14 maggio 2014

Commercialisti e proroghe. Addio democrazia!

A cura di Antonio Gigliotti

Cari colleghi,

eccoci ancora una volta a parlare di proroghe. Proroghe richieste, proroghe in arrivo, proroghe sussurrate.

I problemi sono diversi, le ragioni e le motivazioni a monte delle richieste invece sono sempre le stesse: una cattiva organizzazione dovuta all’assoluta incompetenza di chi amministra il Paese, in generale, e il sistema fiscale, nello specifico.

A causa del rilascio in ritardo del software GERICO, alcuni colleghi si sono fatti portavoce della richiesta di proroga a questo punto inevitabile perché a oggi è impossibile rispettare le scadenze, con conseguenti difficoltà incontrate dai professionisti nel trattare coi propri clienti che vivono in uno stato di totale incertezza.

Ecco, a chiedere la proroga siamo noi professionisti, ma vorrei che fosse chiaro che la nostra istanza non è dovuta a mancanze da parte della categoria, bensì all’incapacità dimostrata dall’Amministrazione nell’erogare gli strumenti di cui abbiamo bisogno per svolgere degnamente il nostro lavoro.

Il punto è che questo farraginoso apparato burocratico che ci sovrasta è letteralmente disadatto a gestire le normative che esso stesso emana, con annessi adempimenti e scadenze.

Medesimo problema si delinea con il caso Tasi, per il quale si vocifera la possibilità di una proroga. Abbiamo sbagliato qualcosa noi, umili intermediari dei contribuenti? No, neanche in questo caso la colpa è nostra! Per fortuna! Anche se, da come le notizie vengono spesso trattate, sembrerebbe che tutti gli ostacoli al fluido scorrere delle procedure dipendano dai commercialisti! Sul punto sappiamo che, se le cose rimangono così come sono, ci attenderà uno dei più grossi garbugli della storia fiscale italiana, col quale avremo il fatidico appuntamento il prossimo 16 giungo. Le proposte sul tavolo sono due: o il rinvio al 16 dicembre solo per i comuni che non hanno deliberato oppure al 16 settembre per tutti i comuni, a prescindere dalla presenza o meno della delibera. In entrambi i casi però un fatto appare in tutta la sua chiarezza: il problema Tasi non è nato nelle ultime ore, anzi esiste da quando la tassa stessa è stata introdotta, quindi perché non pensare prima a una soluzione certa, invece di formularla a ridosso della deadline (posta ad appena un mese!)?

Ebbene, questa, come tante altre, ancora una volta una domanda senza risposta. O meglio, una risposta c’è e dobbiamo scovarla nel diffuso dilettantismo di chi decide.

Si tratta di una noncuranza della certezza del diritto che traspare anche nel caso della rivalutazione dei beni, per la quale la prima versione prevedeva tre rate in tre anni, mentre la modifica con effetto retroattivo ha introdotto una sola rata. Attenzione, però, che potrebbe esservi dietro l’angolo un ulteriore intervento, che ripristinerà le precedenti tre rate, da versare entro dicembre di quest’anno. Sono disposizioni, queste, che mettono a dura prova anche la credibilità del professionista, perché in un primo momento spieghiamo al contribuente una cosa, che però dopo breve tempo bisogna ritrattare a causa delle modifiche. La proroga è comunque inutile, anzi è utile solo a far rientrare risorse nelle casse erariali in tempi più brevi rispetto a quelli previsti all’origine.

Insomma, in questo caos che di giorno in giorno diventa sempre più pesante e incomprensibile, l’unica cosa certa è che il rispetto nei confronti del cittadino/contribuente è andato oramai perduto!

È come se chi governa abbia perso di vista l’obiettivo primario del proprio lavoro, che coincide nella giusta gestione della cosa pubblica.

A noi non resta che l’amarezza di vedere lo sfacelo quotidiano di un Paese che già da tempo ha smesso di essere pianamente democratico!
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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