14 aprile 2014

COMMERCIALISTI E NON SOLO: SCONOSCIUTO DIRITTO ALLA SALUTE

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,
la mia riflessione odierna riguarda tutti noi e non solo. Si riferisce, a ben vedere, all’intero comparto del quale facciano parte come commercialisti e professionisti, vale a dire quel popolo della partite Iva tanto vessato e calpestato da più fronti. Un popolo privato di tutti quei diritti che dovrebbero essere costituzionalmente riconosciuti a ciascun cittadino italiano, ma che in questo caso vengono nascosti e non rispettati. Prendiamo, ad esempio, l’articolo 38 della Costituzione, dove si sottolinea che “[…] I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria […]”, ritenete forse che si tratti di un diritto riconosciuto a tutti i lavoratori? Probabilmente lo è per i dipendenti, ma per quel che concerne i lavoratori autonomi questo diritto non rientra nelle garanzie effettivamente messe in atto dallo Stato.

Non si tratta di un mio parere personale, se così fosse sarebbe una posizione del tutto opinabile. Purtroppo però siamo al cospetto di un vulnus reale che mina le condizioni di vita dei lavoratori che svolgono la propria attività professionale in maniera autonoma, avvalendosi di una personale partita Iva. Cosa accade se questi lavoratori, nella cui categoria rientriamo anche noi, si ammalano in maniera grave? Cosa ne è dei rispettivi lavori? E dei relativi guadagni? Indubbiamente in entrambi i casi si assisterà a una contrazione, perché il lavoratore autonomo sarà costretto a fermarsi per potersi curare. Solo dopo aver superato l’ostacolo, se così possiamo definire una grave malattia, qualora le forze ancora glielo consentissero, il lavoratore autonomo potrà rimettersi in carreggiata. Sì, ma nel frattempo cosa accade? A quali tutele può aggrapparsi? Ebbene, a nessuna!!

Lo so che è agghiacciante, ma è la realtà con la quale ciascuno di noi è chiamato a fare i conti. Una realtà che si basa, appunto su dati concreti. Dati che ha fornito l’Inps su analisi condotte proprio nel 2014. Secondo l’Istituto di previdenza, se un lavoratore autonomo iscritto alla gestione separata Inps è affetto da tumore, in un anno il periodo massimo di indennità di degenza riconosciuto è pari a 61 giorni; poi, se risultano pagate da tre a quattro mensilità di contributi nell’ultimo anno, l’indennità giornaliera riconosciuta è di 10,97 euro; laddove se risultano versate da cinque a otto mensilità contributive nell’arco dei 12 mesi precedenti alla patologia, la diaria quotidiana riconosciuta è pari a 16,46 euro; andando avanti, se risultano versate da nove a dodici mensilità di contribuzione il lavoratore autonomo sarà destinatario di una indennità giornaliera di 21,94 euro. Infine, sempre in base alle elaborazioni dell’ente previdenziale, ai lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata Inps sono riconosciuti 180 giorni di indennità in un anno; l’indennità si calcola in percentuale, vale a dire dall’8 al 16%, tenendo conto delle mensilità contributive versate nell’anno in cui è stato avviato il ricovero, secondo l’Inps, per l’anno in corso le indennità giornaliere oscillano dai 21,94 euro ai 43,89 euro.

Questi i fatti! Come non inorridire? Pertanto ritengo sia doveroso appoggiare una battaglia che sta portando avanti da diverso tempo Daniela Fregosi, lavoratrice autonoma che con lo pseudonimo di Afrodite K ha aperto la petizione “Diritti ed assistenza ai lavoratori autonomi che si ammalano”. Le malattie non guardano in faccia nessuno, non si curano delle garanzie delle quali il malato può godere. Non importa se si tratti di un dipendente o di una partita Iva. Le malattie arrivano e ciascun cittadino italiano, a prescindere dalla propria occupazione, ha il diritto costituzionale di trovare assistenza e sostegno da parte delle istituzioni.

Per il momento la petizione della Fregosi ha raggiunto 37 mila firme e solo una risposta, quella del presidente della Camera, Laura Boldrini. È sicuramente un primo passo, ma sarebbe vergognoso se continuasse a rimanere inascoltato.

“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti […]”, dice l’articolo 32 della Costituzione italiana, speriamo che un giorno non troppo lontano questa disposizione possa dirsi pienamente realizzata.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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