30 ottobre 2012

FIGLI DI UN DIO MINORE

A cura di Antonio Gigliotti

Cari lettori e colleghi, ci ritroviamo ancora qui a discutere di abbandoni, assenze e inadempienze da parte di chi avrebbe dovuto dimostrare tutto il contrario. Gli interessi della categoria sono stati ignorati, poiché chi di dovere ha avuto a cuore evidentemente altri interessi.

La bistrattata base, di cui tutti vanno riempiendosi la bocca, è stata chiamata in causa solo durante questa vergognosa campagna elettorale fatta di colpi bassi e menzogne sbandierate ai quattro venti. A tal proposito, non posso che ribadire il mio sdegno, certo come sono di non essere l’unico membro di questa categoria a provare un siffatto disgusto per tali comportamenti che non fanno onore a nessun dottore commercialista o esperto contabile.

Cosa abbiamo sul tavolo quest’oggi? Cos’è che, ancora una volta, ci fa uscire dai gangheri, in quanto ci costringe ad ammettere di essere completamente soli? Ebbene, le questioni sono due ed entrambe molto delicate. La prima, inerente le agevolazioni post-sisma emiliano in favore delle imprese, collegata a quanto da me già affrontato nei giorni scorsi su queste pagine. La seconda, non meno importante, riguarda invece l’allarme lanciato dalla consulta dei CAF in merito all’Imu. Ma procediamo con ordine, in modo da poter valutare le diverse situazioni da un’angolazione quanto più chiara possibile.

La nostra governance, troppo impegnata a condurre una guerra intestina alla categoria, si è lasciata sfuggire le due suddette occasioni importanti utili a prendere in mano le redini della situazione e divenire una volta tanto protagonisti. Il fatto è questo: altri (Cdl, Caf, ecc.) si interessano quotidianamente di problematiche che riguardano i loro iscritti o assistiti, mentre chi da noi è delegato a farlo, si lascia distrarre da altre vicende che nulla hanno a che vedere con i nostri effettivi interessi.

Mi riferisco in particolare al recente abbaglio dei nostri solerti governanti di categoria che ha come scenario il capoluogo valdostano, presso la cui Procura della Repubblica sono giunte sette lettere firmate da altrettanti commercialisti. Tali missive hanno rappresentato la motivazione della proposta di ricorso ex art. 37 del D.Lgs. n. 139/05 da parte del Procuratore della Repubblica di Aosta avverso la deliberazione dell’Odcec della città che aveva approvato il trasferimento del collega Giorgio Sganga. In sostanza, il procedimento di sospensione nell’ordine di Aosta, è stato originato non per iniziativa del P.M.,(come qualcuno vorrebbe in mala fede farci credere) bensì da alcuni solerti colleghi che tramite tale espediente hanno inteso deviare l’attenzione degli iscritti, spostandola dai casi di concreto interesse ai cavilli burocratici. I disinformati sedicenti eruditi faranno quindi appello alle disposizioni del Tribunale, ma ad essi bisogna avere il coraggio di rispondere che il ricorso d’ufficio ha inevitabilmente preso le mosse da un’iniziativa personale di sette commercialisti riconducibili alla lista Siciliotti/Marcello evidentemente poco inclini ad accettare il reale risultato elettorale, che ha visto esprimere consensi largamente maggioritari alla lista Longobardi, tant’è che gli esposti sono partiti il giorno successivo alla data delle elezioni.

Siffatta breve premessa, prima di iniziare a discutere delle due problematiche reali, risulta utile per comprendere le occupazioni che impegnano la quotidianità di chi è stato designato alla nostra tutela.

Il mondo nel quale operiamo sta per sgretolarsi, ma loro sono troppo impegnati a scrivere lettere su lettere per potersene accorgere.

Ma torniamo ai casi in esame. In merito alle agevolazioni conseguenti al terremoto, è emerso che i titolari di redditi di impresa sono gli unici soggetti a poter adottare il modello di comunicazione per accedere al finanziamento assistito dalla Garanzia dello Stato indicato nel D.L. n. 174/12. Ora, ai consulenti del lavoro (e, si badi, solo a loro!!!) è stato fin da subito chiaro che si era al cospetto di un’ingiustizia, in quanto dalle norme inerenti a tali agevolazioni si comprendeva che ne erano esclusi i titolari di studi professionali.
A tal punto mi chiedo: ma noi commercialisti che abbiamo dei dipendenti, non paghiamo anche degli stipendi, quindi tributi, contributi previdenziali e assistenziali, nonché premi per l’assicurazione obbligatoria? Cosa ci distingue allora dai titolari di reddito d’impresa?
Non hanno forse subìto le medesime perdite degli imprenditori anche i colleghi operanti presso le aree terremotate? Ecco, questi quesiti se li sono posti i rappresentanti dei consulenti del lavoro, per i loro iscritti e per le altre professioni. E i nostri rappresentanti?

E alla fine arriva l’Imu!! Anche in questo caso, arriva col nostro totale disinteresse. Tant’è che a segnalare le difficoltà sono stati ancora una volta i Caf. Le loro richieste hanno puntato sul ritardo sia della modulistica che delle aliquote definitive sulle quali ricalcolare le imposte da parte dei comuni. Ne consegue che gli operatori si troverebbero a disposizione solo pochi giorni per reperire migliaia di delibere e regolamenti, inserire le aliquote nelle procedure di calcolo e superare le molteplici problematiche interpretative in merito alla loro applicazione. In funzione di ciò la Consulta dei Caf aveva richiesto quindi anche uno slittamento al 31 dicembre 2012 per il versamento del saldo senza applicazione di sanzioni. Purtroppo a tale istanza il ministro Grilli ha già opposto l’impossibilità di “spostare la scadenza, altrimenti si mettono a rischio gli obiettivi di deficit”.

Ma in tutto questo, i nostri rappresentanti dov’erano? Impegnati a contestare il trasferimento ad Aosta? Non c’è altra plausibile spiegazione al fatto che noi, oggi, dobbiamo ancora una volta ringraziare altre categorie e i Centri di assistenza fiscale per averci dato una mano facendo sentire la loro voce.

Non vivo per me, ma per la generazione che verrà”, sosteneva il famoso pittore olandese Vincent Van Gogh… Sarebbe il caso che lo capissero anche i nostri rappresentanti di categoria che noi professionisti d’oggi abbiamo il compito di costruire la professione per le generazioni future. Se rimaniamo inermi davanti ai problemi reali, ma impieghiamo tutte le nostre forze per correre dietro ai cavilli, e fare l’impossibile solo per mantenere la poltrona, quello che lasceremo sarà soltanto un pugno di mosche. E niente più!
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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