3 luglio 2024

Decreto attuativo Transizione 5.0: in arrivo circolare del MIMIT

Codice unico della transizione 4.0 e 5.0

Autore: Cinzia De Stefanis
Alle battute finali il decreto attuativo Transizione 5.0. Dopo il parere favorevole della Corte dei Conti e la pubblicazione del decreto sul sito del Mimit, il Gse (gestore servizi energetici) aprirà la piattaforma per caricare la documentazione; a seguire il Mimit pubblicherà una circolare esplicativa in due parti di cui “la prima parte sarà focalizzata sui beni degli allegati A e B e sarà di fatto una sorta di codice unico della Transizione 4.0 e 5.0”.

A dirlo, di fronte ad una platea nutrita di spettatori nel corso del webinar organizzato da Confcommercio Roma – è il Dott. Marco Calabrò, responsabile della segreteria tecnica del Ministro delle Imprese e del Made in Italy (Mimit). “L’iter del concerto con gli altri ministeri è ormai alle fasi finali”, dice il Responsabile segreteria tecnica del Mimit. In queste ore il Governo è in attesa del via libera dalla Commissione Europea su alcuni elementi sui quali il loro assenso è fondamentale, in particolare sul DNSH (Do Not Significantly Harm). “Subito dopo ci sarà un ultimo passaggio con gli altri Ministeri (MASE e MEF). Poi il decreto verrà inviato alla Corte dei Conti”, anticipa il funzionario del Mimit.

Ma andiamo con ordine e illustriamo le novità anticipate dal Responsabile segreteria tecnica Mimit.

Ampliata la platea dei certificatori (ma meno del previsto) - Per quanto riguarda i soggetti abilitati alle certificazioni relative ai progetti di innovazione, il Dott. Marco Calabrò afferma “abbiamo ampliato il bacino, oltre agli EGE e alle Esco già previste nella norma primaria, ad alcune categorie di ingegneri”. Nella bozza precedente era stato ipotizzato anche un allargamento ad altri organismi certificati secondo diverse norme, ma questa parte sembrerebbe essere caduta.

Formazione - Rispetto all’altro investimento trainato, il funzionario Mimit ricorda che sono ammessi solo formatori esterni e occorre fare un minimo di 12 ore di formazione, di cui, per ciascun discente, ameno otto ore obbligatorie su alcune “materie” prioritarie in ambito digitale e green. Sono inclusi anche i costi per la formazione del titolare e dei manager. Un’ultima nota sottolineata da Calabrò è che “rispetto al precedente Credito Formazione 4.0, questo investimento non è più considerato aiuto di Stato”.

Nodo degli energivori -Tra i temi più dibattuti c’è stato quello dell’allentamento dei limiti posti dal principio DNSH. “L’impostazione iniziale della norma poneva una difficoltà a considerare ammissibili gli investimenti delle imprese che operano in alcuni settori, come ad esempio l’agricoltura (per l’uso di combustibili fossili) e 1200 imprese energivore di vari settori”, spiega il Dott. Marco Calabrò.

“Sul primo punto abbiamo ottenuto delle aperture che includono la possibilità di uso per scopi temporanei oppure in assenza di un’alternativa tecnologica”.

Sul tema degli energivori soggetti al meccanismo degli Ets, dovrebbero essere ammessi gli investimenti riguardanti attività estranee alle aree che hanno un impatto sulle emissioni di CO2. Inoltre saranno ammessi gli investimenti (anche se hanno un impatto sulle emissioni) delle imprese che rientrano nel 10mo percentile più performante del loro settore. “Proprio su questi temi siamo in attesa del via libera della Commissione Europea”, chiarisce il Dott. Marco Calabrò.

Scenario controfattuale e la regola delle tre alternative - Per quanto concerne il riferimento con cui confrontare i consumi dei nuovi beni, “se in azienda ci sono almeno sei mesi di dati come riferimento, occorre provvedere a una proiezione di quei dati”, chiarisce Calabrò.
Se l’azienda è esistente, ma non ha quei dati, occorre stimarli sulla base dell’analisi dei carichi energetici basati su dati tracciabili.

Per le imprese di nuova costituzione e per quelle che hanno variato significativamente i processi da meno di sei mesi, occorrerà utilizzare lo scenario controfattuale.

Per il calcolo dello scenario controfattuale, spiega il Dott. Marco Calabrò è confermato il criterio anticipato nella bozza del decreto attuativo: l’impresa dovrà individuare per ciascun investimento nei beni 4.0 almeno tre beni alternativi disponibili sul mercato. Una volta individuati i tre beni di riferimento, occorrerà calcolare la media dei consumi energetici medi annui dei beni alternativi individuati per ciascun investimento. A quel punto, sommando questa media per ciascun bene oggetto di investimento, si otterrà lo scenario controfattuale, cioè il riferimento per calcolare il risparmio garantito dall’investimento reale.
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