25 settembre 2014

Palla al centro: Tasi 1 – Commercialisti 0

A cura di Antonio Gigliotti

Questa Tasi ci sta logorando. E non lo dico solo dal punto di vista meramente fiscale, quanto anche per quel che concerne la quotidiana vita lavorativa di noi commercialisti. Nei giorni scorsi mi sono soffermato sui numeri della Tasi, connessi a quelli dell’Imu. Cifre esorbitanti, cifre ridicole, cifre che ancora non conosciamo o che non riusciamo a identificare a causa di pagine e pagine di delibere incomprensibili.

Oggi, siamo qui ancora una volta a tirare le somme di una partita che, con tutta franchezza, avrei preferito non giocare, o comunque esservi quantomeno preparato.

Il match è finito uno a zero, a tutto svantaggio della nostra categoria e dei contribuenti che abbiamo avuto l’onere e l’onore di assistere. Perché questa sconfitta? Ebbene, un tale risultato non è certamente dovuto a colpe che possano essere caricate sulle nostre spalle, anzi se abbiamo sbagliato è accaduto a causa di un sistema che non ci ha dato né la possibilità né il tempo di agire secondo regole chiare e definite.

Innanzitutto parliamo di compensi. Il lavoro che abbiamo dovuto affrontare e stiamo ancora affrontando, nel caso TASI/IMU è immane, in quanto prevede la lettura, lo studio e l’interpretazione di delibere lunghissime e intricatissime, a ciò poi si aggiunge la conseguente procedura del calcolo. Il commercialista dispiega le proprie forze, mette a lavoro il proprio studio, per cosa? ancora una volta per la gloria ? Il gioco non vale la candela, perché i compensi sono davvero molto bassi, anche in questa circostanza, quando ci sono. Tuttavia la Tasi implica degli adempimenti che non possono essere rigettati all’utente finale, vale a dire al contribuente. È un circolo vizioso dal quale noi professionisti ricaviamo solo grattacapi. E infatti non mi stupisce leggere che molti colleghi stiano consigliando ai propri clienti di rivolgersi ai Caf per la questione Tasi. Il punto è che siamo al cospetto dell’ennesimo rebus dalla difficile soluzione: da un lato ci sono i Comuni che hanno pubblicato in estremo ritardo le delibere (formate da decine e decine di pagine) con aliquote, detrazioni, agevolazioni ed esenzioni diverse da comune a comune), dall’altra troviamo le difficoltà circa l’interpretazione delle stesse.
Davanti a questo marasma di complicazioni mi sembra abbastanza legittimo che tanti studi tributari gettino la spugna e indirizzino i clienti verso soluzioni alternative anche perché i professionisti (e sono la maggioranza) che invece i calcoli sono costretti a farli, portano a termine l’adempimento sostenendo comunque i costi necessari senza, ahimè, nessun riscontro in termini di ricavi.

Ed allora diciamolo chiaramente, non è solo il professionista a perdere in questa partita (come ormai accade da diversi anni). Noi perdiamo in termini di tempo e costi, ma, cosa ben più grave, c’è chi perde in credibilità. Sia l’Amministrazione centrale che quelle locali hanno infatti dimostrato di non saper gestire ancora una volta l’adempimento: le costanti insicurezze e la continua scarsa chiarezza della prima, congiuntamente alla prolissità delle delibere delle seconde hanno appesantito l’intero circuito Tasi, mostrando un apparato fiscale scarsamente oleato e incapace di coordinare la situazione. Sul punto, si pensi soltanto al bollettino precompilato che avrebbe dovuto raggiungere a domicilio ciascun contribuente!! Nella maggior parte dei casi il bollettino non è mai arrivato o è stato consegnato pieno di errori. Questo è l’ennesimo esempio di un’incapacità gestionale cronica, della quale purtroppo temo che il Paese non si libererà facilmente.

In conclusione, la morale di tutto ciò è che ne usciamo sconfitti. Il Paese ne esce sconfitto. E non possiamo accettarlo. Bisogna muoversi onde evitare che si ripeta lo sfacelo o addirittura che peggiori. Come affermò l’intellettuale George Edward Woodberry, “la sconfitta non è il peggior fallimento. Non aver tentato è il peggior fallimento”.
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