21 gennaio 2013

REDDITOMETRO: CERCASI GENITORI

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,
non trovate anche voi che sia davvero strana la storia del redditometro? Un figlio senza padremadre, che tutti rigettano e disconoscono, scaricando gli uni sugli altri la responsabilità d’averlo messo al mondo. Si potrebbe contattare la trasmissione ‘Chi la visto?’ per cercare qualcuno che ne possa rivendicare la genitura. Del resto, si sa, nel Belpaese le tasse hanno sempre un esattore, mentre è difficile trovarne il genitore!

Una simile situazione l’abbiamo vissuta con l’Imu e ora si è ripresentata con il nuovo redditometro, lo strumento che dovrebbe servire per combattere la dilagante evasione fiscale del nostro Paese.

In realtà, l’accertamento sintetico è nato nel 1932, quando il 17 settembre venne varato il regio decreto n. 1261 che prevedeva l’imposta complementare, in base alla quale per la determinazione dell’imponibile si poteva tener conto di “circostanze ed elementi di fatto, con speciale riguardo al tenore di vita dei contribuenti”.

Tale disciplina venne confermata nel 1958, fino ad arrivare poi alla riforma fiscale degli anni settanta, che con l’ancora attuale articolo 38 del D.P.R. n.600/1973 disciplinava il cosiddetto accertamento sintetico.

Ma per giungere al vero e proprio redditometro (ricostruzione del reddito attraverso alcuni indicatori di capacità presuntiva) occorre arrivare al 1992, con il decreto del 10 settembre. Sono questi gli anni in cui il Fisco inizia a concentrare la sua attenzione sull’acquisto/possesso di alcuni beni considerati di lusso (aerei, colf, cavalli, ecc.), attribuendo a ciascuno di essi dei coefficienti capaci di ricostruire il reddito presunto del contribuente.

Per i redditi maturati invece dal 2009 in avanti, a seguito dell’entrata in vigore dell’articolo 22 del D.L. 78/2010 e del decreto attuativo del 24 dicembre 2012, si punta invece su un ventaglio di beni e servizi acquisiti, quali sono per l’appunto le 100 voci di spesa.

Dopo la storia, torniamo all’attualità! In questi giorni di calda e furente campagna elettorale, tutti si affannano a disconoscere lo strumento accertativo. Da un lato, infatti, troviamo Monti, secondo il quale, il redditometro non si sarebbe neanche dovuto generare (considerato che è stato introdotto da chi lo ha preceduto); dall’altro lato, troviamo Berlusconi, che non riconosce in quello varato nel dicembre del 2012 da Monti il medesimo strumento introdotto dal proprio governo. Dello stesso parere del Cavaliere è Tremonti, il quale sostiene che l’originario provvedimento era diverso e fra l’altro in esso non c’erano le “cento voci” di spesa.

A questo punto, proviamo a credere che davvero lo strumento oggi rinnegato non sia lo stesso del D.L. 78/2010, ma che sia invece peggiorato. Se così fosse, Monti e i suoi in questi giorni ci starebbero deliberatamente prendendo in giro, poiché lo scempio compiuto sarebbe da attribuire a lui ed alla sua squadra di tecnici. Non diverso sarebbe il risultato se accettassimo la tesi del professore, e cioè che il provvedimento era già così sin dall’inizio. Bene, in tal caso, allora mi chiedo, trattandosi di una squadra di tecnici, come è possibile che non siano stati in grado di rilevare l’assurdità di un tale decreto (a suo dire preesistente) e poi addirittura vararne uno attuativo che nulla vi aggiungeva? Vediamo quindi, che da qualsiasi lato si voglia vedere la situazione, il cerchio si chiude sempre intorno a una sola persona, responsabile: Monti!!!
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