Eccoci di nuovo a rincorrere il tempo in vista delle scadenze di questi giorni… anche se, a pensarci bene, in fondo durante tutto l’anno ormai siamo invasi da ultimatum. Non si tratta più di un paio di appuntamenti l’anno. La quotidianità di ogni commercialista è fatta da un susseguirsi di date da rispettare per non incorrere in sanzioni.
Non è questione di organizzazione. Il problema è che viviamo in un sistema ingolfato, poco snello, che penalizza ormai da molto tempo professionisti come noi. Professionisti schiacciati dalle scadenze e dagli oneri imposti dall’Agenzia delle Entrate che ci ha ridotto a suoi segretari.
Ancora una volta, abbiamo, nostro malgrado, dovuto assistere a un comportamentoscorretto da parte del Fisco: a meno di una settimana dalla scadenza degli acconti ha cambiato le carte in tavola riducendo la misura dell'acconto IRPEF dal 99 all’82%. Chiaramente questo determina effetti negativi sul nostro lavoro. Soprattutto sui piccoli e medi studi che quotidianamente affrontano anche questi adempimenti.
Insomma, tutto da rifare per chi non ha ancora versato. E quindi, maggior lavoro, complicazioni e malintesi dei quali sinceramente non si sentiva la necessità... I grandi studi magari non se ne sono neanche accorti, ma, ricordiamolo, loro rappresentano la minoranza.
La riduzione in dirittura d’arrivo dell’importo dei versamenti dovuti in acconto non è una novità assoluta nel nostro panorama tributario. Ricordo a tal proposito la riduzione di venti punti percentuali dell’acconto Irpef dovuto dalle persone fisiche per l’annualità 2009 per effetto del DL 168/2009 e la riduzione di tre punti percentuali degli acconti Ires e Irap dovuti dalle società di capitali per l’annualità 2008 ad opera del DL 185/2008.
Il Fisco in questo Paese opera a dispetto del sistema. Modificare gli adempimenti in scadenza ad una settimana dalla conclusione del lavoro non concede neanche i tempi tecnici alle varie case di software per correre ai ripari e quindi impone di intervenire manualmente per il ricalcolo.
Ma soprattutto, fa disperdere energie, risorse che con questa crisi che ha colpito tutti, costano care. I professionisti hanno già scontato le difficoltà di questo periodo. Cercano di rimboccarsi le maniche e andare avanti, ma poi arriva il Fisco e, di nuovo, stravolge la situazione.
Possiamo continuare ad assistere a tali situazioni assurde nella più completa indifferenza?
E' ciò che ci meritiamo? Io ritengo proprio di no.
Penso che oramai abbiamo raggiunto ogni limite di sopportazione, e che non serve più indignarsi, ma occorre un seguito e cioè LA RIBELLIONE, e forse, lassù, qualcuno ne deve prendere atto. Per volare alto si è persa cognizione di ciò che sta accadendo giù… forse è il caso di ritornare sulla terra o migrare verso altri lidi.
© Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata