7 novembre 2020

Caro Ministro, di chi è il merito?

Autore: Paolo Iaccarino
Sono bastati nove giorni. Due giorni in più resesi necessari per la creazione del mondo, per un evento ugualmente eccezionale. In tempi record, a soli nove giorni dalla pubblicazione del Decreto Ristori che ha disposto gli indennizzi per alcune delle attività oggetto delle limitazione disposte dal DPCM del 24 ottobre 2020, il Ministero dell’Economia e Finanze annuncia l’arrivo dei primi ristori. In forma trionfale il lieto annuncio: “già lunedì o martedì” arriveranno sul conto corrente di oltre 211 mila imprese, per un totale di quasi un miliardo di euro. Un risultato importante, auspicato per le numerose imprese in difficoltà, ben oltre le più rosee aspettative. “L'amministrazione finanziaria è riuscita ad eseguire tutte le operazioni in automatico, così come previsto dal decreto legge n. 137 del 28 ottobre 2020, senza richiedere alcun adempimento o domanda ai contribuenti coinvolti, che vedranno accreditarsi le somme maggiorate direttamente sul conto corrente indicato nella domanda relativa al primo contributo a fondo perduto, avanzata nella primavera scorsa”. Continua il Ministro, “credo che un riconoscimento vada dato a tutte le strutture dell'amministrazione finanziaria coinvolte, a cominciare dall'Agenzia delle Entrate, che sono state in grado di corrispondere alla giusta attesa di tanti cittadini, lavoratori e imprese colpiti dalle conseguenze di questa drammatica situazione in modo automatico”.

Qualcosa non torna. Grazie all’azione dell’amministrazione finanziaria? Questa è davvero grossa. Dopo l’esperienza dei bonus 600 euro, diventati poi 800,00 euro, sinceramente pensavo fosse chiaro come l’erogazione dei primi ristori fu la conseguenza dell’enorme opera di raccolta documentale posta in essere dai professionisti in assistenza dei propri clienti. In un momento di assoluta difficoltà i consulenti aziendali, sopratutto commercialisti e consulenti del lavoro, hanno permesso la raccolta di una mole impressionante di dati e conti correnti sui quali accreditare i bonus. E pensare che in quel caso furono proprio i commercialisti ed i consulenti del lavoro ad offrirsi a supporto dell’Inps al fine di mettere riparo all’imbarazzante confusione ingenerata per l’invio delle domande di accesso.

Stessa storia per il successivo contributo a fondo perduto nella sua versione originaria, quella di cui al DL Rilancio. I commercialisti, nelle proprie funzioni di intermediari, hanno inviato per conto della propria clientela, dopo l’ennesima attività di raccolta documentale, buona parte delle richieste ricevute e non ancora liquidate dall’amministrzione finanziaria. La stessa amministrazione finanziaria che ha lasciato i contribuenti annegare nei numerosi dubbi indotti da una normativa scritta malamente. Quella che ha rilasciato buona parte dei propri chiarimenti oltre il tempo massimo, in un’attività intempestiva ed inutile per il contribuente. Si prenda ad esempio la risposta all’interpello 377 del 18 settembre in tema di associazioni professionali, quella all’interpello 426 del 2 ottobre in materia di affitto di azienda ovvero quella all’interpello 518 relativa al calcolo del fatturato in presenza di plusvalenze derivanti dalla cessione di beni immobili. Tutti quesiti di assoluta rilevanza, sopratutto qualora il vero interesse dell’Amministrazione Finanziaria fosse stato quello, nella stagione delle dichiarazione precompilate per il contribuente, di rendere il fisco più semplice ed alla portata di tutti.

La verità è un’altra. Quella che doveva limitarsi alla compilazione di due semplici paginette si è rivelata un’attività impegnativa. Non solo per la spada di damocle rappresentata delle conseguenze penali minacciate dal decreto, ma per l’attività di raccolta dati espletata da commercialisti e consulenti che ha permesso oggi all’amministrazione finanziaria ed al suo Ministro di avere a disposizione tutti i conti correnti ed i dati contabili necessari per quantificare il ristoro spettante. Dati di cui l’amministrazione finanziaria disponeva già dopo l’avvento dell’Anagrafica dei conti correnti e della fatturazione elettronica.

Caro Ministro, non serve andare oltre. Di chi è il merito?
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