8 gennaio 2013

NUOVO REDDITOMETRO: CHE GENIALITÀ!

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,
cosa bolle in pentola nelle prime settimane del nuovo anno? Ebbene, le notizie sono essenzialmente due: da un lato, vi sono le elezioni politiche fra poco più di un mese con tutto il carico di promesse elettorali elargite in maniera uniforme e trasversale; dall’altro, è “finalmente” arrivato il nuovo Redditometro, per il quale eravamo in attesa da qualche anno.

Proprio sul Redditometro, ultima genialità partorita dai tecnici dell’Amministrazione Finanziaria, vorrei sottolineare come per l’ennesima volta siamo al cospetto di uno strumento aberrante che sconvolge i primari principi della nostra Carta costituzionale.

Credo che lo strumento, rappresentato da oltre 100 voci di spesa, con variazioni a seconda delle Regioni e delle dimensioni della famiglia, presenti almeno due grandissimi difetti: il primo riguarda le modalità applicative, vale a dire la sistematicità e l’onere della prova a carico del contribuente, in quanto si tratta di prassi assolutamente incostituzionale, come se per il Fisco, alla luce dei risultato del nuovo redditometro, il contribuente sia comunque un evasore e stia ad esso l’obbligo di dimostrare il contrario; il secondo difetto sarebbe dato dal fatto che, secondo me, determinerà degli effetti contrari a quelli sperati, poiché la struttura potrebbe presentarsi quale causa potenziale per l’evasione stimolando i contribuenti a nascondere i dati richiesti dalle voci.

Per quanto concerne il primo punto, il riferimento è ovviamente la Costituzione italiana. L’art.53 della nostra Carta costituzionale stabilisce che ognuno deve essere tassato secondo la sua capacità contributiva e non, come stanno per fare con il nuovo Redditometro (così come è avvenuto negli anni precedenti con gli studi di settore), in base agli elementi demografici e di appartenenza territoriale. Ora, ponendo che un contribuente della Lombardia o del Lazio abbia dichiarato redditi inferiori a quelli elaborati dal Fisco con il nuovo Redditometro, possiamo star certi che l’Amministrazione Finanziaria avanzerà una procedura di accertamento nei suoi confronti per scoprire le ragioni di una dichiarazione reddituale inferiore alla media. Insomma, per il Fisco siamo tutti evasori fino a prova contraria. Ben venga la lotta all’evasione e all’elusione tributaria, ma questa dovrebbe prender le mosse da fatti concreti quali, ad esempio, la scoperta di redditi non dichiarati o di magazzini difformi al volume delle vendite. In simili casi l’accertamento sarebbe senza dubbio legittimo, poiché il Fisco si troverebbe innanzi a elementi specifici, non generalizzati, ma fondati su dati oggettivi e poco soggetti ad arbitri da parte dei vari uffici. Col Redditometro, invece, tutto il carico delle prove è posto sulle spalle dei contribuenti che per dimostrare di avere un tenore di vita inferiore a quello delle medie attribuite loro, dovranno conservare ricevute e scontrini relativi alle spese sostenute e facenti parte delle 100 voci.

E qui scatta il secondo punto debole, ossia la possibilità che il Redditometro funga da stimolo all’evasione. Se il contribuente, infatti, dovrà stare attento a rientrare nella fascia di reddito assegnatagli, allora sarà probabile che nel chiedere scontrini o fatture potrà far indicare dal fornitore di beni o servizi un importo inferiore a quello reale. Con buona pace della lotta all’evasione tributaria! Anche perché gli interessi dei contribuenti/acquirenti andranno poi a coincidere con quelli dei contribuenti/venditori, infatti se i primi dovranno dimostrare una spesa inferiore a quella effettiva, i secondi potranno certificare un minor guadagno. Risultato? Ebbene, da un lato una forte spinta all’economia sommersa, dall’altro un incremento degli scambi in nero.

Si tratta quindi dell’ennesimo BLUFF di un Fisco arrogante e desideroso di far cassa pur sconvolgendo gli elementi essenziali di una sana democrazia. “Principio fondamentale in un sistema tributario giusto ed equo è che gli oneri siano proporzionali alla capacità contributiva dei cittadini” e non lo diceva un rivoluzionario d’altri tempi, bensì il papa Giovanni XXIII nell’enciclica Mater et magistra (1961, n. 37). Da queste parole, più che da altre chiacchiere, i nostri statisti dovrebbero prender le mosse!
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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