23 luglio 2013

TAGLIA QUI..TAGLIA LA'..

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,
l’Italia è piena di risorse e potenzialmente potrebbe uscire dalla recessione in tempi brevi e con pochi sacrifici, ma è la volontà di fare serie riforme strutturali che blocca il Paese. Questo, oltre ad essere il sunto di quanto è stato più volte sottolineato dalle presenti pagine, è anche il fulcro di un recente intervento del capoeconomista della Banca centrale europea, il belga Peter Praet.

La sua ricetta, che è stata e continua ad essere anche la nostra nonostante nulla ci leghi ai vertici dell’istituto di Francoforte, è quella di ridurre le tasse e tagliare la spesa pubblica. Si consideri che la situazione nella quale si trova la Penisola non è tra le più semplici. In quanto a competitività per sistema-Paese ci troviamo al settantatreesimo posto, lontani anni luce dai nostri maggiori partners europei quali Gran Bretagna (al settimo), Germania (al ventesimo), Francia (al trentaquattresimo) e Spagna (al quarantaquattresimo). I nostri conti pubblici sono in una fase di pericolo, hanno bisogno di essere risanati tramite delle strategie di crescita a lungo termine, non invece quelle dettate dall’emergenza alle quali i nostri recenti governi ci hanno tristemente abituati. Non giunge come novità, quindi, l’allarme di Praet, o almeno non è nuovo per chi tutti i giorni fa i conti con una ripresa che stenta a ingranare.

Il capoeconomista della Banca centrale europea sottolinea come, per sopperire alla crisi economica, le diverse squadre esecutive che si sono succedute hanno imposto tasse che sono gravate in maniera negativa sul settore produttivo, senza però far cadere le cesoie sulle spese superflue. In sostanza, si è parlato di semplificazione burocratica e fiscale, di spending review e di rilancio economico, tuttavia non si è presa in considerazione l’eventualità di alleggerire una pressione fiscale che ha raggiunto livelli record.

Il suggerimento di Praet è quello di attuare delle riforme efficaci, in grado di rivalutare le risorse competitive delle quali l’Italia è piena, sollevando le imprese e i consumatori da oneri che altrimenti diventeranno via via insopportabili. Già le condizioni delle aziende e delle famiglie italiane non sono delle migliori! Il 2012 e i primi mesi del 2013 hanno visto la chiusura di diverse attività, nonché il calo dei consumi dovuto a un diminuito potere d’acquisto. I contribuenti italiani, non essendo stati alleggeriti dal versante fiscale, hanno pensato di alleggerire i carrelli della spesa, riducendo quantità e qualità degli acquisti.

Tutto ciò mentre dalle alte sfere si fa di tutto per evitare di tagliare i veri sprechi! Assistiamo in questi giorni alle polemiche sul finanziamento ai partiti o a quelle sulla nomina di un nuovo supercommissario spending review con stipendio, anch’esso super, che in quattro anni (dal 2013 al 2016), incasserà quasi un milione di euro, somma sulla quale non applicherà alcun taglio! Assistiamo inermi, mentre nella società già inizia a fermentare il sentore di un malcontento diffuso. Gianroberto Casaleggio, prima, e il ministro Graziano Delrio, dopo, hanno segnalato come la disperazione stia iniziando a farsi sentire nella società italiana. “Abbiamo una situazione che è al limite della rabbia”, ha dichiarato il capo del dicastero degli Affari regionali, sottolineando come fosse a sua volta esatta l’osservazione del leader stellato, secondo il quale senza una svolta economica potrebbe verificarsi una rivolta popolare. Vogliamo arrivare a questi risultati?

Non so se l’analisi dei due politici sia oggettiva, il mio parere però si basa su quanto mi circonda. Ciò che vedo non mi piace. Non mi piace assistere a fallimenti aziendali spesso imputabili ai mancati pagamenti da parte della Pubblica amministrazione! Non mi piace dover pagare tasse tra le più alte d’Europa senza poter godere dei servizi sperati! Non mi piace avere dei governi che agiscono solo in clima d’emergenza! Non mi piace vivere in un Paese la cui classe dirigente non è in grado di progettare a lungo termine!

Il politico statunitense Everett McKinley Dirksen, con cinico umorismo, esclamava “un miliardo qui, un miliardo là, e molto presto stai parlando di soldi veri”. È proprio quello che sta accadendo al nostro Paese. Riempiono leggi e proclami di miliardi e miliardi, senza pensare che quelli che loro scrivono sono gli stessi soldi che noi sudiamo quotidianamente. Sono soldi veri, insomma! I nostri!
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