18 settembre 2015

ANTIRICICLAGGIO E COMMERCIALISTI: QUANDO DIREMO..BASTA?

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici, ricordate Cassandra, la profetessa che fu condannata a restare sempre inascoltata? Io sì, la ricordo benissimo: ho sempre cercato di immaginare quanto fosse avvilente avere un quadro chiarissimo della situazione ed essere completamente ignorati.

Mai però avrei potuto immaginare che dovevamo subire anche questa sorte come commercialisti. E sì, cari colleghi, da anni ripetiamo che moltissimi adempimenti che siamo costretti ad “eseguire”, alla stregua di segretari dell'Amministrazione Finanziaria e in maniera completamente gratuita, sono inutili e non fanno che intasare il lavoro all'interno dello studio, rendendoci la vita quasi impossibile.

L’ultimo esempio, in ordine di tempo, è tratto dall’ottimo e utile documento redatto dalla Fondazione Nazionale Commercialisti del 15 settembre 2015, dedicato alla IV Direttiva antiriciclaggio, che dovrà essere recepita nel nostro ordinamento entro il 26 giugno 2017.

Si tratta di un contributo ricco di spunti e di sicuro interesse, ma nel quale io non riesco a fare a meno di notare una serie di nostre proposte rimaste per anni inascoltate. Proposte semplici, chiarissime nella loro logica elementare, eppure forse proprio per questo completamente trascurate dal legislatore. Una fra tutte è quella relativa alla segnalazione/denuncia delle operazioni sospette.

L'ennesimo caso in cui si manifesta l'obbligo di un adempimento rivelatosi, vedrete, inutile è quello in cui un nostro cliente non abbia la liquidità necessaria per il versamento dell’Iva (e, in questo caso, troppa fantasia non serve!). Lo stesso, spesso, si trova a dover scegliere se pagare i dipendenti o versare l'IVA considerate le scarse risorse finanziarie di cui dispone. Ipotizziamo anche, che il mancato versamento porti a superare le soglie previste per configurarsi un reato. Successivamente faccio la dichiarazione Iva dalla quale risulta quindi il debito non versato. A questo punto, secondo l'attuale normativa antiriciclaggio, per il semplice fatto che è scattato il reato di omesso versamento per superamento delle soglie previste dalla norma… pensate un po', io dovrei fare l'apposita segnalazione all’UIF.

Ora mi chiedo, pur sapendo che è scattato il reato di omesso versamento Iva, che senso ha fare una segnalazione dal momento in cui il contribuente non aveva alcuna intenzione di frodare il Fisco, ma sta cercando semplicemente di affrontare un momento di crisi di liquidità. E poi, scusate, ma il debito Iva non versato risulta già in dichiarazione IVA per cui l'Agenzia delle Entrate già conosce (e perfettamente) l'esistenza del reato. Dunque mi chiedo, che senso ha obbligare il professionista a segnalare qualcosa di cui è già in possesso l'Amministrazione Finanziaria?

Bene, anzi male, a questo punto mi chiedo se non sia il caso, come sottolineato nel documento della Fondazione, di riformulare la proposta già fatta in passato ed evitare di continuare a farci fare lavori ed adempimenti inutili?

Non si sta parlando di svolta e di semplificazione??

Purtroppo questa semplificazione esiste solo a parole, perché nei fatti si perde solo tempo e, per usare le parole di Nicolás Gómez Dávila, “il tempo è temibile non tanto perché uccide, quanto perché smaschera”. Nel nostro caso sta smascherando l’inerzia dei governanti.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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