22 aprile 2015

730 precompilato... ecco il tesoretto

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici,
Come ormai tutti ben sappiamo, lo scorso 15 aprile il Fisco ha rilasciato il nuovo 730 precompilato. Il modulo utile per la dichiarazione dei redditi può essere scaricato online dai 20 milioni di destinatari, tra lavoratori e pensionati. Fino al 15 aprile le valutazioni sono state comunque aleatorie, dopo quella data però, sulla base dei fatti e dell’esperienza, possiamo lanciarci in commenti concreti.

In prima battuta, è opportuno ricordare che il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, ha considerato il 730 precompilato alla stregua di una vera e propria rivoluzione. Inoltre la Orlandi si è dichiarata convinta che quest’anno circa 3 milioni dei 20 potenziali destinatari del modello lo accetteranno senza integrazioni o modifiche. Questi numeri tenderanno ad ampliarsi il prossimo anno in virtù dell’aggiunta di dati oggi mancanti, come le spese sanitarie.

Tuttavia, proprio il giorno successivo, queste dichiarazioni alquanto ottimistiche sono state clamorosamente smentite da un quotidiano che sottolineava due elementi essenziali: il primo riguardava appunto la già risaputa mancanza di una serie di dati (spese sanitarie, ecc.); il secondo denunciava gli errori e le inesattezze dei dati inseriti dalle stessa amministrazione. Il quotidiano è stato immediatamente smentito dall’Agenzia in quanto veicolo di informazioni “totalmente errate e fuorvianti”.

Ma le incongruenze non sono finite qui. I due principali quotidiani economici annunciavano con toni assolutamente contrari l’avvio di questa sedicente rivoluzione: uno diceva una cosa, l’altro esattamente il contrario.

Dove cercare la verità?

Come ben sapete, per natura sono diffidente, pertanto ho deciso di verificare personalmente alcuni modelli. In primis, devo ribadire che la procedura per l’accesso ai dati richiede un minimo di conoscenza informatica e fiscale. Il modello sarà quindi precluso a tutti quei pensionati che non sono soliti usare il pc, ammesso che ne abbiano mai acceso uno!

E le incoerenze non finiscono qui! Si consideri infatti che alcuni dati risultavano incompleti o errati (spese relative alle ristrutturazioni, premi assicurativi o interessi passivi). Questi i primi elementi che mi hanno fatto comprendere quanto fosse eccessivo l’entusiasmo dimostrato dal direttore Orlandi. Anche perché ancora non sappiamo con certezza quanti sono i modelli pervenuti in modo non corretto o incompleti.

È comprensibile la necessità di comunicare in maniera sensazionalistica e immediata, ma perché deviare la realtà? Una realtà che mette il contribuente davanti a due scelte: o procedere in maniera autonoma o affidarsi a un terzo (Caf o professionista). Però, in quest’ultimo caso, considerando che spesso a fronte di un rimborso di 80/100 euro dovrà sborsarne altrettanti per il compenso, è probabile che rinunci alle integrazioni rispedendo il modello senza alcuna modifica. NON CONVIENE MODIFICARLO!

Proprio su quest’ultimo punto è intervenuta di recente la Fondazione nazionale dei commercialisti sottolineando che quest’anno risulterà ampio il numero di contribuenti che rinuncerà agli oneri non contenuti nel precompilato: nello specifico, si prevede una fetta cospicua di circa 6 milioni di contribuenti che rischiano di perdere 1,5 miliardi di rimborsi fiscali.

È un rischio non di poco conto che però consentirà al fisco di metter da parte un vero e proprio tesoretto sulle spalle degli ignari contribuenti. Ancora una volta avremo mani estranee nei nostri portafogli!! Questa è la verità e noi commercialisti la viviamo tutti i giorni, la tocchiamo e cerchiamo di fronteggiarla, ridimensionandone i danni… Ma oltre un certo limite è chiaro che non possiamo andare. “Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario”, sostenne lo scrittore britannico George Orwell ed è sintomatico che in Italia, al giorno oggi, questa rivoluzione dobbiamo farla noi commercialisti!
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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