17 novembre 2014

ISEE: i paradossi del nuovo modello

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,
il mio impegno quotidiano nel campo fiscale ed economico mi porta spesso a prender parte a trasmissioni televisive il cui tema non riguarda la mera materia prima del nostro lavoro di commercialisti, bensì argomenti di più ampia natura nei quali l’economia si incontra con l’attualità. Proprio ieri, ad esempio, mi sono ritrovato a dover discutere della grande riforma che sta coinvolgendo il settore del catasto.

La riforma risulta certamente necessaria per mettere ordine nel settore eliminando le notevoli incongruenze esistenti in tema di patrimonio immobiliare e per scovare anche i numerosi immobili sconosciuti sia al catasto che al fisco. Sebbene la riforma sia mossa da motivazioni valide, nutro non pochi dubbi sugli eventuali effetti e li ho espressi in maniera chiara e palese.

Ora, so già che contestare o mettere in dubbio qualche provvedimento dell’esecutivo in carica significa o esser tacciati per populisti o addirittura se si contesta il premier, che io personalmente rispetto e ammiro, beccarsi del gufo.

Il punto è che la riforma in questione è quanto mai necessaria, purtroppo però come capita ormai spesso nel nostro Paese, si inizia bene e si finisce male. E vi spiego anche perché sono di questo parere.

La mia opinione si basa sull’esperienza, ad esempio, del nuovo modello ISEE (indicatore della situazione economica equivalente) che entrerà in vigore dal prossimo anno.

Questo modello consente ai contribuenti che si trovano in una determinata situazione reddituale e patrimoniale di godere di alcuni benefici, tra i quali sconti per le mense scolastiche, tasse universitarie o prestazioni socio-sanitarie. La riforma era necessaria, soprattutto per evitare che possano accedere agli sconti persone che non ne hanno diritto: soggetti esonerati da tasse universitarie, ad esempio, che invece, dietro la scuola hanno parcheggiato il Ferrari.

Quindi modifiche urgenti e necessarie, tuttavia ci sta un ‘ma’. Nel nuovo modello ISEE è ancora conteggiata la casa! Mentre prima i valori erano quelli dell’ICI, ora ovviamente saranno quelli dell'Imu, che come ben sappiamo comportano un aumento del valore della casa del 60%. Ecco, la mia perplessità nasce da un lecito quesito. E’ giusto, che per il calcolo si faccia riferimento all'Imu e non più all'ici (dal momento che non ci sta più), ma qualcuno si è preoccupato di rilevare che questo semplice e innocuo passaggio all'apparenza determina conseguenze devastanti?

In effetti passare dall'ici all'IMU comporta un aggravio del valore della stessa casa del 60%. E ciò non perché è aumentato il valore della stessa, ma perché il meccanismo dell'Imu comporta un aumento del 60% del valore.
Il tutto con una ricaduta peggiorativa sul conteggio finale, facendo quindi fuoriuscire dai parametri tanti contribuenti che vi rientravano sino all'anno presente.

Per essere ancora più chiari, numerosi proprietari di case, pur non avendo goduto di alcun aumento della propria posizione reddituale né patrimoniale (dunque, stesso stipendio e stessa casa di prima), perderanno automaticamente il diritto a usufruire di prestazioni di natura sociale o assistenziale, come ribadito da Confedilizia, quali, ad esempio, assegni familiari, assegni di maternità, riduzione delle rette degli asilo nido e tanto altro!

Allora, ben vengano le tanto necessarie riforme, ma attenzione a che questa smania di riformare non crei situazioni paradossali come quella sopra illustrata.

Chi risulta in condizioni disagiate fino al 31 dicembre 2014, non diventa benestante dal primo gennaio 2015 solo perché, cambiando il metodo di compilazione del modello, la casa verrà rilevata con peso diverso.

Chi lo spiegherà ai contribuenti? Solo una persona potrebbe farlo convincendomi e convincendoli che effettivamente son diventati più ricchi: l'onorevole Picierno...
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