contribuente, che ha evidenziato la mancata considerazione di assegno omesso da (…) assicurazioni per rimborso di assicurazione vita e un bonifico (Inps, del 8.5.2009), entrambi a beneficio della (…), ha tenuto conto esclusivamente dell’atto di transazione del 5.3.2009, senza nulla motivare in ordine all’assegno e al bonifico, indicati ma non esaminati ai fini della decisione, incorrendo così nel denunciato vizio».

La sentenza impugnata, pertanto, è stata cassata, con rinvio della causa alla CTR della Campania, per nuovo esame.