10 novembre 2014

COMMERCIALISTI. IMPARARE DAL PASSATO? MEGLIO DI NO!

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,

come ben saprete, da ieri fino al 13 novembre a Roma si svolge il XIX Congresso mondiale dei commercialisti sotto il titolo “2020 vision – Learning from the past, building the future”. Sono attesi all’incirca quattromila professionisti dell’ambito economico provenienti da diversi Paesi. Tuttavia, pur valutando costruttive queste manifestazioni di confronto e scambio di idee tra colleghi operanti in differenti sistemi fiscali, credo che nel nostro Paese non abbiamo nulla da imparare dal passato per quel che concerne la professione di commercialista. Anzi, addirittura il passato sarebbe da sopprimere.

Il punto è che se ci ritroviamo in questa situazione la responsabilità non è solo degli ‘altri’, ma in un certo senso è anche nostra, pertanto dobbiamo sicuramente fare un’opportuna autocritica. Non siamo stati presenti quando si è trattato di difendere la nostra professione e questa è stata una grossa mancanza che certamente sta influendo sulla situazione attuale. Tenendo conto di ciò, la mia richiesta all’attuale presidente è di non demordere, iniziando una vera ed efficace azione di tutela e rappresentanza.

Proprio in questo lavoro di governance e di garanzia, il presidente Longobardi non deve mollare su un tema caldo degli ultimi tempi, quello del 730 precompilato che, in linea con la semplificazione fiscale, dovrebbe togliere di mezzo, il commercialista, secondo lo slogan in voga in questi giorni, e lasciare piena autonomia al contribuente.

La misura è in perfetta sintonia con tutte le altre che in precedenza hanno modificato il nostro sistema fiscale: in sostanza, non serve a niente, più che semplificare va a complicare l’adempimento.

Ma procediamo con calma. Vediamo che la platea alla quale interessa il 730 precompilato è composta da circa 30 milioni di contribuenti, di cui il 60% è costituito da dipendenti e il restante 40% da pensionati. A questi viene data la possibilità di acquisire il modello precompilato e dopo un'attenta valutazione, decidere se accettarlo così come pervenuto, senza alcuna variazione, o eventualmente integrarne o modificarne il contenuto.

Detta così potrebbe sembrare effettivamente tutto molto semplice per i non addetti ai lavori, ma non lo è assolutamente per noi.

La "semplificazione" fa acqua almeno su tre punti.

Il primo riguarda l’acquisizione del modello da parte del contribuente. L’Agenzia ha predisposto che questa dovrà avvenire in maniera telematica. Dunque, il contribuente, a prescindere dal grado delle sue abilità e conoscenze informatiche, dovrà scaricare il modello tramite i servizi telematici dell’Agenzia. Ora, pur ammettendo che il 60% dei lavoratori dipendenti riesca a scaricare in piena autonomia il modello, che dire invece dei pensionati? D’accordo, magari una parte di questi riuscirà a scaricare il modello, ma gli altri? Semplice! Andranno dall’intermediario fiscale! Ciò in barba all’assunto che con questa misura si potrà fare a meno del commercialista!

Il secondo punto, riguarda i dati già inseriti nel modello e quelli ancora da inserire. In questa fase la stessa Agenzia ha confermato che circa l'85% dei modelli sarà da integrare, non contenendo tutte le spese collegate al comparto sanitario.
Per cui, il contribuente che nel 2014 ha sostenuto spese mediche, non trovandole in automatico nel modello, dovrà procedere con l’inserimento delle stesse: anche qui nella maggior parte dei casi sarà necessario l’intervento di un intermediario.
E negli anni successivi? Quando invece tutti i dati (comprese le spese mediche) saranno inseriti? I contribuenti saranno in grado di effettuare le necessarie verifiche su quanto inserito? A voi l'ardua sentenza!

Il terzo punto riguarda le detrazioni. Ben sappiamo che il modello 730 può essere di difficile comprensione per i non addetti ai lavori, quindi potrebbe capitare che il contribuente, pur di non avere grattacapi inutili, ometta di inserire le spese sostenute (ricevute mediche, scontrini fiscali) rinunciando al beneficio delle detrazioni che invece gli spettano, tenendo per buoni i dati inseriti dall’Amministrazione Finanziaria.

Ma allora, mi chiedo, che non sia questo che si vuole veramente? Sapete quanto risparmia il Fisco con la rinuncia a spese sanitarie o altro?

Se invece il contribuente dovesse decidere di rivolgersi a un intermediario (ritorniamo al punto di partenza…) per verificare i dati inseriti e integrare il modello e vedersi riconoscere le detrazioni, in caso di errori riscontrati nella fase di accertamento condotta dall’Amministrazione Finanziaria, a farne le spese sarà l’intermediario stesso, Caf o commercialista, che dovrà quindi pagare oltreché la sanzione anche la relativa imposta. Anche in questo caso il solo beneficiario sarebbe il Fisco!

A questo punto, quanti professionisti faranno ancora i 730? Non dimentichiamo che solo pochi studi vivono di pura consulenza, nella maggior parte dei casi anche il 730 rappresenta una fonte, sia pure modesta, di reddito.

L’unica certezza che abbiamo è che non cambia assolutamente nulla!

Per tutte queste ragioni vorrei spronare il nostro presidente affinché faccia sentire la nostra voce di insoddisfazione nei confronti di una simile misura che complica anziché semplificare.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
Iscriviti alla newsletter
Fiscal Focus Today

Rimani aggiornato!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.

Per favore, inserisci un indirizzo email valido
Per proseguire è necessario accettare la privacy policy