Cercare il reale significato del concordato preventivo biennale nella sua convenienza rispetto alle ordinarie modalità di determinazione del reddito è sbagliato e fuorviante. Non si tratta, infatti, di un regime contabile alternativo, né di un’agevolazione fiscale. Non è nemmeno un condono, ma l’esatto opposto. Il concordato preventivo biennale è l’ultimo disperato tentativo di ricondurre l’infedeltà fiscale entro limiti accettabili.
Sarà inevitabile che le proposte di adesione siano riviste al rialzo rispetto allo storico dei redditi dichiarati. Che l’obiettivo sia fissato a ISA 8 o ISA 6, con esso si mira ad abituare i contribuenti palesemente infedeli a dichiarare qualcosina in più. Pertanto strepitare non serve a nulla. Non guardiamo il dito, ma la luna. Il concordato preventivo biennale è tutt’altro.
Il regime premiale offerto dall’adesione alla proposta dell’Amministrazione finanziaria è solo un palliativo, un modo credibile per giustificare la sua introduzione. Il concordato preventivo biennale, al contrario, è la rappresentazione tangibile di un nuovo paradigma fiscale dove lo Stato, storicamente perdente nella lotta all’evasione fiscale, propone ai contribuenti un accordo di non belligeranza, con la minaccia di maggiori controlli e facendo leva sugli ampi margini di manovra che la stessa evasione fiscale le consente. Il concordato preventivo biennale è, se vogliamo, il racconto di un fallimento.
Analizzando le statistiche delle dichiarazioni fiscali presentate dai contribuenti italiani nel 2022, relative all’anno di imposta del 2021 (dati del Dipartimento delle Finanze), si evince che il reddito medio degli italiani, di ogni categoria di reddito, è stato di 22.500 euro, mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori titolari di ditte individuali è pari a 24.130 euro (19.480 euro il reddito medio delle partecipazioni in società di persone). Si tratta, in tutti i casi, di redditi lordi, poco più di mille euro netti al mese. Davvero troppo poco per essere credibili.
Tanto dovrebbe essere sufficiente per comprendere che il concordato preventivo biennale andrà ad attaccare il “cuscino" esistente fra redditi effettivi e redditi dichiarati, minacciando controlli puntuali su chi non scenderà a patti e, di conseguenza, facendo leva sulla paura di tutti i contribuenti infedeli. Per questo motivo non saremmo di certo noi professionisti a coglierne e consigliarne la convenienza, ma saranno i contribuenti, guardandosi allo specchio, a decidere del proprio destino.
Per noi, piuttosto, si tratta dell’occasione unica per svestirci dell’ingrato abito che ci è stato attribuito di “facilitatori” dell’evasione fiscale, per decidere, una volta per tutte, da che parte stare.
© FISCAL FOCUS Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata