9 maggio 2013

CN: OBIETTIVI ANCORA LONTANI

A cura di Antonio Gigliotti

Lo scorso martedì 7 maggio si è svolta la tanto attesa Assemblea dei presidenti e dei vicepresidenti degli Ordini territoriali, promossa da questo quotidiano che ha accolto l’esigenza degli Ordini di incontrarsi e discutere al fine di trovare una soluzione di uscita dall’impasse prima dell’intervento del TAR atteso per il 19 giugno. Ad oggi i fatti sono sotto gli occhi di tutti: siamo ancora lontani dagli obiettivi. Quello che è emerso nel pomeriggio di martedì mi ha lasciato letteralmente attonito, dimostrandomi una volta per tutte che a bloccare la categoria sono tatticismi e strategie personalistiche che tutto hanno a cuore, tranne che il bene della nostra professione. Non è quello che ho visto e udito che ha maturato in me una simile convinzione, quanto piuttosto ciò che non ho né visto né udito.

Sono prevalsi gli egoismi di sempre, malgrado gli intenti propositivi di molti dei convenuti. A tal proposito, sento quale dovere morale e personale testimoniare un apprezzamento e una viva stima a quanti, in primis Massimo Miani, hanno messo da parte il becero orgoglio alzando la testa sia per un’autoanalisi critica sia per confrontarsi con chi appartiene a una diversa corrente. Da sempre sono convinto che chi si sottrae al dialogo non può pretendere di aver ragione, mentre uno spiraglio lo si deve sempre lasciare aperto per chi decide di metterci la faccia, nel bene e nel male, aprendosi a proposte e mettendo nel calderone i propri errori così come i propri meriti. Questo è quel che ha fatto martedì Massimo Miani, davanti a una poco gremita platea composta sia da presidenti che lo hanno sempre appoggiato sia da rappresentanti che invece hanno costituito la parte contendente. Questa è la schiettezza che avrei voluto sentire anche dagli altri invitati, ma illustri assenti, quali Gerardo Longobardi e Claudio Siciliotti. Perché se è vero che i ricorsi di Siciliotti & co. hanno bloccato la categoria, il carico da undici lo hanno dato anche quanti si allontanano dal confronto, tarpando le ali a una professione che sta seriamente rischiando di sparire dal contesto sociale del Paese. Non essere presenti non ha certo deposto a loro favore, così come non lo ha fatto il boicottaggio portato avanti con il preciso intento di evitare che vi partecipassero anche gli altri. È evidente quindi che, accanto a Siciliotti, vi siano altri soggetti ai quali non interessa sciogliere il nodo che ci sta soffocando. Soggetti che tengono dall’esterno un timone occulto che permette loro di pilotare quanti, lasciatemelo dire, si lasciano ciecamente e sconsideratamente guidare.

Perché molti presidenti e vicepresidenti hanno ceduto alle pressioni? Sono questi i rappresentanti che vogliamo alla guida dei nostri Ordini? Ebbene, questa è gente che martedì ha fatto l’ennesimo torto alla categoria.

Per quanto mi riguarda, ritengo di aver agito in maniera corretta e trasparente, sottolineando fin dall’inizio l’estraneità a qualsiasi ambizione che non fosse quella di risollevare la categoria e di contribuire al cambiamento. Mi sono buttato nell’avventura, correndo come da anni amo fare, per raggiungere un traguardo che evidentemente è stato da pochi condiviso. Senza ritorni personali, s’intende. Ma con l’unico ‘premio’ di vedere finalmente libera e viva la professione alla quale appartengo. Se questo lo si può definire un interesse personale, allora chiamiamolo così! Ho fatto quanto era nelle mie disponibilità. Mi sono speso affinché potesse concretizzarsi l’incontro, la palla a quel punto è passata ai rappresentanti territoriali. Alcuni hanno accolto l’invito giungendo a Roma con proposte concrete, altri si sono nascosti dietro un dito, dimenticando forse il mandato conferitogli a novembre dagli iscritti.

Passiamo poi alle proposte, che effettivamente ci sono state. Il risultato al quale l’Assemblea è giunta ha preso le mosse dal condivisibile documento redatto dagli Ordini del Triveneto e distinto in tre punti. I primi due chiedono l’immediato e incondizionato ritiro dei ricorsi e delle liste, sia quelle presentate a ottobre sia quelle di febbraio. Il terzo punto, poi modificato dall’Assemblea, prevedeva l’individuazione di “un candidato Presidente ed un candidato Vice-Presidente condivisi, terzi rispetto a quelli finora proposti, ai quali conferire mandato per la formazione di una lista unitaria, in grado di restituire alla categoria governo e dignità”. Un punto abbastanza chiaro, convogliato verso una lista unitaria che capace di dare compattezza alla categoria. Il punto ha poi subito una richiesta di modifica dall’Assemblea, che sostanzialmente avrebbe voluto togliere la clausola “terzi rispetto a quelli finora proposti”. In ogni caso, l’impatto è positivo, convogliato sicuramente all’elaborazione di un gruppo unico che, anche all’esterno, può dare un forte segnale di ripresa. Anche se da più parti è sorto l’allarme del possibile inciucio. Si tratta sicuramente di un’eventualità da prendere in considerazione, ma si pensa davvero che non possa altresì verificarsi con due liste? Ho seri dubbi a riguardo.

Intanto i giochi sono fatti, gli obiettivi sono ancora lontani e gli egoismi ancora troppo alti. Spero proprio che tutto questo tatticismo non ci riduca ancora una volta nel dover accettare decisioni imposteci dall’esterno!
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